RADICALI ROMA

«I Ds sono ancora una chiesa»

  E’ ‘il caso’ di questa campagna elettorale Lanfranco Turci, 66 anni di cui 50 trascorsi mica da semplice militante sotto le bandiere Pci-Pds-Ds. Un caso scoppiato con la lettera di addio a Piero Fassino: ‘Caro Piero…’ ed ecco che l’ormai ex senatore ds di tradizione migliorista e liberal passa alla Rosa nel pugno assieme a radicali e socialisti. Che ieri l’hanno invitato a Imola per lanciare nella terra di Andrea Costa e delle coop quel ‘partito del socialismo liberale’ di cui le politiche del 9 aprile sono viste come un trampolino.

 

 

 

 Già, le coop: come si è sentito Lanfranco Turci, ex presidente nazionale di Legacoop, nella bufera Unipol?

 

 «Sulla vicenda Unipol sono critico, e non solo da quando sono nella Rosa nel pugno. A parte i risvolti giudiziari, questa vicenda ha messo in evidenza la necessità di forme di governance che garantiscano ruoli e trasparenza. Una vicenda che ha dimostrato come non tutti gli alleati siano giusti per le coop: legittimo comprare una banca, discutibile invece il parallelo con altre operazioni. Detto questo, il mondo cooperativo è una delle leve importanti che ci interessa salvaguardare».

 

 

 

 Una nota ‘socialista’ sotto la nuova bandiera della ‘laicità’. «Nella mia scelta i temi della laicità hanno un peso enorme. Ho lasciato i Ds, dove il culto è ancora come in una chiesa, con una critica: dopo i referendum sulla procreazione assistita è stata messa la sordina su questi temi lasciando briglia sciolta sul collo di Rutelli. Serve una battaglia alla grande sui temi della cultura liberale e laica».

 

  Tempi duri per la nascita del partito Democratico?

 

 «Non siamo certo contrari alla costituzione di un’aggregazione più vasta, ma non può nascere nessun partito se non è chiara l’idea di laicità».

 

 

 

 Lei, comunista a 16 anni e diessino fino all’altro ieri, sembra davvero più radicale che socialista: a quale dei suoi due compagni di viaggio si sente più vicino?

 

 «Sono in quota ai radicali e con loro ho lavorato per due anni per la battaglia referendaria. Ma con i socialisti siamo dello stesso ceppo».

 

 

 

 E non trova che la base socialista sia più sensibile a proposte su lavoro e solidarietà e meno a Pacs e coppie omosessuali?

 

 «Quelli che chiamiamo problemi ‘post-materiali’ hanno una forte presa in questa campagna elettorale, ma non ci sono solo questi e il nostro messaggio è a 360 gradi. Raggiunge anche le persone costrette a fare i conti per arrivare a fine mese».