da Cronache de L’Indipendente del 21 dicembre 2007, pag. 1. di Susanna Turco.
Sinistra massimalista e radicali l’hanno sommerso di critiche: «Dal Pd uno spettacolo patetico, non certo all’insegna della laicità», ha commentato Emma Bonino, Eppure, nonostante il no del Campidoglio l’istituzione del Registro delle unioni civili, non può dirsi che Walter Veitroni si sia guadagnato una volta per tutte il gradimento dei cattolici, fuori e dentro il Pd. Perché certo, stavolta il sindaco ha saputo rispondere pienamente alle aspettative dell’area cattolica del partito, ma è lontano anni luce dal trovare un punto di equilibrio politico e tanto più conquistare ulteriori consensi al Pd dai moderati di centro. Spiega soave Paola Binetti: «Veltroni si è comportato con l’equilibrio che la situazione richiedeva. Ha lasciato che il consiglio comunale si barcamenasse tra le varie posizioni, ben sapendo che il Registro delle unioni civili non avrebbe aggiunto nessun vantaggio e che, in caso contrario, ci sarebbe stata una forte spaccatura in un momento nel quale nel Partito democratico non c’è convergenza sui temi etici». Già perché, la soluzione che ha tanto soddisfatto la Chiesa, è ben lungi dall’aver sciolto il nodo che, proprio sulle unioni civili per esempio, oppone laici e credenti. La prova indiretta è proprio l’orgogliosa rivendicazione fatta da Veltroni sulla posizione assunta dal Pd: «Sconfitto non è stato il Partito democratico», ha scritto su Repubblica, «ma la possibilità di far sì che la città di Roma chiedesse a voce alta al Parlamento di dare una risposta adeguata e moderna alle aspettative di tanta parte della società», Ma, appunto, la risposta che il Parlamento sta approntando, ossia i Cus, non piace affatto ai cattolici di ogni dove: «La discussione non può essere sui Contratti di unione solidale, ma sui diritti individuali: invece loro vogliono una figura giuridica para-matrimoniale, che per noi è impensabile», spiega Mimmo Delle Foglie, portavoce di “Scienza e Vita”. Non per caso, su questo punto la Binetti divarica da Veltroni e invita alla calma: «Lei pensa che in questo momento ci sia bisogno che qualcuno inviti il Senato a prendere in considerazione questo discorso? Ne parliamo da un anno! Non si deve dare la sensazione dì urgenza, le cose fatte male sono figlie della fretta!», dice. Fatto tutto il giro, si capisce cosi l’appello rivolto ieri dal diessino Gianni Cuperlo: «È essenziale che il Pd chiarisca il suo profilo e la sua cultura politica nella sfera dei diritti civili». Su questo punto il Pd ha avviato un dialogo «vero», sottolinea Delle Foglie. Eppure proprio il veltronismo, sublime forma a di mediazione, appare come il primo ostacolo a una «vera sintesi». Dice Eugenia Roccella, ex portavoce del Family Day: «La vicenda del Campidoglio è un test per fare uscire il Pd dalla tesi crozzian-veltroniana del “ma-anche”, che finisce per riproporre nel Pd le stesse contraddizioni del governo Prodi. Veltroni deve fare una sintesi alla e non una mediazione: deve dire chiaramente quale tipo di partito il Pd può essere sui temi etici. Se uno dei due non ci sta, mi dispiace ma deve scegliere».