RADICALI ROMA

I «volenterosi» tornano con un manifesto Insieme ai politici economisti e giuristi

Il tavolo dei volontero­si non si arrende, anzi rilancia. Si prepara alla Fase 2 e apre agli «esperti». Con un manifesto che ha fatto suo il motto latino «Nihil difficile volenti» (nulla è difficile, basta volerlo), il gruppo bipartisan nato tra mille pole­miche all’ini­zio di ottobre, raccoglie altre dodici firme e annuncia che i «nuovi volon­terosi» si dan­no appunta­mento a Milano per lunedì 29 gennaio.

 

 

 

Alla task-force riformista, oltre ai quat­tro fondatori Nicola Rossi (economista, deputato del­l’Ulivo), Bru­no Tabacci (Udc), Daniele Capezzone (Rosa nel Pugno, presidente com­missione Attività produttive della Camera) e Paolo Messa (folliniano, coordinatore di “Formiche”) si aggiungono economisti come Alberto Alesina e Francesco Giavazzi,il giuslavorista Pietro Ichino e l’ex leader della Cisl Savino Pezzotta. L’unico politico è il senatore della Margherita Antonio Polito nonché  ex direttore e ideatore del quotidiano Il Riformista. «Il nostro obiettivo e di fissare paletti comuni  — spiegano Rossi e Capezzone — per fornire contributi utili e con­creti a temi importanti come la ri­forma della previdenza e l’avvio delle liberalizzazione dei servizi lo­cali». Poi la politica farà il resto. Così come, in una fase successiva al meeting milanese, non sono escluse adesioni al manifesto dei nuovi volonterosi da parte di per­sonaggi politici «purché — precisa Rossi — non siano strumentali».

 

 

 

Nato nella prima settimana di ottobre per cercare di modificare la Finanziaria, il tavolo dei volonte­rosi nella sua forma originaria du­rò meno di una settimana. Fonda­tori a parte, aderirono tra gli altri anche personaggi come Sandro Bondi (coordinatore nazionale di Forza Italia), Gianni Alemanno e Adolfo Urso di An, Marco Follini (ex segretario Udc), Pino Pisicchio (Italia dei Lavori), il leader del Pri Francesco Nucara e Renzo Lusetti (Margherita). Dentro l’Unione fu subito polemica e l’iniziativa venne bocciata dallo stes­so premier Romano Prodi che, di fronte all’ultimatum di Rifondazio­ne se scegliere la maggioranza o «quel» tavolo, non ebbe dubbi.

 

 

 

Ma i quattro «volonterosi» non mollano. «Saremo la spina nel fian­co del governo», promette Messa. E all’inizio del loro manifesto ricor­dano proprio la forte anima rifor­mista di Prodi che nel 1994 firmò un appello (insieme a Debenedet­ti, il premio Nobel Franco Modigliani e l’economista Mario Baldassarri) per chiedere a Berlusconi una riforma della previdenza più incisiva. Per non parlare della commissione Onofri — insediata proprio dal Professore appena arri­vato per la prima volta a Palazzo Chigi — che fece innovative propo­ste sullo Stato sociale poi rimaste lettera morta. «Governare è diffici­le — riconoscono i volonterosi — ma si può frenare il futuro del no­stro Paese?».