RADICALI ROMA

ICI: IL PARTITO C.E.I. RACCONTA…FAVOLE

Destano sconcerto le affermazioni di ieri della CEI, che hanno fatto seguito alla decisione della commissione Bilancio del Senato di esprimere parere contrario, per mancanza di copertura finanziaria, all’articolo 6 del decreto-legge 17 agosto 2005, n. 163, che esenta dal pagamento dell’ICI anche gli immobili religiosi di natura commerciale.

La Conferenza dei vescovi italiani ha infatti affermato che la norma in questione non fa che confermare un’esenzione già esistente fin dal 1992.

Oltre ad affermare che non avrebbe senso che il Governo decida di varare una norma già esistente, l’Associazione Radicali Roma afferma che la legge del 92’, istitutiva dell’ICI, stabilisce, in realtà, tutto il contrario di quanto detto dalla CEI, infatti la legge del 92’ esenta dal pagamento dell’imposta comunale sugli immobili i soli immobili religiosi indicati all’articolo 16 lettera a) della legge 222/85 sugli enti e beni ecclesiastici e sul sostentamento del clero cattolico, e cioè quelli ove si svolgono attività di culto, formazione del clero, catechesi e quelli per scopi attinenti alle missioni.

E’ evidente – continuano i Radicali Roma – che restano perciò esclusi dall’esenzione gli immobili ove si svolgono le attività indicate alla lettera b) del medesimo articolo, che sono quelle attività espressamente definite dalla legge come “diverse da quelle di religione o di culto, quelle di assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura e, in ogni caso, le attività commerciali o a scopo di lucro”.

A sostegno di ciò, esiste una sentenza della Cassazione, la n. 4645 dell’8 marzo 2004, che sancisce che “per gli immobili destinati allo svolgimento di attività commerciali, non spetta l’esenzione ICI, anche se appartenenti ad un ente ecclesiastico”.

La CEI, negli ultimi tempi, non solo vuole orientare la legislazione di uno Stato, fino a prova contraria laico, come l’Italia, dove esistono e dovrebbero avere diritti anche persone che non la pensano affatto come il cardinale Ruini, ma si erge a interprete del diritto e della nostra Costituzione. Come si vede però, in questo caso, non compie un’operazione di chiarimento per i cittadini, o meglio per i  “fedeli”, ma tutt’altro, vistasi scoperta con le “mani nella marmellata”, si arrampica sugli specchi con affermazioni false come quelle suddette, arrivando a dire che anche prima i Comuni non hanno mai percepito l’ICI dagli immobili commerciali della Chiesa,  peccato che proprio il Sindaco di Assisi, ironia della sorte, abbia messo in guardia il parlamento dall’approvare una norma del genere che avrebbe messo il suo comune davvero “in ginocchio”.