RADICALI ROMA

Il «buco nero» delle coscienze

L’ultima crociata di Pannella s’intitola «Amnistia a Natale». Scommettiamo? Non caverà un ragno dal buco. D’altronde non ci è riuscito Sofri, nonostante i suoi molti appelli. Non ci riuscì neanche papa Wojtyla, quando reclamò invano un provvedimento di clemenza davanti alle Camere riunite, nel novembre 2002. Ma sta di fatto che in questi tre anni la situazione delle carceri si è ulteriormente incarognita. Di più: è ormai uno scandalo, una vergogna nazionale. È il buco nero delle nostre coscienze. Nonché una bomba pronta a esplodere, come hanno appena segnalato i direttori delle strutture di pena.

Colpa del sovraffollamento, certo, ma non solo. Intanto abbiamo toccato un picco di detenuti mai raggiunto nella storia della Repubblica: 60 mila. Un terzo in più di quanti potrebbero ospitarne i nostri 207 penitenziari. Significa 6 o 7 persone in cella, con letti a castello che radono il soffitto. Significa malattie da terzo mondo, come la tbc o la scabbia (rispettivamente nel 57,5% e nel 66% delle carceri). Significa la crescita esponenziale dei suicidi (in galera ci s’ammazza 19 volte più che fuori), non solo fra i reclusi bensì fra gli stessi agenti di custodia (2 soli casi nel 2000, 8 nel 2004). In breve, significa la patente violazione dei principi costituzionali sulla natura della pena. Ma del resto un decreto del 2000 prometteva l’adeguamento delle carceri entro il 20 settembre 2005; non se n’è fatto nulla, sicché il sistema penitenziario è ormai ufficialmente fuorilegge. Con il 18,8% delle celle senza bagno separato, e il 18,4% dove c’è luce anche di notte. Con un educatore ogni 107 detenuti, un assistente sociale ogni 48, uno psicologo ogni 148. Infine con la promessa alquanto ipocrita del ministro di costruire nuove carceri, quando da noi servono 14 anni per ogni edificio, contro i 9 mesi degli Usa.

Intendiamoci: l’amnistia non è la panacea di tutti i mali. E anzi rischia d’aggravarli, dato che demolisce la certezza della pena. Come diceva Bentham, meglio fare buone leggi anziché creare «una verga magica che abbia il potere di annientarle». Già, le nostre buone leggi. Quelle processuali recano in dote un arretrato di 5.580.000 giudizi penali. Quest’ultimo a sua volta ha generato oltre un milione di prescrizioni negli ultimi 4 anni: un’amnistia di fatto, ma solo per chi ha soldi da dare agli avvocati. Mentre la ex Cirielli aggiunge altri 20 mila detenuti che troveranno forse posto in corridoio. E mentre sono più di 70 mila i condannati che sperano in una misura alternativa al carcere. Insomma, un’emergenza. E allora servono risposte eccezionali.