RADICALI ROMA

Il caso D’Elia si sgonfia. La CdL ritira la mozione

Forza Italia e Udc ritirano la mozione da cui avevano preso le distanze la Lega e An, e il caso D’Elia si sgonfia in Parlamento. Forzisti e Udc avevano infatti presentato un documento che impegnava il governo ad impedire che condannati per reati gravi contro la persona e le istituzioni democratiche potessero accedere a cariche istituzionali di rilievo. Pietra dello scandalo il radicale Sergio D’Elia (ex terrorista di “Prima linea” condannato per concorso in omicidio) nominato segretario d’aula alla Camera, e Daniele Farina (Prc) ex leader del Leoncavallo di Milano, diventato vicepresidente della commissione Giustizia di Montecitorio. La mozione che, a detta della maggioranza, presentava aspetti di incostituzionalità per la pretesa di limitare, attraverso il governo, le prerogative di un organo sovrano come il Parlamento, era stata bocciata dal sottosegretario alla Giustizia Ligotti che, a nome del governo, ha osservato che «chi ha i requisiti per essere eletto in Parlamento ha i requisiti anche per essere promosso a tutte le cariche che all’interno di questa istituzione». Vista anche l’annunciata astensione della Lega e altre dissociazioni individuali sulla mozione, i presentatori Sandro Bondi, Carlo Giovanardi ed Elio Vito decidevano di ritirarla a pochi minuti dal voto. «Ci riteniamo soddisfatti del dibattito che c’è stato. Lasciamo D’Elia e Farina soli con la propria coscienza», diceva il capogruppo di FI. Meno soddisfatto il radicale Daniele Capezzone: «Oggi è chiaro che FI e Udc hanno strumentalizzato per un mese il dolore altrui pèr criminalizzare Sergio D’Elia e noi suoi compagni, salvo poi dire: abbiamo scherzato». Rivolto alle tribune del pubblico della Camera, Vito salutava «i familiari delle vittime», ma i presenti erano solo militanti radicali e l’unico vero Congiunto di una vittima degli anni di piombo, Potito Peruggini, nipote del brigadiere Ciotta, dava la sua solidarietà a D’Elia che, «avendo espiato la pena ha tutti i diritti di coprire le funzioni a cui è stato eletto». Ma, in piazza Montecitorio, il Sindacato autonomo di polizia inscenava la sua protesta per far sì che «chi è stato condannato per omicidio o fatti di terrorismo non possa essere eletto in Parlamento». L’unico parente delle vittime assolve il deputato della Rosa Ma il Sap protesta.