RADICALI ROMA

Il coraggio per la battaglia dei diritti umani ne “Il sapore della cenere” di Ariel Dorfman

Il coraggio per la battaglia dei diritti umani ne “Il sapore della cenere” di Ariel Dorfman

 

di Lucio De Angelis

 

Per soli tre giorni è andato in scena al Teatro Eliseo di Roma “Il sapore della cenere”, testo teatrale del celebre drammaturgo cileno Ariel Dorfman.

L’autore lo ha scritto dopo aver letto il libro “Speak truth to power”, che presenta una rosa di personaggi straordinari, eroici, provenienti da più di trentacinque paesi.

Nel libro le interviste condotte dall’attivista per i diritti umani Kerry Kennedy, figlia di Robert,  colpiscono e coinvolgono, poiché il tema ha la voce di coloro che li vivono in prima persona: parlano di libertà di espressione, di bambini in guerra, di impegno per l’ambiente, di libertà religiosa, di diritti delle minoranze e di schiavitù sessuale.

 

Alcuni di questi personaggi hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza della violazione dei diritti umani, che li ha segnati profondamente. Eppure il libro è ben lontano dall’essere un elenco di vittime, è piuttosto l’affermazione che esiste la possibilità del cambiamento, che si evince dall’estremo coraggio che accomuna tutti loro. La loro determinazione, il loro valore e la loro dedizione di fronte al pericolo costante e apparentemente insormontabile, ci sfidano a prendere il testimone e a far parte della corsa verso una società più giusta. Sono maestri che ci mostrano come essere pienamente umani.

 

La “Robert F. Kennedy Foundation of Europe Onlus” è l’organizzazione non profit di cui è Presidente Onorario Kerry Kennedy ed è nata per sostenere questa lotta a livello internazionale, in particolare a livello europeo, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e per dare un aiuto concreto a quegli uomini e donne che dedicano la propria esistenza agli altri, denunciando oppressioni e limitazioni di quei diritti che dovrebbero essere alla base di qualsiasi essere umano

 

La messa in scena dello spettacolo è stata affidata al regista e coreografo colombiano Juan Diego Puerta Lopez, da anni in Italia, che per una coincidenza di percorsi sta lavorando da tempo su tematiche molto vicine a quelle contenute nel libro della Kennedy. La scelta di Puerta Lopez come regista è stata determinata dalla certezza che avrebbe saputo utilizzare una forma di linguaggio scenico “universale” in grado di arrivare, in maniera più semplice e diretta, ad un pubblico  eterogeneo, riuscendo a toccare anche l’immaginario dei più giovani. Il cast vede la partecipazione di Ilenia Caleo, Piergiuseppe Di Tanno, Lydia Giordano, Ugo Piva, Giada Prandi, Maria Noemi Regalia, Alessandro Riceci, Ulisse Romanò, Chiara Tomarelli e quella straordinaria in video di Piera Degli Esposti, Enrico Lo Verso e Alessandro Preziosi.

 

Dopo la significativa adesione di questi ultimi tre interpreti, il progetto si propone di creare un vero e proprio network di attori che con la loro immagine diano un contributo attivo, attraverso la loro partecipazione allo spettacolo, in difesa di questi diritti.

 

 “Il sapore della cenere” è uno spettacolo che scuote da quel torpore che ci ha resi sonnolenti di fronte al dolore, all’orrore, alla crudeltà e all’ingiustizia. È una messinscena nella quale non vi sono personaggi. Gli attori prestano la loro voce e la loro emotività per restituire le esperienze di uomini e donne che hanno conosciuto la violenza, la tortura, la guerra. Pertanto, le loro “interpretazioni”  sono solo uno strumento di mediazione tra la parola (che evoca, che suscita, che sprona) e le suggestioni dello spettatore.

 

Lo spazio visivo é un luogo astratto e spettacolare, uno scenario feroce dell’animo, che prevede l’interazione tra testo, musica, proiezione di immagini di video arte su un grande schermo scenografico, creati e realizzati da Stefania Bonatelli e  Francesco Scandale  e la proiezione fotografica dei difensori realizzata da  Eddie Adams. La musica del compositore colombiano German Arrieta e di Giuliano Lombardo, appare là dove la parola diventa respiro, in un susseguirsi di situazioni che stimolano fortemente l’immaginario del pubblico.

 

“Il sapore della cenere” è “teatro di documenti”, fatto soprattutto di testimonianze: voci di uomini che hanno lottato (e continuano a lottare) per affermare i diritti umani nel loro paese. Parole dure come pietre scagliate contro la coscienza dell’essere umano, parole cariche di un’emozione che colpisce nel profondo, che lascia una cicatrice e a cui non si può rimanere indifferenti. Ed è proprio da questo sentimento di “non indifferenza” che inizia il lavoro costruendo un percorso lungo e difficile con questo gruppo di attori, a cui è stato chiesto sin dall’inizio la massima dedizione.

 

Chiusi in uno spazio, hanno lasciato che le emozioni scorressero lungo la pelle, che i ricordi affiorassero per restituire quelle sensazioni di sofferenza che si percepivano nelle parole di Dorfman. “E poi è affiorata anche la mia infanzia, – scrive il regista nelle sue note – i ricordi del mio paese, della gente comune che soffriva quotidianamente, delle ingiustizie che oramai erano “consuetudine di vita”, uno sguardo stanco sulla vita di ogni giorno. Le feste del mio quartiere, i riti del mio paese, le processioni, i giochi infantili nel “barrio”, le vittime sull’asfalto, insomma i ricordi e l’amarezza che ne conseguiva. E’ proprio il gioco dei bambini la matrice che mi ha guidato. Sette bascule (mataculin), come quelle che si vedono normalmente nei parchi giochi per l’infanzia, qui di colore nero, diventano un pretesto per essere strumento di tortura, una specie di “gioco al massacro”, inquietanti, usate in diverse combinazioni, fino ad elevare gli attori in una sospensione verso la libertà”.

 

Non ha messo solo i difensori, ma ha voluto mettere in scena anche il risvolto della medaglia, i torturatori, i carnefici delle vittime, dando loro una voce e un volto, offrendo la possibilità allo spettatore di ascoltare la lucida follia di chi perpetra quotidianamente un abuso su un altro essere umano, solo per affermare un proprio egoismo, un potere. Il video entra nella scena restituendo tutta la crudezza della tortura e dei torturatori. Mentre in altri due schermi, si notano i particolari degli strumenti di morte, dei passatempi, dei riti dei carnefici. Il gesto è pregno di significato: la sofferenza, l’umiliazione, le lacrime non ascoltate, le voci soffocate, le bocche tappate, i sospiri. Un gesto di liberazione, nulla di brusco, nulla di nevrotico nei corpi delle vittime, solo i torturatori, a lato della scena, relegati in un mondo chiuso e coatto, fatto invece di azioni ripetitive, ossessive, ci rimandano a quelle immagini tipiche di un ufficio di polizia o di agenti segreti dove si interrogano i criminali.  

 

Teatro: Eliseo

Città: Roma

Periodo: dal 19 al 21 maggio 2009

Titolo: Il Sapore della Cenere

Testo: Ariel Dorfman

ispirato al libro “Speak truth to power” di Kerry Kennedy (Umbrage ed.)

Traduzione: Alessandra Serra

Regia, coreografia e costumi: Juan Diego Puerta Lopez

con

Ilenia Caleo, Piergiuseppe Di Tanno, Lydia Giordano, Ugo Piva, Giada Prandi,  Maria Noemi Regalia, Alessandro Riceci, Ulisse Romanò, Chiara Tomarelli

e con la partecipazione in video di

Piera Degli Esposti, Enrico Lo Verso e Alessandro Preziosi

Musiche: German Arrieta e Giuliano Lombardo

Scenografia: Francesco Scandale

Realizzazione video di Degli Esposti, Lo Verso e Preziosi: Andrés Arce Maldonado

Video di scena: Stefania Bonatelli e Francesco Scandale

Assistente alla regia: Daniela Perticarà

Prodotto da Alessandro Preziosi e Tommaso Mattei per Khora.teatro

in coproduzione con Robert F. Kennedy Foundation of Europe Onlus

e con Centro per l’Arte Contemporanea “L. Pecci” (Prato)

con il patrocinio dell’IILA (Istituto di Cultura Italo Latino Americano)

collaborazione organizzativa Isabella Arnaud, Marco Martorelli e Francesco Papa

produzione esecutiva Aldo Allegrini