RADICALI ROMA

Il Fatto Quotidiano – Una legge per i rom nel Paese incivile

CARO FURIO COLOMBO, noi rom e sinti siamo la più grande minoranza europea oltre dodici milioni distribuiti in tutti i Paesi – non abbiamo una terra di riferimento, neppure l`India delle lontane origini, non abbiamo, come altre minoranze disperse, rivendicazioni territoriali, quindi non abbiamo mai fatto guerre per rivendicare una patria. Siamo cittadini del luogo in cui viviamo. Siamo il perfetto popolo europeo, ma ciononostante siamo il popolo più discriminato d`Europa.(…) Per queste ragioni le comunità rappresentate dalla Federazione Rom e Sinti insieme alla Federazione Romani propongono ai cittadini italiani di sottoscrivere una legge di iniziativa popolare per il riconoscimento giuridico della minoranza linguistico-culturale rom e cinta italiana.

Dijana Pavlovic

COME I LETTORI IMMAGINANO la lettera di Di ana Pavlovic è molto più lunga ed è stato inviato in allegato anche il testo della legge, che sarà pubblicato in Rete. Voglio dire le ragioni della mia risposta. La prima è che firmerò la legge, che ritengo necessaria. È una materia fondamentale di diritti civili e di diritti umani per i quali, quando ero ín Parlamento, ho avuto il sostegno e la collaborazione solo dei colleghi radicali. La seconda è che Dijana Pavlovic è una collega e amica che scriveva per l`Unità al tempo della direzione mia e di Padellaro. La terza ragione la leggo nella stessa giornata in cui scrivo (12 novembre) a p ag. 5 dell`inserto romano del Corriere della Sera. Titolo: “Smantellato campo rom”. Testo: “Sono arrivati con le ruspe, i camion, pattuglie di rinforzo ín caso di reazioni degli occupanti. Ma fortunatamente l`operazione è andata in porto senza guai. I vigili urbani, dopo la nostra denuncia sul `campeggio` rom a Ponte Testaccio, hanno rimosso tonnellate di masserizie e favorito la pulizia dell`area. Sono stati portati via mobili, brande, tende, tv e frigoriferi che rendevano inagibile la banchina del parcofluviale`che oggi è recuperata”. La cronaca non ci dice a che ora sono arrivate le pattuglie di vigili e le ruspe (certamente un po` prima dell`alba), quanti  erano i residenti del “campeggio” e quanti di essi erano bambini. Non ci dice neppure perché, per prima cosa, arriva la ruspa, strumento di distruzione all`ingrosso, capace di spazzare e ingoiare anche una culla, una sedia a rotelle o una più che legittima bicicletta. Dove vanno, in casi del genere, “mobili, brande, tv e frigoriferi che rendevano inagibile la banchina”? C`è un sequestro, una ricevuta, un modo di riaverli indietro se sono ancora utilizzabili dopo il buon lavoro della ruspa? È vero che, nella credenza radicata e diffusa, i rom “rubano”. Ma in casi come questi è il Comune di Roma che ruba ai rom, a meno che manchi la notizia dí un grande deposito comunale in cui vengono ospitate e restituite a chi ne fa richiesta con ricevuta, le “masserizie”. Voglio chiarire. Non sto facendo, senza diritto, la morale al Corriere, che ha scritto quello che è effettivamente accaduto. Sto dicendo che il breve testo (certamente tratto dal verbale dei vigili) è documento della cultura italiana contemporanea. Nessuno nota immondizie e oggetti ingombranti, abbandonati e visibili, con danno anche al turismo, in molte zone di Roma, simili alla banchina del Testaccio. Ma la denuncia scatta subito se vi è un insediamento rom. Lo scandalo (e la violazione dí norme internazionali ed europee sottoscritte dall`Italia) non è la rimozione, ma la modalità di essa come è stata descritta, la distruzione delle baracche per vivere (in giorni di pioggia violenta e continua), il sequestro d`autorità dei pochi beni (tv, frigorifero) la cacciata, senza alcuna preoccupazione di avere preventivamente indicato un luogo in cui i rom (certamente famiglie) potranno andare a vivere. Sì, la legge dí iniziativa popolare è urgente. È necessaria a tutela della immagine di ciò che resta della civiltà italiana, prima ancora che per la protezione dei rom e sinti (che sono in tutto 150 mila in Italia, la metà donne, la metà bambini) ma vengono tenuti d`occhio come il vero pericolo, più del Califfo). La firmerò e vi prego di firmarla.