RADICALI ROMA

Il Garantista – Digiuno contro il carcere

di Rita Beraardini

Altri due suicidi a Firenze e Cagliari, un settantenne morto in ospedale: è tempo di risposte sulle cure ai detenuti

Nel dossier di 56 pagine che il 22 maggio scorso, con le firme di Laura Arconti, Deborah Cianfanelli e mia, i Radicali italiani hanno trasmesso al Comitato dei Ministri del Consiglio d`Europa, un capitolo fondamentale riguardava la salute in carcere. Il Comitato dei Ministri, chiamato a valutare l`esecuzione della condanna inflitta all`Italia dalla Corte europea dei Diritti dell`uomo (sentenza Torreggiani), il 5 giugno scorso si è espresso in modo positivo an seppure rimandando il giudizio definitivo al giugno 2015 – incentrando la sua valutazione sulla questione dei 3 metri quadrati a testa per ogni detenuto, segno evidente che la sentenza della Cedu non l`abbia presa in considerazione. Secondo le nostre verifiche, il dossier di Radicali Italiani non è stato preso in considerazione. Non è stato distribuito ai 47 delegati del Comitato, non sappiamo se in ragione di motivi burocratici o politici o per entrambi. Verrà esaminato, sembra, nella prossima sessione del 23/25 settembre, ma su questa grave omissione è in corso un contenzioso con gli uffici del Consiglio D`Europa. Detto questo, chi si occupa di carcere è letteralmente subissato da casi di detenuti non curati e trop- po spesso lasciati morire. Nelle ultime ore, come riportato da Ristretti Orizzonti, abbiamo avuto notizia di due suicidi (uno a Firenze/Sollicciano e un altro a Cagliari/Buoncammino) e di un settantenne detenuto presso la casa circondariale di S. Maria C.V, che è morto all`ospedale Melorio dopo che, 15 giorni fa, il Tribunale di Sorveglianza di Napoli gli aveva negato i domiciliari. Va detto in proposito che i dati che avevamo trasmesso in Europa anche sulla “salute” in carcere, provavano che la violazione dell`articolo 3 della Convenzione Edu (trattamenti inumani e degradanti) era sistematica nel nostro sistema carcerario. In particolare, prendevamo in considerazione quanto rilevato dalla Società italiana di medicina penitenziaria (Simpse): “in cella contraggono malattie il 60-80 per cento dei detenuti”. Carceri definiti come veri e proprio lazzaretti: sono tossicodipendenti il 32 per cento dei carcerati, il 27 per cento ha problemi psichiatrici, il 17 ha malattie osteoarticolari, il 16 cardiovascolari e circa uno su dieci problemi metabolici e dermatologici. Tra le malattie infettive è l`epatite C la più frequente (32,8%), seguita da Tbc (21,8%),Epatite B (5,3%), HIV (3,8%) e sifilide (2,3%). L`articolo 1 del Decreto Legislativo 230/99, sul riordino della medici- na penitenziaria stabilisce che «I detenuti e gli internati hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, alla erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate, sulla base degli obiettivi generali e speciali di salute e dei livelli essenziali e uniformi di assistenza individuati nel Piano sanitario nazionale, nei piani sanitari regionali ed in quelli locali». Ma le morti per mancanza dei cure continuano tuttavia ad aumentare. È per questa situazione che, a partire dalla mezzanotte di oggi, lunedì 30 giugno 2014, inizierò un Satyagraha nella forma dello sciopero della fame per richiedere a governo e parlamento che si faccia chiarezza e si intervenga immediatamente su alcuni punti imprescindibili. Le istituzioni devono chiarire innanzitutto quali misure intendono mettere a punto per scongiurare le morti in carcere. Dev`essere precisato inoltre che cosa si pensa di fare sulle cure negate ai detenuti, molti dei quali presentano patologie incompatibili con lo stato di carcerazione. E va infine rotto il silenzio sulla immediata revoca della tortura del 41-bis inflitta perfino a detenuti, come Bernardo Provenzano, per i quali le procure della Repubblica di Palermo, Caltanissetta e Firenze hanno dato parere favorevole. È tempo di avere risposte.