RADICALI ROMA

Il Lazio e l'energia: aria sporca…e poco coraggio

Nuove professionalità per l’energia pulita. Solare termico, fotovoltaico, eolico, geotermico, idroelettrico, biomasse: l’innovazione che punta a emanciparci dal petrolio e dai combustibili fossili può diventare una grande occasione di crescita occupazionale, proprio come avvenuto in altri Paesi, Giappone e Germania in testa. L’esigenza di un’aria più pulita non è inconciliabile con l’obiettivo di un’economia più florida, anzi. Nell’anno di grazia 2007 finalmente si comincia a calcolare quanto costa il clima “impazzito”. Nessuno osa ancora immaginare palme e cammelli a Parigi, ma l’allarme lanciato pochi giorni fa da 500 scienziati riuniti all’ombra della Torre Eiffel ha arroventato il dibattito.

La Uil Roma e Lazio fa la sua parte e promuove una tre giorni di discussione sulle fonti rinnovabili. Da domani, all’Sgm Conference Center di via Portuense, politici e amministratori incroceranno il loro punto di vista con quello delle aziende, degli enti impegnati nelle diverse filiere ambientali e dei rappresentanti dei lavoratori. Accanto agli incontri, una mostra sulle energie pulite celebrerà il compleanno del tanto evocato quanto disatteso protocollo di Kyoto (pdf), adottato nel ’97 ed entrato in vigore due anni fa.

Il Lazio, come tutte le altre Regioni italiane, è chiamato direttamente in causa nella sfida che l’Ue ha imposto al Bel Paese: la riduzione delle emissioni di gas serra del 6,5% entro il 2012. Ma il nostro territorio non spicca certo per virtù ambientaliste. I rappresentanti del Consiglio regionale, raccolti attorno a un tavolo dalla Uil alla vigilia della tre giorni di lavori, mettono il dito nella piaga. “Il tetto di produzione di anidride carbonica imposto da Kyoto all’alto Lazio è di 5mln di tonnellate annue. Siamo a 11,5mln – denuncia Elio Romano, responsabile ambiente del Prc regionale – Ben 6mln arrivano da Montalto di Castro, 3mln dalla centrale di Torre Valdaliga Nord e 2,5mln da Torre Valdaliga Sud. E se si convertirà l’impianto di Civitavecchia a carbone, il saldo arriverà a 18,5mln di tonnellate. Senza dimenticare il capitolo gas legato ad Aprilia e Pontinia”. Romano si dice perplesso anche di fronte alle “ben 12 richieste di autorizzazione in giacenza per centrali termoelettriche, quando il Lazio non ha certo bisogno di nuova energia. E, anzi, ne esporta”. Per l’esponente di Rifondazione “sono state tradite le aziende che hanno investito nelle fonti rinnovabili”. E infine Romano attacca il Piano straordinario rifiuti del commissario Marrazzo: non ha senso, sostiene, che la Regione intervenga “con 60mln di euro per le energie rinnovabili se poi dice che ci vogliono altri quattro inceneritori”.

Insomma, la sinistra radicale invita la Giunta regionale a puntare con decisione sulle fonti pulite. Stefano Garzoli, Pdci, assessore all’Ambiente di Pomezia: “L’Ue ha tagliato le quote di produzione per il bio-etanolo e ora abbiamo 80mila posti a rischio. Bisogna invece capire che i rifiuti sono una cosa da valorizzare. Entro il 2007 andrà realizzato un nuovo Piano energetico regionale e dobbiamo fare in modo che ci stiano dentro centrali e termovalorizzatori, perché c’è un esubero rispetto alle reali esigenze”. Per il capogruppo del Gruppo misto, Francesco Saponaro, bisogna invece “puntare sul settore agricolo-forestale, sia per produrre bio-carburanti sia per migliorare i nostri saldi di emissioni di Co2. E poi così si potrebbe sfruttare la manodopera extracomunitaria in modo più razionale. Sarà importante – conclude – il lavoro di pianificazione e programmazione per il nuovo Piano di sviluppo rurale 2007-2013”.

Chi ha le idee molto chiare sul rapporto tra fonti sostenibili e occupazione è il segretario regionale Uil Luigi Scardaone: “Rivendico la libertà di dire no al carbone per Civitavecchia. Bisogna guardare altrove. Le fonti pulite producono lavoro buono: nel 2004 gli occupati di settore in Italia erano 253mila, oggi sono 311mila, con un incremento del 18%”. Secondo Scardaone “le università sono ancora troppo timide nel promuovere corsi legati alla Scienza delle energie. Peccato, perché il 43% dei laureati e il 46% dei diplomati trova un posto stabile. E il 72% dei dottorati è confermato al lavoro”. Ma le fonti rinnovabili fanno rima con solidarietà, oltre che con occupazione. Dall’iniziativa della mostra, la Uil trarrà risorse per portare energia pulita a una missione di Maputo, in Africa.