RADICALI ROMA

Il Manifesto – Marino: «Io non lascio. Ma raddoppio»

di Eleonora Martini

Capitale . Il lungo elenco di appalti in odore di illecito dell’«inchiesta Marino». Il sindaco di Roma rilancia: «Un secondo mandato per risanare la città». «Visitare in campagna elettorale una cooperativa che faceva un lavoro utile alla collettività con il reinserimento dei detenuti, non è collusione. La mafia che voleva farmi fuori, lo prova»

Mi sento la mente più lim­pida e il cuore più deter­mi­nato ad andare avanti per risa­nare que­sta città, anche con un secondo man­dato». Il cielo sopra il Cam­pi­do­glio come lo spi­rito del sin­daco Igna­zio Marino si sta rischia­rando, dopo set­ti­mane di «vio­lente aggres­sioni» che l’uragano sco­per­chiato dalla pro­cura di Roma, città dell’eterno malaf­fare, sem­bra aver spaz­zato via, almeno per il momento. Negli uffici al primo piano dell’ingresso della Lupa sono ancora intonsi due enormi fal­doni, le carte dell’inchiesta sul «Mondo di mezzo» che «il pro­cu­ra­tore Pigna­tone mi ha gen­til­mente fatto per­ve­nire». «Ma sta­mat­tina mi sono goduto tanto anche la vostra coper­tina, dav­vero», sor­ride Marino mostrando la prima del mani­fe­sto di ieri: «Un panda da salvare».

Dun­que, sin­daco, ora si sente più forte?

Da set­ti­mane inter­ro­gavo me e i miei col­la­bo­ra­tori sui reali motivi di tanto dispie­ga­mento di forze ed ener­gie con­tro di me e i miei fami­liari da parte di per­sone — sena­tori, con­si­glieri… — che dovreb­bero avere cose più impor­tanti a cui dedi­carsi che non ad un film sulla mia Panda rossa. Ma non sono un inge­nuo. Ho un lungo elenco di casi sui quali, appena sco­perti, ho sol­le­ci­tato l’intervento diretto degli organi inve­sti­ga­tivi. Il 14 luglio 2013, venti giorni dopo il mio inse­dia­mento, già solo guar­dando il cam­bio di desti­na­zione d’uso di nume­rosi negozi della città che da frut­ti­ven­doli diven­ta­vano slot machine, dichia­rai in un’intervista la mia pre­oc­cu­pa­zione per la pre­senza della cri­mi­na­lità orga­niz­zata. Nello stesso mese ho chia­mato gli ispet­tori del Mef: la guar­dia di finanza, dopo quat­tro mesi di lavoro in que­sti uffici ha docu­men­tato, in 200 pagine, un lungo elenco di ille­citi o fatti ille­gali. A set­tem­bre 2013 ho chiuso la mega­di­sca­rica di Mala­grotta come chie­deva da anni l’Europa e non imma­gi­navo allora che l’imprenditore Cer­roni potesse essere arre­stato. Subito dopo ho man­dato in pro­cura tutte le carte sulla com­pa­gnia assi­cu­ra­tiva par­te­ci­pata dal comune di Roma. E ancora: ad otto­bre ho otte­nuto le dimis­sioni di Franco Pan­zi­roni, ora agli arre­sti e con Ale­manno Ad dell’Ama (l’azienda dei rifiuti, ndr). Diciamo che la sua visione pro­fes­sio­nale era incom­pa­ti­bile con la mia. Le sto dicendo solo le cose più impor­tanti: a novem­bre sco­prii irre­go­la­rità nei con­corsi in Cam­pi­do­glio, a Marzo 2014 ho tra­smesso in pro­cura gli atti rela­tivi ad un immo­bile al Pin­cio che Ale­manno aveva dato in con­ces­sione gra­tuita (pro­to­collo mai rati­fi­cato dall’assemblea capi­to­lina, ndr) alla Roma Capi­tale Invest­ments Foun­da­tion, della cui pre­si­denza faceva parte anche un podo­logo amico dell’ex sin­daco. Ad aprile 2014 ho chie­sto l’intervento della pro­cura su un lodo arbi­trale tra la Colari di Man­lio Cer­roni e il comune di Roma che non avrebbe potuto essere svolto e che rico­no­sce al pro­prie­ta­rio di Mala­grotta un risar­ci­mento di 900 milioni per i man­cati introiti futuri dopo la chiu­sua della disca­rica. Ed è un caso ancora non risolto. Stessa cosa è suc­cessa nei tra­sporti, per un con­tratto sti­pu­lato dalla giunta Vel­troni con la Tevere Tpl che ora chiede al comune 77 milioni di euro come rical­colo della cifra con­cor­data addi­rit­tura anche sul pre­gresso. Potrei con­ti­nuare. Adesso con il pre­si­dente dell’Anac Raf­faele Can­tone lavo­re­remo per com­mis­sa­riare tutti gli appalti che risul­te­ranno illegali.

Sin­daco, tutto ciò riguarda le ammi­ni­stra­zioni pre­ce­denti, ma anche durante il suo man­dato sono con­ti­nuati gli affi­da­menti diretti ad enti per alcuni ser­vizi sociali, come i cen­tri per immi­grati o i campi rom. Il con­si­gliere radi­cale Ric­cardo Magi e il pre­si­dente dell’associazione 21 luglio, Carlo Sta­solla, sono in scio­pero della fame per chie­dere la chiu­sura del cen­tro di acco­glienza di via Visso, inu­mano e troppo costoso. Come pensa di vol­tare pagina su que­sti punti?

Da mesi lavo­riamo anche con Magi e Sta­solla per il supe­ra­mento dei campi rom come anche dei resi­dence per l’emergenza abi­ta­tiva. Emer­genze che io non ho più rin­no­vato. Sono pro­blemi diversi, ma per esem­pio con una deli­bera ho inter­rotto il mec­ca­ni­smo che faceva spen­dere ai cit­ta­dini 2000/2600 euro al mese per un allog­gio popo­lare in resi­dence che sono ghetti, come fos­sero appar­ta­menti a Piazza di Spagna.

Il suo asses­sore Daniele Ozzimo è indagato…

Per quanto ne sapevo io, Ozzimo stava lavo­rando bene pro­prio in que­sta dire­zione. E ora stiamo con­ti­nuando a stu­diare un mec­ca­ni­smo diverso: dare alle fami­glie dav­vero biso­gnose 5000 euro per tra­sfe­rirsi in appar­ta­menti da loro scelti, con­tri­buendo all’affito per due anni con 800 euro al mese. In que­sto modo con gli stessi soldi aiu­tiamo il tri­plo delle fami­glie e rispet­tiamo la loro dignità sman­tel­lando gli agglomerati-ghetto. Nello spe­ci­fico delle fami­glie rom che non chie­dono alloggi popo­lari ma sono deter­mi­nate a vivere nella lega­lità, l’idea è di par­tire con dei pro­getti di autocostruzione.

Ma l’inchiesta sul «Mondo di mezzo» ci dice che le mafie si infi­lano anche nelle pie­ghe della lega­lità. Non c’è un pro­blema di mac­china ammi­ni­stra­tiva da rivedere?

Infatti ho chie­sto al segre­ta­rio gene­rale una rela­zione con tutti i cur­ri­cola dei diri­genti di dipar­ti­mento, per capire se è oppor­tuna una rota­zione dei ruoli api­cali, tenendo cer­ta­mente conto delle com­pe­tenze e rispet­tando chi ha fatto bene il pro­prio lavoro.

Quando ci sarà il rim­pa­sto di giunta?

Sono preso da urgenze impel­lenti, in que­sto momento, ma non oltre una set­ti­mana, dieci giorni al mas­simo, conto di deci­dere sulla rial­lo­ca­zione dei talenti in giunta e anche sull’ingresso di figure impor­tanti con le quali ho preso con­tatti. Una delle modi­fi­che più impor­tanti è la delega alle peri­fe­rie che non ho ancora deciso se tenere per me. Però per le peri­fe­rie abbiamo inse­rito nell’assestamento di bilan­cio 18 milioni e ho già dato indi­ca­zioni nel bilan­cio 2015 di indi­vi­duare somme con­si­stenti. E stavo ragio­nando anche su una delega alla lega­lità e alla trasparenza.

L’assessore alle poli­ti­che sociali sarà ancora Rita Cutini?

(Il chi­rurgo sor­ride come davanti a un paziente impa­ziente, ma non risponde,ndr).

Non ha ancora deciso?

Farà parte delle rifles­sioni dei pros­simi giorni.

Ha detto di non aver mai cono­sciuto Sal­va­tore Buzzi, pre­si­dente della coo­pe­ra­tiva 29 giu­gno. C’è una foto che invece la ritrae con lui.

Durante la cam­pa­gna elet­to­rale ho visi­tato quella coo­pe­ra­tiva che, dal mio punto di vista, faceva un lavoro utile alla col­let­ti­vità con il rein­se­ri­mento sociale dei dete­nuti. Le foto che girano anche con Buzzi sono state scat­tate in quell’occasione quando ho incon­trato anche tante per­sone che lavo­rano nella coo­pe­ra­tiva e che oggi sco­prono la verità, come tutti noi, sul loro respon­sa­bile. Con Buzzi non ho avuto con­ver­sa­zioni di lavoro né quel giorno né mai. Incre­di­bil­mente, si tenta ancora una volta di alzare un pol­ve­rone su una visita pub­blica e alla luce del sole pro­prio men­tre escono inter­cet­ta­zioni della mafia in cui si parla di farmi fuori.

Ha deciso se accet­tare la scorta?

No, non ho avuto ancora non dico una notte ma nem­meno qual­che ora di sere­nità per discu­terne con la mia fami­glia, per­ché la pre­senza di una scorta è un peg­gio­ra­mento della qua­lità della vita non solo per me. Mi fac­cia dire però che più che pen­sare di dare le scorte a Marino, biso­gne­rebbe pen­sare a toglierla a chi non ne avrebbe bisogno.

Parla di Gianni Ale­manno, ora indagato?

Fac­cia lei.

L’assemblea capi­to­lina ha eletto il nuovo pre­si­dente, dopo le dimis­sioni di Mirko Coratti, inda­gato, e il vice. Lei come ha votato?

Sono con­tento per il segno di discon­ti­nuità. Nono­stante l’ottimo lavoro, la grande serietà e dili­genza di Franco Marino, volevo avere per la prima volta nella sto­ria di Roma due donne. Sono stato il primo soste­ni­tore di Vale­ria Baglio, donna equi­li­brata e una madre che cono­sce le dif­fi­coltà e le gioie della vita quo­ti­diana nella nostra capi­tale. Oltre ad aver dimo­strato carat­te­ri­sti­che da leader.

Ora il suo par­tito si stringe come un sol uomo attorno a lei. Ma negli scorsi mesi da chi si è sen­tito meno appog­giato, dal Pd romano o dal Nazareno?

Dal Pd romano ho rice­vuto cri­ti­che severe, sia pur logi­che all’interno del dibat­tito poli­tico. Dal Pd nazio­nale ho rice­vuto invece inco­rag­gia­mento, soste­gno, sup­porto, aiuto, dispo­ni­bi­lità. Anche con deci­sioni sto­ri­che come l’inserimento nella legge di Sta­bi­lità di un fondo di 110 milioni dal 2015 per Roma, come lo hanno tutte le altre capi­tali euro­pee. Non è un regalo ai romani, per­ché la capi­tale d’Italia sostiene tra l’altro i costi di 1400 eventi nazio­nali l’anno. Vede, io amo Papa Fran­ce­sco e sono stato orgo­glioso che Roma sia stata la sede per la san­ti­fi­ca­zione di due papi il 27 aprile ma quell’evento è costato ai romani 7 milioni di euro.

C’è stata una regia nera, secondo lei, die­tro le rivolte delle peri­fe­rie romane?

Io non sono un inve­sti­ga­tore ma penso che un gruppo di per­sone che nasco­ste dai pas­sa­mon­ta­gna orga­nizza una rivolta tirando tra le 60 e le 80 bombe carta non è for­mato da sem­plici cit­ta­dini, sep­pure esa­spe­rati. E poi, la suc­ces­siva sedi­cente «mar­cia delle peri­fe­rie» capi­ta­nata da Gianni Ale­manno non era certo un cor­teo di vecchiette.