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Il Messaggero – Quei camion pieni di rifiuti gli impianti ormai al collasso

messfotoQuei camion pieni di rifiuti gli impianti ormai al collasso

Rocca Cencia e Salaria insufficienti, Ama in tilt, costi super e nessun sito mezzi nei depositi con la spazzatura alternativo dopo lo stop a Malagrotta

L’EMERGENZA La verità è che il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti di Roma non regge e ci sono alcune immagini a raccontarle: i camion fermi nei depositi, pieni di spazzatura, perché Ama non sa dove scaricarli.

RESPONSABILITÀ Emergenza rifiuti. Ci sono le responsabilità di Ama, la scarsa progettazione, i troppi operatori in ferie. Ci sono le immagini inaccettabili di molti quartieri in cui la raccolta va a rilento e attorno ai cassonetti crescono montagne di spazzatura. Ma c’è il collo di bottiglia che si è creato dopo la chiusura di Malagrotta che ha fatto saltare il sistema: i rifiuti devono essere portati prima negli impianti di tmb (trattamento meccanico biologico) a Rocca Cencia e sulla Salaria. Sono insufficienti e nei giorni festivi non lavorano. L’altro giorno, a causa di un guasto in un tmb, solo la «solidarietà» dell’impianto di Viterbo ha evitato guai peggiori. Non solo: dopo il trattamento, Roma trasporta tutto nel nord Italia (la parte gestita da Ama finisce in Romagna e in Piemonte). Anche qui accolgo- no la spazzatura della Capitale solo nei giorni feriali, dunque quando, come tra Natale, Capodanno e l’Epifania, vi sono molti giorni festivi, Ama va in tilt, non sa dove portare i rifiuti che raccoglie. Ieri il sito www.romareport.it ha diffuso alcune riprese, fatte nel deposito dell’Ama di Ponte Malnome: ci sono decine di compattatori mestamente fermi nel piazzale, pieni di rifiuti indifferenziati. Un dipendente spiega: «Gli impianti di via Salaria e Rocca Cencia sono al collasso, non possono sopportare nemmeno un chilo in più di spazzatura. Così i camion dell’Ama sono costretti a rientrare al deposito pieni, senza avere scaricato». Insomma, i rifiuti abbandonati per strada sono solo la punta dell’iceberg, quella più fastidiosa, ma la crisi del sistema è più profonda.

IL TRASPORTO Ieri, dopo avere riversato le colpe solo sui dipendenti dell’Ama, ha dovuto ammetterlo anche il sindaco Ignazio Marino: «Certamente durante le feste il numero dei rifiuti aumenta, basta pensare ai doni o agli scarti alimentari. La responsabilità maggiore spetta a chi governa la città, quindi a me e alla mia giunta. Ma certamente noi riusciremo a cambiare il modello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solo con la collaborazione delle romane e dei romani perché differenziare è un cambio culturale importante». Marino ha rivendicato la chiusura di Malagrotta, dimenticando però di aggiungere che non è stato trovato un impianto alternativo di servizio e dunque Roma paga profumatamente il trasporto dei rifiuti al Nord (25 milioni di euro è solo la parte di Ama, c’è poi quella che fa capo a Colari e dunque il conto finale è ancora più doloroso per un Comune a un passo dal dissesto). Ieri il sindaco è tornato a chiedere il prolungamento del commissariamento, di cui parlerà in queste ore con il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando: «A Roma – ha detto, intervistato da La7 – è necessario che ci sia una figura che abbia il potere di individuare una discarica di servizio e prendere delle decisioni che con i poteri straordinari sono più semplici». Peccato che il prefetto Goffredo Sottile fino ad oggi abbia lavorato per questo e che le istituzioni locali, compreso il Campidoglio, abbiano affondato qualsiasi ipotesi di impianto di servizio. Anche il nuovo commissario si troverà ad affrontare gli stessi problemi che né Sottile, né in precedenza il prefetto Giuseppe Pecoraro hanno potuto risolvere. Da Fratelli d’Italia, Ghera accusa Marino di «scaricabarile», mentre il Movimento 5 Stelle ha diffuso un video con centinaia di cassonetti abbandonati in un’area di Rocca Cencia. Ama ha replicato che si tratta dei cassonetti ritirati nei quartieri in cui è partito il porta a porta e che resteranno lì per tre mesi, in un terreno affittato dalla Colari.

SPESE Ieri Iervolino, dirigente nazionale dei Radicali, e Magi, consigliere comunale della Lista civica di Marino hanno ricordato che il conto, per la chiusura di Malagrotta (ovviamente sacrosanta anche se forse andava preparata diversamente) è assai salato: «I maggiori costi sono di 38,8 milioni di euro, determinati dal pieno utilizzo dei tmb, dallo smaltimento dei rifiuti tramite l’impianto di tritovagliatura del Colari e in Toscana e Abruzzo, dallo smaltimento di scarti e Fos prodotti dagli impianti di trattamento, per effetto della chiusura della discarica di Malagrotta». Attenzione questi 38,8 milioni di euro, sono in buona parte concentrati nell’ultimo quadrimestre. Nel 2014 quella cifra rischia di triplicarsi. Auguri.

Mauro Evangelisti