RADICALI ROMA

Il Messaggero – Testamento biologico scontro sul registro: no del Pd a Marino

«Roma avrà il registro dei testamenti biologici: sottoporrò la proposta al Consiglio». E con questa affermazione del sindaco Marino si ripete lo schema andato in scena per le unioni civili: il primo cittadino accelera su un tema etico, l’opposizione lo bastona spiegando che «è solo fumo negli occhi», il Pd gli dice va bene ma esterna dubbi sulla «efficacia giuridica dell’iniziativa». E quindi depotenzia il sindaco. Al quadro manca ancora la posizione della Curia. Ma il dibattito è appena partito, sicché c’è tempo. Raccogliere le volontà sul fine vita da parte di quelle proposte sposate da Marino durante la campagna elettorale. Un pensiero coltivato in questi mesi grazie al contatto costante con l’associazione Luca Coscioni a suon di appelli accolti e rilanciati sul web e iniziative pubbliche.
L’accelerazione
Ieri l’accelerazione con la diffusione di una lettera inviata agli organizzatori di un’assemblea dei Radicali riunita sul tema dei testamenti. «In attesa che il Parlamento riempia questo vuoto – scrive – Roma vuole fare la sua parte. Mi impegno a sottoporre la vostra proposta all’Assemblea capitolina». Si apre così un’altra sfida sul terreno dei diritti, dopo quella del registro per le unioni civili, già oggetto di battaglia in commissione e ora in attesa di essere discussa dall’aula. L’autoregolamentazione sul biotestamento – già presente in duecento città italiane e nell’VIII municipio – è tema noto: raccoglierebbe le volontà di acconsentire o meno a determinate cure nell’eventualità in cui ci si trovasse incapaci poi ad esprimere il proprio volere, colpiti ad esempio da malattie o lesioni traumatiche irreversibili o invalidanti. «Un problema di grande attualità – scrive Marino nella sua lettera – e intanto Roma vuole fare la sua parte e consentire ai suoi cittadini di depositare presso tutti gli uffici decentrati le proprie volontà».

Le reazioni
E se il radicale Riccardo Magi ricorda che «un’ottima delibera già c’è», e quindi va “solo” approvata, «perché questa battaglia è iniziata nel 2009 con 8000 firme raccolte» dalla maggioranza arriva un sì di metodo, ma non di merito. E quindi sembra una mezza bocciatura o almeno una strattonata per far ritornare «Ignazio» sulla terra. Spiega infatti il capogruppo del Pd Francesco D’Ausilio: «Sono d’accordo con l’iniziativa in quanto pungolo al legislatore nazionale – ma avverte l’esponente democrat – temo che le implicazioni dei registri dei testamenti biologici locali non abbiano fondamento giuridico. Serve una legge nazionale». E questa considerazione è identica nella sostanza alla linea dell’opposizione. Che con l’ex assessore alla Famiglia nella giunta Alemanno Gianluigi De Palo va all’attacco: «Marino si conferma il sindaco più astratto della storia di Roma – dice – entra in un argomento di competenza nazionale buttando fumo negli occhi». Al momento, tra i banchi dell’Aula Giulio Cesare l’unico strenuo difensore del registro è Magi, con il quale Marino sta giocando di sponda: «La stessa cosa che si può fare oggi andando dal notaio, lo fa il Comune». Di fatto, al di là del solito vortice di parole, il registro non approderà per il momento in aula. Perché l’assemblea presieduta da Mirko Coratti ha dato massima precedenza a manovra urbanistica, la legge su Roma Capitale e il bilancio.