Caro direttore, sul Sole-24 Ore Guido Gentili ha chiesto ieri ai riformisti della maggioranza se non sia «giunto il tempo di stabilire un punto fermo» circa le condizioni alle quali sono disposti a sostenere il Governo. Rispondiamo che per noi quel punto fermo c’è ed è il seguente: non si può invertire il cammino delle riforme e della modernizzazione del Paese.
È ancora tollerabile per motivi politici, per i rapporti di forza, per la fragilità della coalizione, o anche solo per impedire che Berlusconi torni al Governo, accettare che il passo delle riforme venga talvolta rallentato, o in qualche caso sospeso. Ma non è per noi accettabile che si torni addirittura all’ indietro. Nel caso delle pensioni questo rischio è reale. La proposta del ministro Damiano ai sindacati non è infatti un ammorbidimento dello scalone, al fine di distribuire il peso su una platea meno ristretta di lavoratori, ma configura un vero e proprio abbassamento dell’età pensionabile da 60 a 58 anni. Si tratterebbe cioè di andare in senso opposto a quello in cui procede più o meno speditamente il resto d’Europa, e dunque di andare in senso opposto alla modernizzazione del Paese. Aggiungiamo che una tale soluzione rappresenterebbe un formidabile incentivo ad andare in pensione proprio per quei lavoratori che si vorrebbe motivare a restare al lavoro, rinviando di tre anni il problema e ripetendo così l’errore che compì il Governo Berlusconi quando, sotto la pressione della Lega, rinviò al 2008, e cioè a un altro Governo, le decisioni che gli spettavano. Segnaliamo infine che nulla trapela, dalla trattativa con i sindacati, circa la revisione dei coefficienti, che è invece condizione essenziale per garantire la sostenibilità del sistema come previsto dalla riforma Dini e il cui peso sull’equilibrio finanziario è ben maggiore dello scalone: ne va della nostra responsabilità verso le generazioni future, che rischiano il baratro, altro che scalone, quando andranno in pensione.
Nostro parere, e ragione del nostro impegno nella maggioranza, è che il Governo merita di essere sostenuto finché tiene aperta la strada del risanamento e della modernizzazione del Paese; consultando tutti, ma non delegando a nessuno la responsabilità di rappresentare l’interesse generale del paese. La fiducia al Governo ha sempre un valore ed anche un costo. Da parte nostra possiamo sostenere un costo anche alto, ma non siamo disposti a farlo ricadere sulle spalle dei nostri figli. Il punto fermo per noi sta qui.