RADICALI ROMA

Il Pigneto scende in piazza

 

Ci sono bambini, biciclette, bandiere, piatti e tamburi della banda Malamurga del centro sociale della ex Snia Viscosa: i mille e 500 residenti, in corteo, rientrano nell´isola pedonale del Pigneto dopo aver manifestato contro l´aggressione ai titolari immigrati dei negozi della ex borgata cara a Pasolini, ora quartiere della nuova movida. Giusto in tempo per ascoltare il governatore Piero Marrazzo che pronuncia il suo «no alle ronde». In tempo per dire la loro anche a lui: «Basta con le speculazioni edilizie, gli affitti alle stelle, i disservizi che alimentano degrado, intolleranza e razzismo». Marrazzo tira dritto: «Dal luogo dove sabato scorso si è consumata l´aggressione razzista, parta un messaggio di tolleranza, condivisione e fermezza per bloccare chi pensa di poter fare il giustiziere organizzando ronde e squadracce». E propone «una giornata dedicata al quartiere perché torni a essere comunità unita».

Il governatore non ha partecipato al corteo dei movimenti antagonisti come invece ha fatto l´assessore Luigi Nieri (Bilancio). Ora, sono insieme nell´isola pedonale, con i rappresentanti del VI Municipio: «La sicurezza deve essere garantita a tutti al di là del colore della pelle o di quello politico», dice il neopresidente Giammarco Palmieri. Come? «Con il rispetto delle regole e la forza del dialogo». Perciò, proprio a qualche decina di metri da lì dove una volta c´era lo stabilimento Serono, «nasceranno spazi aperti al quartiere per incontri con tutti». Ma in tanti diffidano. Proprio la ex Serono, è uno dei pomi della discordia: lì nasceranno anche un albergo di lusso, un centro commerciale e un parcheggio interrato. «Una speculazione che farà lievitare le rendite immobiliari», commenta Silvio Marconi da anni habitué del Pigneto. I prezzi delle case, già alti – almeno 6 mila euro al metro quadrato – saliranno ancora.

«Anche queste scelte alimentano l´intolleranza verso chi – si pensa stoltamente – potrebbe trasformare il quartiere in un suk». E Daniele Pifano, già leader dell´Autonomia romana, scandisce al megafono: «Si trasformi il deposito Atac in una “città dell´artigianato”, luogo di incontro delle culture professionali di tutte le razze». «Via», aggiunge Dario Fontana, «gli spacciatori che vendono morte attraverso l´illusione di una vita facile».