RADICALI ROMA

IL REALISMO RADICALE E I DUE CONFORMISMI di Piero Ostellino

Segue l’articolo pubblicato a pag. 10 del “Corriere Della Sera” di oggi, sabato 19 luglio 2003

In fondo, ai nostri «progressisti immaginari» non gliene potrebbe importare di meno che gli iracheni siano stati liberati da un tiranno che assassinava ogni anno migliaia di uomini, donne, bambini, perché, per costoro, le sorti della «gente», come essi chiamano genericamente gli esseri umani in carne e ossa, sono sempre state subordinate a «una falsa idea di progresso», fosse essa incarnata da Stalin, da Mao, da Castro. Alla sinistra politica la «gente» interessa ancor meno, perché, morta e sepolta l?«idea», oggi ciò che le interessa è la propria legittimazione da parte di un establishment attento solo alla conservazione dello statu quo e dei propri privilegi. Così, né i «progressisti immaginari», né la sinistra politica si sono chiesti se le ragioni di Chirac contro la guerra non fossero assai meno nobili di chi la guerra la faceva, né sembrano essersi accorti che la Francia «pacifista» altro non era che la grande destra nazionalista e anti-americana, ricompattata dal suicidio socialista di Jospin. In fondo, alla maggioranza di centrodestra e all?opposizione di centrosinistra non gliene potrebbe importare di meno che l?Europa unita nasca al di fuori di ogni logica democratica, all?interno di una cornice istituzionale centralistica, burocratica e fondamentalmente autoritaria.
Così, né l?una né l?altra sembrano preoccuparsi che l?Europa che sta nascendo non sia l?«Europa dei popoli», ma quella «dei poliziotti, dei procuratori, dei generali, dei banchieri», nonché degli interessi che fanno pagare al consumatore (la «gente») i prodotti agricoli europei più cari dei prezzi sul libero mercato mondiale e chiudono le frontiere a quelli del Terzo Mondo (alla faccia del conclamato buonismo terzomondista). Anche qui, al centrodestra e al centrosinistra ciò che importa è, assecondandone i vizi, solo essere accettati dall? establishment .
Poi, fortunatamente, ci sono i radicali, che, invece, del mondo dopo la caduta del Muro e dopo l?11 settembre offrono una lettura eticamente e politicamente più realistica.
E che, perciò, non criminalizzano i neo-conservatori americani, ma ne analizzano le iniziative politiche; non vogliono uno sterile «ritorno all?Onu» com?è, ma ne propongono la riforma in una «Organizzazione mondiale della democrazia»; sanno, e lo dicono senza ipocrisie, che la creazione di un «nuovo ordine internazionale basato sul diritto non può prescindere da un uso regolato della forza»; si oppongono alla demagogica remissione del debito alle molte dittature del Terzo Mondo, e postulano un «ricatto democratico» nei confronti di quelle che ne vogliano usufruire; sono per un?Europa autenticamente federalista che preveda l?elezione diretta, come quello degli Stati Uniti e con gli stessi poteri di governo, del Presidente della Commissione, di un Parlamento proporzionalmente rappresentativo del numero degli abitanti di ogni Paese, di un Consiglio pariteticamente rappresentativo di ogni Stato, secondo lo schema del Senato Usa; si battono per l?abbattimento degli ostacoli all?esercizio dei diritti naturali soggettivi (presupposto della democrazia liberale), e così via.
Se Berlusconi fosse davvero quel riformista che dice di essere avrebbe da tempo portato al governo i radicali e, magari, dato il ministero degli Esteri a Emma Bonino al posto di quell?onesto burocrate che è Frattini. Se il centrosinistra fosse davvero quella forza democratica che, invece, è solo a parole non continuerebbe a criminalizzarli. Se entrambi avessero davvero un?anima liberale, non farebbero di tutto per spegnerne la voce, bensì ne discuterebbero pubblicamente le innovative proposte politiche. Infine, un consiglio a tutti gli italiani che si occupano di politica: leggano il libro di Daniele Capezzone, «Uno shock radicale per il 21° secolo». È davvero una boccata d?aria fresca fra tanto opportunistico conformismo «politicamente corretto».