Centotrentasette anni dopo la breccia di Porta Pia, l’Italia ha affidato al Vaticano il monopolio dell’Etica, sia sul piano dell’informazione che su quello delle istituzioni. I media nazionali riportano come notizia di primo piano ogni esternazione – sempre identica a se stessa – da parte del Vaticano su vita e morte, senza mai dare alcuno spazio a voci di dissenso nella Chiesa o di altre religioni, e relegando i “pro” e i “contro” nei pastoni indigeribili riservati ai colonnelli di partito. Sul piano delle istituzioni, i clericali stanno riuscendo nell’opera di paralizzare anche l’attuale maggioranza, basti vedere l’affossamento del testamento biologico al quale stanno silenziosamente lavorando i vertici Ds per sacrificare una riforma promessa sull’altare del Partito democratico. Eppure, esiste un luogo istituzionale che dovrebbe essere libero quantomeno di dibattere sui temi della bioetica. Abbiamo fatto lo sciopero della fame in molti, per diciassette giorni durante il caso Welby, affinchè fosse ricostituito dopo mesi il Comitato Nazionale di Bioetica. Soltanto grazie a quell’azione, Romano Prodi nominò il nuovo Comitato, e designò Francesco Paolo Casavola come Presidente. Da allora, il nulla.
Al Comitato Nazionale di Bioetica è affidata statutariamente anche la funzione di “garantire una corretta informazione dell’opinione pubblica sugli aspetti problematici e sulle implicazioni dei trattamenti terapeutici, delle tecniche diagnostiche e dei progressi delle scienze biomediche”. Nonostante tale missione, il Cnb non ha saputo organizzare veri confronti, che coinvolgessero la gente sui temi di rilevanza per la società e la politica. Si è esaurito in diatribe interne, conseguenza diretta della volontà, da parte della maggioranza clericale dei membri, di fare del Cnb una camera di ratifica delle posizioni più fondamentaliste del Vaticano. Ai clericali sono state riservate tutte le nomine di rilievo, fino alla provocazione di designare come rappresentante del Cnb nella Commissione per la revisione delle linee guida della Legge 40 nientemeno che Bruno Dalla Piccola, leader ufficiale del boicottaggio antireferendario di due anni fa.
Nessuno spazio nel Cnb per discutere gli aggiornamenti del progresso scientifico, per far parlare gli scienziati e aprire il mondo della ricerca al confronto con l’opinione pubblica. Tutta l’attenzione concentrata a manovrare e trattare suggerimenti per divieti, a creare bizantinismi di compromesso tra esperti del bioeticismo professionista. Incurante del mandato del Cnb e del proprio compito di Presidente, Casavola si dedica unicamente, con ricorrenti editoriali su alcuni dei principali quotidiani italiani, a fare l’esegesi e l’apologia delle ultime esternazioni, di volta in volta di Ratzinger, Bagnasco e Bertone. Nell’ultimo editoriale (il Messaggero, del 18 settembre), dopo aver attaccato il “razionalismo classico” e elogiato “l’inclusività” della messa in latino, indicava ai “sedicenti laici” le “lezioni di umanità” di Giovenale richiamate da Bagnasco. La persona che più di ogni altra dovrebbe consentire agli italiani di informarsi e confrontarsi sulla ricerca sugli embrioni o sulle scelte di fine vita, ha come unica attività di comunicazione la presentazione del Vaticano come baluardo contro “la diseducazione all’etica comunitaria”, con dovizia di esempi: dai “roghi nei boschi” alle “difficoltà del mondo del lavoro”. Manca solo una riflessione sulla pedofilia.
La legittimità di Casavola, come di Ratzinger o Bagnasco, di dire e scrivere ciò che vuole va da sé. Delegare però al Vaticano quegli obiettivi di informazione sottratti al Cnb produce l’effetto di un vero e proprio sabotaggio istituzionale, una rappresentazione evidente di quella sorta di breccia di Porta Pia alla rovescia, fatti di privilegi fiscali e ricatti partitici, attraverso cui le istituzioni democratiche si lasciano allegramente occupare dal potere vaticano.
Il 20 settembre, a Porta Pia alle 17.30, manifesteremo anche perché le istituzioni si riapproprino del ruolo che dovrebbe essere il loro, sappiano rivendicare a sé almeno l’etica laica del confronto – nella società e persino all’interno della Chiesa – per non parlare dell’ etica, da troppi considerata di seconda categoria, della libertà e responsabilità individuale. Speriamo che organizzazioni e partiti “sedicenti laici” – per dirla alla Casavola – decidano di esserci. Ma, di questi tempi, non ci facciamo illusioni.
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