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"Il sole? Una manna per le tasche e per l'ambiente"

“Ogni utente diventa imprenditore, produce energia, la utilizza per le proprie necessità e se la rivende pure”. La rivoluzione del sole riparte dal fotovoltaico. E Domenico Inglieri, portavoce del Gi.Fi. (il gruppo delle imprese di settore, ndr), ha molto da dire sulle fonti pulite, e senza limiti, che possono dare una svolta all’economia di una famiglia come a quella di una nazione intera. Cercando di evitare gli errori passati e le illusioni tradite del solare termico.

Inglieri, lei è anche Ad della Red2002. Perché il fotovoltaico conviene?
“Finalmente stanno correggendo il sistema di incentivazione creato nei messi scorsi. Il destino del fotovoltaico è di essere uno degli investimenti più remunerativi. A basso rischio ma anche più conveniente di certi titoli di Stato e persino dell’immobiliare, se lo consideriamo al netto delle speculazioni. Inoltre il fotovoltaico giova all’ambiente”.

Il mercato è piccolo. Ma ora qualcosa sta cambiando.
“Fino all’anno scorso era stagnante e la produzione ammontava ad appena 5 mw per tutta Italia. Nel Lazio c’è circa un decimo delle aziende nazionali. La maggior parte sono consolidate grazie ad attività collaterali come gli impianti elettrici, ma ne è nata anche qualcuna nuova, come la nostra, che all’inizio ha trovato difficoltà a ritagliarsi uno spazio di mercato”.

Finalmente, però, sta arrivando il sostegno della politica.
“Con il nuovo sistema di incentivazioni, il mercato si allargherà. Presto potremo arrivare a 100 mw in tutta Italia. Ma la liberalizzazione deve avere un suo timing preciso: bisogna attendere il tempo che serve a creare una vera filiera, fatta di professionalità formate e non improvvisate, dai progettisti agli installatori. Altrimenti si rischia il fallimento del solare termico”.

Cioè?
“All’inizio dei ’90 l’Enel avviò delle sperimentazioni in un mercato che ancora non era pronto. Qualunque installatore idraulico finì per improvvisarsi installatore termico e questo generò risultati non rispondenti alle attese degli utenti: molti malfunzionamenti, impianti difettosi e presto dismessi. Un vero peccato, considerando che si tratta di una tecnologia relativamente semplice. E utilissima in tantissimi altri Paesi”.

Siete in attesa di un decreto del governo. Prevedete una svolta positiva?
“Il vecchio decreto andava nella giusta direzione, ma c’erano diverse cose da correggere, soprattutto in termini di procedure burocratiche: si richiedeva troppa carta. Le scelte sulle tariffe, poi, favorivano i grandi operatori. Adesso però, grazie soprattutto all’impegno dei Verdi, il governo ha capito. E il nuovo decreto, che arriverà forse fra un mese, sarà innovativo”.

Come funziona adesso l’installazione di un impianto fotovoltaico?
“Se il cliente ha una superficie a disposizione (terreno, tetto, terrazzo o capannone), è responsabilizzato attivamente sulla creazione dell’impianto, diventa una sorta di imprenditore che realizza un prodotto. Se ha i fondi – e può ottenerli dalle banche – inizia rivolgendosi a una società che sviluppa il progetto chiavi in mano”.

E quindi?
“L’utente chiede all’Enel o all’Acea il punto di collegamento. Ma attenzione: non si tratta di un’autorizazione, non servono autorizzazioni. Poi realizza l’impianto secondo certi standard, con pannelli di qualità certificata da un laboratorio a sua volta certificato. Così si può evitare quello che accadde col solare termico e si scongiura il rischio di un rifiuto dall’ente centrale, che potrebbe avere qualcosa da ridire di fronte a pannelli come quelli cinesi, economici ma non certificati e non sicuri.

A questo punto?
“Quindi si ottiene la tariffa dal Gse (Gestore sistema elettrico, il vecchio Grtn, ndr), cioè il rimborso effettivo per l’energia prodotta”.

Una liberalizzazione importante.
“Sì, perché il surplus di energia prodotta può essere ceduto al gestore, Acea ad esempio, il quale riconosce un certo rimborso”.

Quanto costa un impianto a una famiglia normale?
“Un impianto da 3kw va bene per un appartamento, diciamo un’utenza con consumi normali. Costa intorno ai 19mila euro e in 9 anni si recupera l’investimento. Ma ci sono benefici per 20 anni. Dopo questo periodo lei si ritrova con circa il doppio del capitale. L’incentivo dura appunto 20 anni, ma poi resta il vantaggio dell’energia prodotta per sé e rivenduta. Ricordiamo però che di notte l’impianto non funziona, perché non c’è possibilità di immagazzinamento”.

Manutenzione?
“Nessuna. L’impianto ha un quadro di comando tipo quello dei nuovi contatori. Ci sono dei pulsantini tramite i quali si può controllare la funzionalità del sistema. Di solito, consigliamo un check annuale con l’azienda installatrice. Bisogna solo stare attenti a lavar bene i pannelli quando c’è pioggia mista a sabbia. Ma soltanto se poi non piove subito in modo normale”.