RADICALI ROMA

Il Tempo – Cari romani: pagherete caro, pagherete tutto

di Susanna Novelli

Approvato il bilancio, folle raffica di aumenti. Ecco le «scelte chiare» del sindaco Marino con tutte le tasse ammazza-cittadini Sindacati e famiglie: “Questa politica è un funerale” Tiscini: “Tanti aumenti, scelte rinviate”    

È il primo vero Bilancio politico del sindaco Marino, salito al gradino più alto del Campidoglio da un anno. Approvata nella notte dall’Assemblea capitolina la manovra finanziaria di Roma Capitale è di 6,5 miliardi di euro: Tasse e tagli per contenere il debito (quello certificato è di 12 miliardi) e “rispettare” il piano di rientro imposto dal Governo che pesa sui conti comunali per mezzo miliardo di euro. Un bilancio difficile ma, come “titola” la cartella stampa del Campidoglio «di scelte chiare». Ed eccole queste scelte viste dal sindaco Marino, dall’assessore al Bilancio, Silvia Scozzese e dalla maggioranza di centrosinistra: no a nuove tasse; sì eliminazione sprechi; no Roma che chiede; Sì Roma che dà esempio; No gestione contabile; Sì costi standard e investimenti. Ma è davvero così? In parte. Nuove tasse non sono state introdotte, a parte la Tasi voluta però da Governo e Parlamento. Il problema per il portafogli dei romani è infatti in quelle “vecchie” che si sono moltiplicate. A conti fatti, aumenta davvero tutto: casa, rifiuti, asili nido, occupazione suolo pubblico, musei, parcheggi, permessi per l’accesso alle Zone a Traffico Limitato, tassa di soggiorno per i turisti. Tutti pagheranno di più e pagheranno di meno. A fronte di un aumento vertiginoso della pressione fiscale, si taglia di circa 150 milioni la spesa corrente. «Eliminazione degli sprechi», con il recupero degli affitti passivi, riduzione delle utenze, centrale unica degli acquisti, persino le spese postali scendono di 1,5 milioni. Si tagliano però anche 4 milioni alle mense, mentre la riduzione dei costi per lo staff del sindaco, vicesindaco, assessori è stata di 300 mila euro; peccato la maggioranza stessa avesse richiesto 1,8 milioni di tagli per quella voce.

«No alla Roma che chiede» significa ricevere solo poco più di cento milioni dal Governo, e “tranche” sudatissime dalla Regione, in barba al ruolo di Capitale che continua a pesare ancora soltanto sulle spalle dei romani.

Così come il «no» alla gestione contabile ma un «sì», verrebbe da aggiungere a un «commissariamento» dall’alto tradotto in una cabina di regia che insieme ad autorevoli esponenti di Governo e Parlamento hanno scritto insieme al Campidoglio piano di rientro e bilancio.

Gli investimenti poi sono di fatto «spariti» dalla manovra. Come fare del resto? Non è invece sparita la tradizionale «manovrina d’Aula» contenuta nel maxiemendamento di giunta approdato in commissione nottetempo: la chiave di volta per l’approvazione finale del Bilancio nei tempi richiesti dal sindaco, il 31 luglio. Una manovrina di 32 milioni di euro, comprese entrate e uscite che consente ai consiglieri capitolini di poter impegnare spese per «progetti» specifici. Per questo Riccardo Magi, (Radicale eletto nella Lista Marino) ha votato contro: «Il sindaco mi aveva assicurato trasparenza ma i 5 milioni di euro assegnati alla cultura, evidentemente spuntati fuori nelle ultime ore e giustificati dall’assessore Scozzese come adeguamento ai costi standard, mi fanno temere una nuova “manovrina” d’Aula come quella scongiurata a novembre». Il dubbio insomma è che la giunta abbia concesso ad ogni gruppo la facoltà di spendere una certa cifra. Consuetudine, certo. Ma in tempi di lacrime e sangue…

Il gioco delle parti comunque, in un Bilancio che annuncia un percorso ma non indica il traguardo, è sempre lo stesso.

Soddisfatto, ovviamente, il primo cittadino: «È il nostro primo vero Bilancio e avviene in un momento storico i cui i trasferimenti agli enti locali sono fortemente diminuiti. Nonostante un disavanzo strutturale di quasi un miliardo di euro, siamo riusciti a diminuire la pressione fiscale, 530mila romani non pagheranno l’Irpef. Avremo 400 posti in più negli asili nido e costruiremo alloggi popolari».

Gongola tutta la maggioranza, dal presidente dell’Assemblea capitolina, Coratti al capogruppo Pd D’Ausilio, dal coordinatore della maggioranza Panecaldo al capogruppo Sel Peciola. Attacca invece il centrodestra, con l’ex sindaco Alemanno, il deputato FdI Rampelli e il capogruppo Ghera, Alfio Marchini e il presidente della sua Lista civica, Onorato. Il capogruppo di AnP, Cozzoli parla di Bilancio «disastroso» e a proposito di tagli e ristrutturazioni organiche sottolinea come il famigerato «taglio» alle società inutili del Campidoglio – e annesso giro di poltrone – sia miracolosamente sparito.

Tacciono i 5 Stelle che l’altra notte al voto sul Bilancio e alla “manovrina” connessa, erano desolatamente assenti.