PROGETTO. Accorpare Atac, Trambus e Met.Ro, con risparmi irrisori. E alla guida dell’azienda principale che gestisce tutta la mobilità capitolina è arrivato un nuovo discusso presidente
Quasi due miliardi di debiti, e perdite complessive che si avvicinano ai 100 milioni di euro. Sono i numeri che emergono dai bilanci delle tre aziende di trasporto pubblico partecipate dal Comune di Roma. Il sindaco Gianni Alemanno, nelle prime settimane del suo mandato, ha tappezzato la città di manifesti per denunciare il buco nel bilancio comunale lasciato dalla precedente amministrazione, quella guidata da Walter Veltroni. Anche il trasporto pubblico ha contribuito. Le tre società che gestiscono il Tpl (trasporto pubblico locale) romano – Atac, MetRo e Trambus – hanno debiti per centinaia di milioni di euro che permetterebbero, per esempio, di sostenere le spese della Camera dei deputati, ininterrottamente, per più di un anno.
Nessuno si aspetta che gestire un servizio pubblico consenta di macinare profitti, ma visto che le società che se ne occupano sono partecipate dal Comune, le inefficienze (e le perdite che ne derivano) vengono poi scaricate sui cittadini. La situazione più drammatica è quella delle casse di Atac Spa, la società che coordina l’intero Tpl di Roma, e che interagisce con le altre due partecipate dal comune che si occupano di metro e tram. Prendendo in esame gli ultimi bilanci disponibili, quelli relativi all’esercizio finanziario del 2007 e approvati dai consigli di amministrazione la scorsa estate, si può vedere anche come MetRo (gestisce le linee metropolitane e ferroviarie di Roma), che ha registrato buoni utili, 571 mila euro, debba far fronte a oltre 341 milioni di euro di debiti.
Anche i creditori della Trambus Spa – azienda partecipata al cento per cento dal comune di Roma (si occupa della gestione di bus, filobus e tram) – reclamano 863,1 milioni di euro. Un’enormità: i manager, infatti, hanno chiuso l’esercizio finanziario del 2007 con perdite che sfiorano i due milioni e mezzo di euro.
NUMERO UNO
La storia che merita un approfondimento è quella dell’Atac Spa, società che non opera solo nel trasporto pubblico. L’azienda gestisce anche i servizi della mobilità privata: l’intero sistema di controllo del traffico (semafori, segnaletica luminosa e centrale del traffico); i parcheggi di scambio e a pagamento (cosiddette strisce blu), il rilascio dei permessi di accesso alle Ztl (Zone a traffico limitato). La giunta capitolina, con delibera del 12 dicembre 2007, ha affidato ad Atac anche la gestione delle licenze taxi, noleggio con conducente (Ncc), e i veicoli a trazione animale (le tipiche “carrozzelle” romane).
Al 31 dicembre 2007 la situazione delle casse della società romana sarebbe drammatica per un’azienda normale che non potesse contare sulle profonde tasche del Comune. Il totale della passività registrata in bilancio ha superato 1,2 miliardi di euro. Di questi, 616,5 milioni di debiti (che diviso peri 1.666 dipendenti, significa un carico di 370 mila euro per ogni salariato). Il risultato dell’esercizio relativo al 2007, nonostante l’incremento di 33,5 milioni sull’anno precedente, ha registrato una perdita di 94 milioni di euro. E il colpo di grazia arriva dal consiglio di amministrazione di Atac che nell’ultimo bilancio scriveva: «Le spese straordinarie avvenute dopo la chiusura dell’esercizio, potranno impattare negativamente sul risultato netto del prossimo esercizio».
FUSIONI IN VISTA
Nel corso del prossimo anno, potrebbe trovare attuazione il progetto di riassetto del trasporto pubblico della capitale le cui linee guida sono state descritte nel documento approvato da Walter Veltroni nel dicembre del 2006. Nel progetto, rilanciato anche da Alemanno, è prevista una semplificazione della struttura societaria pur mantenendo il sistema degli affidamenti in house, cioè contratti senza gara d’appalto concessi a società partecipate dal comune. Il piano prefigura la riaggregazione e la ricomposizione dei tre principali soggetti del Tpl romano: la costituzione di un’Agenzia leggera con compiti di pianificazione e una società per il patrimonio cui ricondurre la proprietà degli asset. Fonti vicine al dossier, scrive il quotidiano ItaliaOggi, fanno sapere che la soluzione non sarà affatto semplice. In sostanza si partirebbe da uno spacchettamento dell’Atac in tre parti: una società deputata alla gestione degli immobili, un’agenzia per la mobilità che sarebbe incaricata della gestione del traffico cittadino, e un terzo polo (una holding o una newco) in cui confluirebbero le attività residue e nel quale sarebbero assorbite le società Trambus e MetRo. Dice il consiglio di amministrazione di Atac nell’ultima relazione al bilancio: «Da tale scenario evolutivo non sono, comunque, al momento immaginabili i possibili mutamenti del ruolo di Atac, le cui attribuzioni principali sembrano sostanzialmente confermate». Insomma, i risparmi riguarderebbero solo l’organigramma aziendale: molte poltrone in meno e consigli di amministrazione ridotti. Si tratta in realtà di poca roba. Le spese e i debiti per i servizi operativi – il grosso dei costi aziendali – rimarrebbero pressoché immutati.
UN NUOVO CAPO
Il 5 novembre scorso, il sindaco Alemanno ha nominato alla guida dell’Atac l’imprenditore Massimo Tabacchiera. La decisione ha fatto discutere. Il Partito democratico si è pronunciato, compatto contro la sua nomina, nonostante Tabacchiera fino a qualche mese fa fosse considerato uno dei manager fidati di Veltroni. L’ex sindaco di Roma promosse Tabacchiera alla presidenza dell’Ama (società che si occupa della raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti della capitale), al fianco dell’allora amministratore delegato Domenico Tudini. I debiti nella municipalizzata si moltiplicarono e, prima Tudini, poi Tabacchiera, furono costretti alle dimissioni.
Ma anche Alleanza nazionale ha contestato duramente la nomina del neo presidente dell’Atac: ha rimproverato al sindaco Alemanno di non aver promosso un uomo di partito o un sostenitore meno trasformista dell’imprenditore.
In ambienti vicini alla società dei trasporti romani pensano che non abbia le caratteristiche per guidare l’azienda verso il grande progetto di riorganizzazione del trasporto pubblico romano. Un’operazione – come abbiamo visto sopra – piuttosto complicata. Troppo, fa notare qualcuno, per una persona che ricopre cariche in numerose altre società, e che dovrà trovare anche il tempo da dedicare all’Atac.
ROSARIO DI CARICHE
Tabacchiera, infatti, assieme al padre è proprietario della Siderlamina Srl, specializzata nella trasformazione e lavorazione di laminati metallici. È presidente dell’Asteco Industria Srl (società di costruzione di cartolerie, tabaccherie, edicole e strutture di prefabbricati). Guida anche le associazioni imprenditoriali Pmitalia e Federlazio. È consigliere di Roma Multiservizi Spa che si occupa delle pulizie, della disinfestazione e della derattizzazione degli immobili a uso pubblico, come le scuole, gli asili nido e le spiagge. Siede anche nel consiglio della società Ecocerved, specializzata nella produzione e distribuzione di dati relativi all’ambiente e all’ecologia (in sospetto conflitto d’interesse con la Roma Multiservizi). È membro del comitato direttivo del Consorzio industriale pontino, e consigliere della Società per il polo industriale romano, e della Castel Romano Sp
a.
Nei giorni scorsi Tabacchiera è stato sorpreso dal quotidiano Leggo, mentre utilizzava l’auto di servizio per scopi privati: mandava i figli a scuola con l’auto blu, accompagnati dalla tata. Al quotidiano Repubblica sono arrivate le scuse pubbliche del neo presidente dell’Atac: «Ho sentito il dovere di scusarmi perché ho comunque commesso una leggerezza. Se lo facessi per abitudine sarei un mascalzone. Ma io sono uno che non se ne approfitta. Durante il servizio militare ho fatto l’ufficiale dei carabinieri, so cos’è il rigore morale. Anche adesso, quando ho accettato di essere presidente dell’Atac, non ho chiesto contratti aggiuntivi, come fanno tanti. Prendo un compenso ridicolo: 87 mila euro lordi all’anno». È meno di un quarto dei 408 mila euro dichiarati da Tabacchiera nel 2005.