IlVaticano e le gerarchie ecclesiastiche stanno alla finestra e di lì osservano l’evolversi della situazione. In particolare, osservano il sindaco di Roma, Walter Veltroni, che insieme al capogruppo dell’Ulivo, Dario Franceschini, trova nella figura di don Milani, prete-educatore e, insieme – secondo una storiografia non del tutto obiettiva e completa -, prete ribelle nei confronti dell’autorità della Chiesa nel periodo post conciliare, le radici e le origini del “suo” Partito democratico: il senso della relazione con gli | altri, la lotta contro le diseguaglianze e le ingiustizie sociali, l’aiuto agli ultimi, agli indifesi e ai poveri. Lo osservano, oltre il Tevere, e oggi, nel tempo di papa Benedetto XVI, ne sanno riconoscere > pregi e difetti, punti di contatto (alcuni) e lontananze (altre, ma forse più significative).
In questi anni di mandato amministrativo Veltroni è riuscito, nel bene e nel male, ad aggregare un certo consenso oltre il Tevere laddove, le gerarchie della Chiesa, soprattutto quelle dell’era Wojtyla, hanno visto in lui un sindaco capace di prodigarsi per gli ultimi, per la solidarietà ai poveri e ai disagiati e, di qui, l’impegno “alto” per l’Africa, la lotta contro la pena di morte, la solidarietà sociale. Un impegno del quale, Walter, informava sovente per telefono (siamo sempre nell’era Wojtyla) le stanze vaticane e soprattutto, nella sua Roma, quel Ri-no Fisichella cappellano di Montecitorio e oggi rettore della pontificia università lateranense capace di ascoltare, forse più di altri (non per niente fu proprio Fisichella che Oriana Fallaci volle accanto a sé sul letto di morte), i pensieri e le parole di tutti, qualsiasi fosse il loro credo e la loro estrazione politica.
E poi l’amicizia con Sant’Egidio, il movimento ecclesiale che dell’impegno nel sociale ha fatto e fa una ragione di vita. Con loro, con i leader della piccola comunità di Trastevere, ogni Natale ecco Walter che, con tutta la sua famiglia e qualche collaboratore del Campidoglio, siede a pranzo attorniato dai poveri e dai barboni della città. E ancora, eccolo, Walter, impegnato a sostenere i lavori della Caritas romana perché ovunque c’è chi da del suo per fare del bene a chi non ha, il sindaco di Roma c’era e c’è.
Dunque, Sant’Egidio e Caritas: le due associazioni cristiane romane a cui Veltroni si è legato maggiormente. E infine (siamo sempre nelle azioni ben viste oltre il Tevere), ecco l’impegno per favorire il dialogo interreligioso tra fedi e culture diverse. Anche qui, con l’aiuto di Sant’Egidio e di qualche porporato vaticano (tra questi, nei mesi post Ratisbona, monsignor Paul Poupard, del dicastero della cultura e del dialogo interreligioso): poche settimane dopo gli attentati del settembre 2001 tutti ricordano (ma non si sa con quali risultati) l’incontro romano for peace tra leader cristiani e islamici. E, ancora, tanti appuntamenti, fino all’ultimo del 2006: la presentazione della rivista tutta dialogante “Conoscersi e convivere” assieme a diversi esponenti di religione cristiana, musulmana ed ebraica.
Punti di contatto, dunque, ma altri di distanza. Questi ultimi si sono ben visti nelle ultime udienze che ogni anno il pontefice ha concesso alle autorità istituzionali di Roma e Lazio. Qui, di fronte al successore di Giovanni Paolo II, Veltroni si è sempre “comportato” in modo impeccabile. A differenza di molti dei suoi collaboratori, davanti al pontefice si è sempre inchinato (non proprio inginocchiato) fino quasi a baciare l’anello del pontefice. Un segno, l’inchino, letto nelle sacre stanze positivamente, perché non scontato (un segno simile a un altro molto apprezzato: il regalo di un calice all’Arcicon-fraternita del Santissimo Sacramento e Maria Santissima del Cannine in Trastevere che è tradizione del Comune di Roma fare). Eppure,proprio nelle ultime udienze papali, sono venuti fuori tutti quei punti che distanziano Walter da Joseph, il prossimo leader del Pd dalla guida della Chiesa. Benedetto XVI, davanti ai responsabili delle tre amministrazioni romane e laziali (Regione, Provincia e Comune), ha riservato diverse bordate circa le mancate politiche prò vita e famiglia. Politiche che, anche nel Pd e insieme a tutti i temi “eticamente sensibili”, sono destinate a segnare profondamente la distanza tra i cattolici e i non cattolici. O meglio, tra una parte di cattolici più vicini alla Margherita e all’area teodem e quell’altra parte più su posizioni “bindiane”, “prodiane”, insomma, maggiormente “progressiste”.
È qui, sul difficile crinale dei temi etici, che il Vaticano annota i punti critici del politico Veltroni, punti che, in fondo, dividono profondamente anche lo stesso mondo cattolico al suo interno, e il mondo cattolico che intende muoversi all’interno del Pd.