RADICALI ROMA

In “Divinamente Roma” “Sacre Terre”, concerto trascinante e vitale, de “I Tarantolati di Tricarico”

In “Divinamente Roma” “Sacre Terre”, concerto trascinante e vitale, de “I Tarantolati di Tricarico”

 

di Lucio De Angelis
Roma, città del dialogo e della convivenza, con la seconda edizione di “Divinamente Roma”, il festival internazionale della spiritualità diretto da Pamela Villoresi, è tornata ad accogliere voci e racconti di Paesi e culture diverse, puntando la luce sull’uomo, sulle sue immutate risposte e il suo bisogno di credere. 

 

In un mondo in cui ognuno crede di avere la verità in tasca è bene ricordare come l’uomo dimentichi, “per citare il maestro Sufi Ibn Arabi – afferma Villoresi – che Dio non è contenibile da tutti i nostri libri, ma solo dal cuore di chi lo cerca”.
Promosso da MiBAC, Associazione ARMUSER ed ETI, questo Festival è una fucina di pace che, attraverso l’arte e lo spettacolo, guida alla comprensione di percorsi spirituali differenti.
I pensieri religiosi ed artistici del mondo vengono accolti in alcuni tra i luoghi più belli della capitale: la Basilica Santa Maria in Trastevere, i Musei Capitolini, il Conservatorio di Santa Cecilia, l’Auditorium del Goethe – Institut Rom, l’Antica Casa di Correzione di Carlo Fontana presso il Complesso di San Michele a Ripa, gli Horti Sallustiani, i Teatri Valle, India e Dei Dioscuri, Palazzo Valentini, il Museo dei Bambini Explora.
La sera di giovedì 9 aprile il teatro India è stato il luogo dove si è tenuto il concerto “Sacre Terre. Riti, miti e culti di Lucania”, folk lucano dei Tarantolati di Tricarico, a lungo collaboratori di Dario Fo, Guccini e De Gregori, per la regia di Giovanna D’Amato e con la mirabile partecipazione del gruppo di Danza Iatrida.
Quello dei Tarantolati è uno dei gruppi di musica folk italiana più noti e attivi; da anni si dedica alla riscoperta della musica legata alle tradizioni e ai riti del sud d’Italia. La loro musica travolgente, le vorticose danze della Iatrida e le antiche maschere del Carnevale hanno dato vita ad uno spettacolo trascinante e vitale. 
Il regista Francesco Tavassi, presentando a suo tempo uno spettacolo, scriveva: ‘Forse ci si sente davvero del Sud, quando si va via da questa terra; l’anima allora insorge e cerca espressione altrove e questa terra martoriata e degradata trasmette un’energia, che imprigiona la mente e ti costringe a darle voce.
Forse il Sud è solo questo: una cultura, e quelle strade, quella gente sono solo l’involucro disordinato di una civiltà antica e radicata, che ha saputo esprimere solo attraverso l’arte il suo essere. O forse più semplicemente, per esprimere veramente una cultura, per apprezzarla bisogna prenderne distanza, confrontarla ad un contesto più vasto’.
 
La musica di “Sacre Terre” ha riempito il teatro di energia in movimento e di ritmi trascinanti, specialmente quando ci si è rifatti alla tradizione che vuole che per liberare la vittima morsa dalla taranta, di solito una donna, si suonassero incessantemente i tamburelli a ritmo vorticoso, finché non veniva sciolta dall’incantesimo, accompagnati da un ballo ossessivo e ripetitivo, che contribuiva ad esaurire il veleno. 
 
In questi concerti non c’è un pubblico statico, perché questi ritmi producono ‘movimento’ che riporta gli spettatori, essendo per la maggior parte del Sud, alle loro radici.
La ‘pizzica’ nasce da questo fenomeno del tarantismo, che vede nel ballo l’espulsione del male, della negatività ed ha pian piano acquisito autonomia come forma ritmica e musicale, ma soprattutto come fenomeno popolare. 
L’origine di questa danza si fa risalire alla fine del 1400, ma potrebbe darsi che essa discenda addirittura da antichi riti dionisiaci. La danza ha tre tipologie: la ‘pizzica tarantata’, la ‘danza delle spade’ e la più comune e nota ‘pizzica de core’, che rappresenta i sentimenti d’amore, erotismo e passione nel rito di corteggiamento tra un uomo e una donna.
Alcune cronache del XIX sec. descrivono questa danza sfrenata, variante della ‘pizzica tarantata’: danza di corteggiamento durante la quale i due ballerini si avvicinano, ma non si toccano mai.
Tutto si svolge con uno scambio di sguardi, più o meno provocatori, una serie di gesti che rivelano da un parte il desiderio dell’uomo di godere delle grazie della donna e dall’altra, quello di lei di essere corteggiata dall’amato al quale, però, sfugge se questi prova ad avvicinarsi.
La donna balla al ritmo frenetico dei tamburelli, sventolando un fazzoletto rosso, il colore della passione, con il quale invita a ballare colui che il capriccio le indica.
Stanca di questo compagno, ne invita un altro e un altro ancora a suo piacimento, donando il fazzoletto solo a colui che é in grado di rapirle il cuore, assecondando ogni suo desiderio, ogni sua fantasia.
In questo ballo non c’è uno schema ben preciso di passi che bisogna imparare a seguire, ma è semplicemente tutto affidato al proprio sentire. Si tratta di saltelli sincronizzati al ritmo dei tamburelli che, accompagnati dai diversi strumenti (mandolino, flauto, nacchere, violino, chitarra ed armonica), sembrano rimarcare l ritmo del cuore.
Con i bis, che hanno fatto salire al massimo la fibrillazione della platea, i Tarantolati hanno raccolto alla fine un vero e proprio trionfo !
INFO: www.divinamente.info