Se l’Italia si fa bacchettare dall’Unione europea per le deficienze del suo piano anti-emissioni, Roma presenta a New York un progetto articolato che mira a ridurre la produzione di anidride carbonica attraverso il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili.
Nella Grande Mela si tiene la conferenza degli amministratori di 46 metropoli del mondo, promossa dal sindaco Michael Bloomberg. Un incontro in cui si discute degli interventi adatti a ridurre l’inquinamento delle grandi città, che coprono l’un per cento della superficie della terra ma “succhiano” energia per tre quarti e producono l’80% dei gas venefici.
Roma è l’unica città italiana presente e i numeri del suo piano sono un buon punto di partenza: 25mila eco-semafori che sfruttano energia solare, 100mila nuovi alberi da piantare, 500 edifici pubblici e mille tra asili e scuole alimentati da fonti rinnovabili grazie a un accordo Comune-Acea. Senza dimenticare che tutti i nuovi edifici privati dovranno sfruttare almeno il 30% di energia pulta.
Un pacchetto di misure che l’Urbe porta negli Usa e che dovrebbe consentire di ridurre le emissioni di Co2 per una quantità pari a 53mila tonnellate.