RADICALI ROMA

INTERVENTO DEL SEGRETARIO DI RADICALI ROMA AL COMITATO NAZIONALE DI RADICALI ITALIANI

COMITATO NAZIONALE 29 GIUGNO 2009 – CHIANCIANO

 

Vorrei partire non  da un’analisi, ma da una suggestione, che fra le tante di questi 3 giorni appena trascorsi, è servita a chiarirmi il filo di un discorso, che, ho capito solo ieri sera ascoltando sia Emma che Marco, ha tutto sommato un senso in questo nostro ragionare insieme e potrebbe forse essere di un qualche contributo al dibattito.

Mi riferisco al richiamo che è stato fatto, da Marco Boato e minimamente anche da Monica Frassoni, alla figura di Alex Langer, questo personaggio mai sufficientemente studiato e valorizzato soprattutto in un periodo come l’attuale, in cui a livello europeo sembrano prevalere le logiche nazionalistiche a discapito di una visione unitaria e federalista, intesa nel senso che piace a noi. Nel suo libro-testimonianza, e forse testamento, “il viaggiatore leggero” emerge con chiarezza come sia stata la sua esperienza personale di pacifista ante litteram, in una terra come l’Alto Adige di allora, dilaniata dalla segregazione e dal razzismo etnico, con l’etnos che diveniva ethos, a sviluppare in lui un’alta propensione all’ascolto, alla contaminazione culturale, alla difesa del diritto, dell’ambiente e della persona. A sviluppare soprattutto in lui una capacità particolare nel saper leggere le necessità attuali e nel saperle trasformare in quella visione profetica degli sviluppi e del dover fare che molti gli hanno riconosciuto.

 

Ecco allora che mutuando da Alex Langer (che conosco bene per essere stato per alcuni anni presidente di un’Associazione Culturale a lui intitolata ai tempi della mia militanza ambientalista) la  necessità dell’analisi corretta ed ampia per arrivare alla preconizzazione delle soluzioni ai problemi ed alle situazioni, volevo parlarvi delle cose sulle quali da alcuni mesi andiamo ragionando nella nostra Associazione Radicali Roma e degli strumenti che abbiamo individuato per provare a combattere la nostra battaglia di testimonianza radicale e di legalità nella difficile e per certi versi soffocante realtà laziale, spinti anche, per lo meno personalmente, da quel metodo in parte anche Langeriano del pensare globalmenete ed agire localmente.

 

Siamo partiti riflettendo sul fatto che nella regione Lazio non si vedevano differenze o discontinuità fra la giunta Staorace e la giunta Marrazzo; nove anni trascorsi nella più patente continuità partitocratica, con diritti civili, ambiente e rifiuti, legalità, costi della non democrazia e sperperi che si incancrenivano nelle pieghe del potere e sottopotere dei “ladri di Pisa”.

E partendo da una riflessione cominciata in una commissione del congresso di Radicali  Italiani di novembre, in cui si enucleavano bene alcuni concetti circa la diminuzione di rappresentanza democratica e sulla necessità di riscoprire la potenzialità di strumenti come la proposta di delibera ed il referendum, ma coniugati nel locale, abbiamo cominciato a studiare gli statuti regionali, alla luce delle modificazioni costituzionali del capitolo quinto della Costituzione del 2001, che abbozzava un tentativo di riforma federale, benché grossolana ed incompiuta. In quest’ analisi non solo sulla attualità, ma anche retrospettiva, abbiamo inoltre colto, anche forse in anticipo rispetto alla “Peste Italiana”, la corposità e costanza dell’illegalità a Roma e nel Lazio. Volendo solo enunciare abbiamo preso coscienza del mancato rispetto statutario da parte del Comune di Roma, che con Veltroni prima ed Alemanno poi, si ostina a non discutere le proposte di delibera popolare, di come un ufficio fondamentale come il difensore civico fosse vacante da molto tempo ed in precedenza nominato dal Presidente del Consiglio Comunale in spregio a regole ben precise ed affatto diverse, di come l’abusivismo delle affissioni in concomitanza delle diverse consultazioni elettorali rimanesse di fatto non solo impunito, ma neanche sanzionato; di come la pratica dei pianisti al Consiglio Comunale, dopo la fortunata parentesi della presenza di Rita Bernardini in Aula fosse ormai consuetudine sfacciata, di come sia stato di fatto smantellato l’ufficio del Garante dei detenuti e molto molto altro sul quale abbiamo già cominciato a stilare un piccolo documento per così dire locale sulla situazione agonizzante dello stato del diritto dalle nostre parti.

Soprattutto abbiamo verificato che lo Statuto della Regione Lazio, fortunata eccezione nel panorama delle regioni a statuto ordinario, prevede la possibilità di raccogliere firme per dei referendum non solo abrogativi, ma anche propositivi.

 

Siamo partiti da tutto ciò, dicevo, per arrivare ad individuare, proprio nei referendum regionali, quello strumento che ci consentisse di fare politica, attraverso la nostra specializzazione migliore: la raccolta delle firme, il contatto quotidiano con le persone, la costanza di essere in strada. Individuare i temi propositivi non è stato difficile, proprio perché forti dell’analisi a cui accennavo; potenziare raccolta, smaltimento, riciclo e riutilizzo della differenziata sui rifiuti con premialità fiscali per i virtuosi, privati o imprese; estensione dei diritti familiari a tutti, con la titolarità del diritto a beneficio del singolo e non della coppia; tutela anche sanitaria della salute infantile con il rimborso prima e l’abolizione poi dei ticket  sanitari per tutti fino a 14 anni; riconoscimento di facilitazioni abitative e di assistenza legale ai coniugi separati in difficoltà economica. A questi 4 temi abbiamo poi affiancato un pari numero di abrogativi in tema di vincoli paesistici, spese elettorali rimborsabili ai partiti, agevolazioni alle famiglie solo canoniche, contributi economici pubblici agli enti religiosi che si occupano di turismo.

 

Ad aprile quindi, fra mille difficoltà e moltissima fatica militante (condizioni che perdurano ma che non riescono a convincerci della non idoneità della scelta) abbiamo lanciato la nostra campagna referendaria sugli 8 quesiti Siamo stati velleitari, presuntuosi, poco accorti, temerari; o piuttosto, come cercherò brevemente di spiegare, capaci di interpretare quelle necessità civili e di porci come strumento, se volete anche come laboratorio per il partito tutto, per esplorare questa metodologia di rilancio?

 

Bene io credo che innanzitutto questa campagna con i tavolini ci abbia permesso, come Marco Pannella sa per alcune verifiche intercorse in quei giorni fra lui e me, di essere centralina di monitoraggio eccellente per seguire il montare esponenziale dell’efficacia della lotta non violenta intrapresa da Marco stesso e da tutto il gruppo dirigente nazionale; è stato bello notare come vi sia stato un vero e proprio progredire giornaliero della conoscibilità della lista, dei temi e come un “ri-conoscere” i radicali, che sembravano riemersi da un letargo; le bandiere gialle con il simbolo dei nostri tavolini in quei giorni sono diventati elementi di richiamo e non più semplice arredo metropolitano. Soprattutto, però, mi importa sottolineare come la nostra battaglia, di metodo e di merito (non ho detto di come stiamo seguendo con tenacia e costanza l’evolversi dell’iter regionale sulla legge attuativa dei referendum propositivi) ci ha consentito e secondo me ci consentirà in questa fase di fornire una risposta possibile all’interrogativo di come rilanciare l’iniziativa politica di un partito dalle casse vuote, permettendoci inoltre di poter essere indagatori statistici delle possibilità di ascolto e collateralità dalla comunità regionale nella duplice componente della “gente” e dei partiti.

 

In queste settimane infatti, dopo il 4 per cento ottenuto a Roma alle recenti europee ed il 3 per cento regionale (attenzione sono consapevole e con me tutti i compagni dell’Associazione che si tratta di un voto non acquisito, ma lambito dalle nostre tematiche), tuttavia dicevo con quel risultato, legato all’efficacia della campagna nazionale delle ultime 2 settimane e forse minimamente al nostro stare per strada, cominciamo ad avere telefonate, contatti e riunioni con altre forze locali del centrosinistra, che negli ultimi mesi sembravano averci cancellato dalle loro agende. Non tralasciamo il piccolo particolare, inoltre, che questa campagna, dispendiosissima da un punto di vista energetico ma anche economico, ci sta dimostrando che parlare con la gente de visu è il modo migliore per chiedere contributi in soldi e più che 10 telefonate, valgono 3 minuti di contatto per la spiegazione dei temi e la raccolta delle firme.

 

L’impresa è titanica e francamente credo che, sebbene per abitudine cerco di non considerare nel mio agire la possibilità del fallimento degli obiettivi, servirà uno sforzo da parte di tutti noi dell’Associazione, cercando contributi e nuova militanza per riuscire. Ma dopo, ribadisco dopo, il 30 settembre, quando avremo depositato le firme, a me non interesserà ragionare di coalizioni, liste, listini, accordi per le regionali: avremo una piattaforma di governo per la regione che costringerà le altre forze ad esprimersi su temi così cruciali, da non poter essere elusi. E se riusciremo in parte lo dovremo anche alla splendida opportunità che ci ha fornito radio radicale, con la trasmissione del sabato pomeriggio sulla nostra campagna. Radio Radicale che occupa la cima delle mie preoccupazioni per i prossimi mesi e che vorrei davvero preservare dalla tempesta che sento avvicinarsi; siccome aiutarla non posso, mi piacerebbe che si difendesse e la difendessimo tutti insieme, magari producendo un piccolo dossier sulla sua attività di servizio pubblico, che potremmo pensare di divulgare anche ai tavoli; così almeno solo per riconoscenza.

 

Chiudo rapidamente con una richiesta che mi sento di rivolgere alla Segretaria Antonella ed al Tesoriere Michele:sono convinto che questa baracca si salverà solo, o per lo meno meglio, se riuscirà a conquistarsi una costanza di rapporti territoriali con le persone, bypassando l’ostracismo radio televisivo nei nostri confronti, che, ci piaccia o no, esiste. Allora da segretario dell’Associazione locale più fortunata perché a stretto contatto con il Nazionale, chiedo che si riprenda in esame il progetto dell’anno scorso di individuare 1-2 persone che in modo costante monitorizzino, aiutino e promuovano l’associazionismo locale radicale, nelle forme attuali o che penseremo di darci: ma un referente “centrale” mi pare indispensabile.

 

E siccome i discorsi o sono lineari cioè chiari o sono circolari cioè terminano da dove sono partiti e credendo di non essere riuscito ad essere lineare, chiudo con la citazione del messaggio che Alex Langer volle lasciare a tutti quelli che lo stimavano ed amavano prima di togliersi la vita,  affinché ci serva da sprone: “CONTINUATE IN QUELLO CHE ERA GIUSTO”

 

 

 

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