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Iran, Ahmadinejad: «Riconoscere Israele è un crimine»

Iran: «Riconoscere Israele è un crimine» «I Paesi islamici che lo riconoscono dovranno affrontare l’intera comunità islamica», ha detto ai miliziani khomeinismi

TEHERAN – «Qualsiasi Paese islamico che riconosce Israele, commette un crimine imperdonabile e dovrà affrontare l’intera comunità islamica». Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, parlando davanti a un migliaio di studenti delle milizie dei volontari islamici khomeinisti (basiji), ha ribadito la posizione già espressa nei giorni scorsi quando aveva detto che «Israele dev’essere cancellata dalle carte geografiche», suscitando aspre proteste in mezzo mondo, una condanna del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la richiesta di Israele di espellere l’Iran dall’Onu.

 

«LO DICIAMO DA 27 ANNI» – Ahmadinejad, citato dall’agenzia ufficiale iraniana Irna, ha ripetuto che «nessuno nel mondo islamico ha il diritto di riconoscere questo falso regime, che cerca di ingannare i Paesi arabi con il ritiro dalla Striscia di Gaza per ottenere il loro riconoscimento». «Morte a Israele», gli hanno risposto i basiji. Il presidente iraniano ha aggiunto di non avere detto nulla di nuovo, ma di avere semplicemente ripetuto posizioni già manifestate dall’ayatollah Khomeini, già 27 anni fa, e dall’attuale guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. La frase sulla cancellazione di Israele è una citazione di Khomeini e in pratica uno slogan ufficiale in Iran, ma nessun alto dirigente iraniano da anni aveva osato ripeterla.

 

«NON FERMEREMO LA DELL’CONVERSIONE URANIO» – Il capo dello Stato iraniano ha poi ripetuto che l’Iran continuerà l’attività di conversione dell’uranio riavviata lo scorso agosto in un impianto a Isfahan, e ha accusato i Paesi occidentali di volere «impedire alla Repubblica islamica di dotarsi di un ciclo per la produzione di combustibile». «Gli occidentali non possono portare via quello che la nazione iraniana ha ottenuto con i suoi sforzi».

31 ottobre 2005. Da www.corriere.it

 

La Comunità ebraica di Roma manifesterà il prossimo 3 novembre alle 21 davanti all’ambasciata dell’Iran per protestare contro le dichiarazioni del presidente Ahmadinejad. ”Si fa appello a tutte le forze istituzionali, politiche e della società civile affinché la loro presenza possa testimoniare il diritto dello stato d’Israele di esistere”, si legge in una nota diffusa dalla Comunità ebraica di Roma.

 

Intervista ad Amos Luzzatto «Non giudico i singoli. Valuterò i no dei partiti»

 

ROMA — Amos Luzzatto, da presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, sarà alla manifestazione di giovedì sera davanti all’ambasciata iraniana per protestare contro quel «cancelleremo Israele» annunciato dal presidente Ahmadinejad.
«È un’iniziativa molto opportuna. Mette il dito su una piaga a cui non si è prestata sufficiente attenzione: la motivazione di quelle dichiarazioni. Non esistono né conflitto né confini tra Iran e Israele; né si può parlare di conflitto arabo, visto che l’Iran non è un paese arabo…».
Dunque?
«L’ipotesi che rimane è che l’Iran parli in quanto Paese islamico: e introdurre nella conflittualità internazionale motivazioni di carattere religioso è gravissimo e molto pericoloso per tutto il mondo. Le cause di questo vanno cercate lontano, fin dallo smembramento dell’Impero Ottomano. Partendo da lì si può anche capire che non esiste un problema israelo-palestinese, ma qualcosa di molto più grave, di cui quel conflitto è conseguenza e non causa».
La posizione iraniana non è nuova. E Israele non esiste neppure nelle cartine geografiche dei testi scolastici palestinesi.
«La gente ora ha cominciato a capire che se un conflitto politico diventa religioso, il rischio riguarda tutto il mondo. Quel tipo di linea estremistica non deve passare, anche negli interessi degli iraniani: dopo i lunghi anni di guerra con l’Iraq, ne vogliono scatenare un’altra?»
L’appuntamento di giovedì è organizzato, come altri per Israele, da Giuliano Ferrara. Intravede una strumentalità?
«C’è strumentalità in ogni azione che compiamo. Io non faccio processi alle intenzioni. Ed è bene che qualcuno lanci iniziative come questa».
Gli assenti saranno «nemici»?
«L’assenza del singolo non basta per giudicare: si può essere malati, o all’estero. Se invece una forza politica decide di non venire, spieghi perché: e quello si valuterà ».
Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, dice che verrebbe se dopo si andasse all’ambasciata israeliana a manifestare «a favore dei diritti dei palestinesi e contro certe scelte del governo Sharon».
«La differenza è che Sharon riconosce il diritto palestinese ad avere uno Stato. Mentre Ahmadinejad vuole cancellare Israele. Cancellare: una parola che fa venire i brividi».
Da www.corriere.it

 

Daria Gorodisky
31 ottobre 2005