RADICALI ROMA

IZZO, RADICALI ROMA: DENUNCIATI PER AVER RIVOLTO A PUTIN DELLE SEMPLICI DOMANDE


Dichiarazione di Paolo Izzo,
Segretario di Radicali Roma
e membro del Comitato di Radicali italiani

Ieri sera avremmo voluto semplicemente chiedere conto a Vladimir Putin della sorte in Russia dei giornalisti e militanti per i diritti civili, Pussy Riot e Arctic 30, nonché dello stato dei diritti umani in genere nel Paese di cui egli è presidente. Ma non ci siamo riusciti. Siamo stati fermati prima, dalle forze dell’ordine che erano lì per proteggere la visita di Putin a Silvio Berlusconi, presso palazzo Grazioli. In pochi militanti dell’associazione Radicali Roma, seguiti da alcuni giornalisti, ci eravamo recati in una via del Plebiscito praticamente deserta, per porre le nostre questioni, avvalendoci di alcuni fogli di carta su cui le avevamo scritte, anche in caratteri cirillici, per facilitare al presidente Putin la comprensione delle domande che volevamo porgli. Del resto non vi erano altri modi per contestare il presidente russo, se non questo atto di “disobbedienza civile”. Ma la nostra azione nonviolenta non è stata nemmeno consentita e ci è stato contestato il mancato preavviso alla Questura di una manifestazione: non trattandosi di manifestazione, che comunque non sarebbe stata autorizzata né vi sarebbero stati i tempi tecnici per presentarla, non avevamo ritenuto, infatti, di comunicarla in anticipo, se non a mezzo stampa. Tuttavia, per questo motivo, due di noi, il sottoscritto e un altro militante radicale, sono stati condotti alle ore 23 al commissariato Trevi Campo Marzio per essere prima identificati e poi denunciati per violazione dell’art. 18 del TULPS e rimandati a casa verso le due e trenta di notte. Non ci sono state ulteriori contestazioni poiché non abbiamo opposto alcuna resistenza né all’impedimento di rendere visibili le nostre domande scritte su carta, né alla traduzione verso il commissariato. Ringraziamo le forze dell’ordine che hanno svolto il loro lavoro. Noi abbiamo fatto il nostro: chiedere che il rispetto dei diritti umani occupi il primo posto in ogni contesto politico. Sempre e ovunque.