RADICALI ROMA

La Bonino a industriali e regioni: basta con le missioni scoordinate

Il ministro del Commercio estero Emma Bonino propone alle imprese un patto sulla promozione all’estero per non disperdere denaro ed energie in mille, piccole e disordinate missioni. Da parte sua, mette sul tavolo un nuovo programma dell’Ice di tre anni. Il ministro ne ha discusso con gli imprenditori Guidalberto Guidi (Anie) e Paolo Zegna (Smi-Ati). Chiede un’alleanza, il ministro Emma Bonino. Un patto perché Istituzioni e imprese insieme riescano a portare all’estero l’immagine dell’Italia più avanzata e nel suo complesso, senza disperdere denaro ed energie in mille, piccole e disordinate missioni promozionali com’è stato finora. Perché, dice, solo azioni di sistema riescono a produrre risultati concreti. Ma siccome il suo ministero non ha poteri di legge per imporsi, la strada da seguire è quella del «convincimento». Che si può percorrere grazie a
un’alleanza, appunto.
Da parte sua, mette sul tavolo un nuovo programma promozionale dell’Ice di tre anni, una focalizzazione degli interventi sui Paesi emergenti e la richiesta di un raddoppio del budget a 120 milioni di euro. Questo piano, che sarà presentato ufficialmente oggi, è stato illustrato nelle sue linea principall al Corriere Economia, che lo ha discusso in un forum insieme al ministro, al presidente dell’Anie (industria elettronica associata a Confindustria), Guidalberto Guidi, e al presidente dl Smi-Ati (federazione delle Imprese del tessile-abbigliamento di Confindustria),
Paolo Zegna.

CORRIERE ECONOMIAIl suo piano cade in un momento molto propizio per il commercio
Internazionale. Può anticiparne gli ingredienti
principali?

< BONINO«Alla base del progetto, frutto del contributo del mondo imprenditoriale e non solo, c’è
proprio la consapevolezza che l’export è il fattore trainante per consolidare la ripresa economica in
atto. E’ un momento magico e non bisogna perderlo. Il primo elemento di novità che abbiamo introdotto è avere linee guida di promozione triennali, e non più annuali. In secondo luogo, l’Istituto per il commercio estero (Ice) – che è poi al centro di tutto – dovrà muoversi con quattro strategie. Primo, focalizzare le aree geografiche emergenti senza abbandonare quelle mature, dove peraltro va il 53% delle nostre esportazioni. Secondo, affiancare ai settori tradizionali le nicchie specializzate ma in forte espansione. Terzo, cercare di fare sistema per evitare che i vari soggetti vadano in ordine sparso. Quarto, aumentare le risorse economiche per l’Ice e rafforzare il meccanismo del follow-up».

Lei crede che con i tempi che corrono riuscirà a
ottenere più soldi?

BONINO«E’ un tema delicato, considerato il dibattito in corso sui costi eccessivi della politica. Ma chiederò al presidente del Consiglio Romano Prodi e al ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, con grande insistenza, che l’Ice e il mio ministero siano messi in grado di competere almeno con i nostri partner europei. E’ necessario il raddoppio dei fondi attuali. Noi oggi abbiamo a disposizione 60 milioni di euro contro i 400 milioni della Gran Bretagna, i 180 della Spagna (più altri 128 per il turismo), i 120 della Germania (esclusi i länder). Da radicale, sono abituata a far le nozze coi fichi secchi. Adesso, francamente, vorrei cambiare dieta: qualche dattero
non farebbe male».

GUIDI «Non credo che la polemica sui costi riguardi il suo ministero. Si pensa, semmai, alle Provincie, a qualche ospedale che non si apre… I soldi da dare a lei? Se dipendesse da me firmerei
subito!».

BONINO«Dobbiamo fare uno sforzo comune per far capire l’importanza di investire in promozione all’estero, non è un caso che tutti i Paesi lo facciano. Poi, c’è un secondo problema, che le imprese conoscono benissimo: occorre fare sistema con le Regioni, la Camere di commercio, la Sace, la Simest e tutte le strutture disponibili».

GUIDI«Penso anche a quella miriade di piccole missioni in giro per il mondo con l’assessore
provinciale o il sindaco o la Camera di commercio che non sono solo inutili, sono dannose, perché creano confusione sul mercato. Io mi domando: ma non c’è qualcuno che ha la possibilità di coordinare, di impedire questo enorme spreco di risorse? In Italia ci sono settori ad altissima tecnologia ma è difficile farli conoscere sui mercati esteri. Per noi è determinante presentare l’immagine unitaria del Paese».

BONINO«Non ho poteri di legge perché le Regioni, in base alle modifiche introdotte al titolo V della Costituzione, in materia hanno una competenza concorrente. E tra l’altro, hanno molti più soldi del mio ministero. Non mi resta che procedere cercando di convincere gli attori in campo. E qui chiedo anche a voi imprenditori un aiuto perché, a dire il vero, spesso siete voi a stimolare missioni dall’estero al vostro presidente di Regione. Si è creato un pericoloso circolo vizioso, anche nel turismo. Ma non ha senso pubblicizzare le Cinque Terre senza pubblicizzare l’Italia…»

GUIDI«In realtà, io non sono pregiudizialmente contro queste missioni. Faccio l’esempio del Prosciutto di Parma. Se la Camera di commercio locale decide di portare il suo prodotto in qualche parte del mondo non è sbagliato, ma varrebbe la pena che venisse coordinato nel contesto di un
sistema più ampio».

BONINO«Certo, nemmeno io voglio togliere il passaporto a nessuno. Si tratta solo di muoverci come sistema e non ognuno per proprio conto».

ZEGNA«Per me l’elemento più importante del piano presentato dal ministro è la programmazione triennale; queste sono azioni che vanno pianificare oggi sapendo che l’inizio dell’attuazione si vedrà, probabilmente, nell’anno che viene. Finora, invece, si ragionava sul mese-mese e mezzo, rischiando di fare dei minestroni che, purtroppo, effetti non ne hanno. Pianificare aiuterà a convincere tutti: dando degli esempi sarà possibile creare iniziative forti attorno alle quali aggregare il sistema. Per quanto riguarda la segmentazione dei settori, invece, indubbiamente un prodotto come il nostro ha già avuto tassi di penetrazione importanti in alcuni Paesi, ma in aree come la Cina, l’India, il Brasile, l’Europa dell’Est e una parte dell’America Latina ha ancora molto spazio. Senza nulla togliere agli altri settori, credo che le quattro A debbano essere considerate come quelle che fanno più presa, avendo già un’immagine positiva e potendo renderla ancora più positiva a beneficio di
tutti quelli che seguono».

L’Ice ha una storia molto accidentata. Adesso è stato rlorganizzato: cambiato il direttore generale,
rivista la rete all’estero. Ma quanto serve, realmente, agli imprenditori?

BONINO«Oggi l’Ice è una macchina che si sta rimettendo in moto e sono contenta che anche il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo lo abbia riconosciuto. Ci stiamo attrezzando con strumenti innovativi e usiamo di più le videoconferenze. Stiamo spostando personale da Parigi o Madrid verso luoghi ad alta crescita come il nord del Brasile, la Cina o l’India. Ma fare tutte queste
operazioni a parità di bilancio,e nel settore pubblico, è tutt’altro che semplice».

 Cioè?

BONINO«L’internazionalizzazione non è mai stata una priorità delle nostre amministrazioni, il “mordere il mondo” non è stata la linea guida della nostra politica, c’è stato un pò troppo proteggersi, la paura del rischio. Se si pensa che l’ultimo concorso del mio ministero risale a 20 anni fa e che i suoi dipendenti, da 500 in organico, sono diventati meno di 300 dopo i pensionamenti. C’è poi un tema legato al personale: per aiutare le nostre imprese a penetrare meglio in mercati complessi, nelle sedi estere occorrono sempre più dipendenti locali, come legali, analisti,
tributaristi. È una direzione nella quale ci stiamo avviando».

ZEGNA«Trovo giustissimo che il personale dell’Ice sia locale e
che ci sia una maggior specializzazione, e le imprese devono dare un aiuto».

GUIDI«Una volta, quindici anni fa circa, feci una battaglia personale contro l’Ice perché avevo
scoperto che aveva una sede anche a Bologna e io, che vivo in quella città, non me n’ero mai accorto. Ma oggi devo riconoscere che l’Ice funziona. Alcuni anni fa ho rilevato un’azienda in Croazia proprio grazie alle indicazione datemi dall’Ice. Così come funzionano la Sace e la Simest. Insomma molte cose sono cambiate. Adesso bisognerebbe fare grandissime promozioni di sistema su Internet e una promozione alla rovescia: cioè portare in Italia i responsabili di imprese estere che hanno bisogno di tecnologie avanzate a vedere cosa e come produciamo. E attirare qui tecnici e studenti».

Finora non si è parlato delle banche che, sullo scacchiere internazionale, spesso sono state oggetto di critica da parte degli imprenditori. Secondo voi, con la nascita di due campioni nazionali come Intesa-San Paolo e Unicredit-Capitalia, cambierà qualcosa?

BONINO«Insieme alla mancanza di una rete di grande distribuzione, una delle fragilità della nostra internazionalizzazione è stata la mancanza di banche in grado di sostenere le piccole e medie imprese nel loro sforzo verso l’estero. Ed è un aiuto determinante: l’analisi sull’affidabilità del partner locale è un compito che fanno sicuramente meglio i funzionari della banca che non quelli dell’Ice. D’altra parte, se posso dire, il ritardo di un moderno sistema bancario in grado di competere si è riflesso anche sui consumatori e sui risparmiatori in genere. Con l’arrivo di questi due nuovi colossi bancari, la situazione non può che migliorare».

GUIDI«Vorrei chiedere al ministro se è possibile trovare un momento di concertazione con altri ministeri, come quello della Cultura, dell’Ambiente, dell’Università. Anche questo è un modo
per fare sistema».

BONINO«Con il ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro abbiamo molte iniziative in comune. Devo riconoscere, per tutta onestà, che il ministro della Cultura Francesco Rutelli sta peggio di me. Sempre grazie alle modifiche del titolo V della Costituzione anche il turismo è materia concorrente, cioè esclusiva delle Regioni. E così l’italia è passata in pochi anni dal secondo al sesto posto come capacità di attrarre turisti. Certo ci vorrebbe più concertazione ma anche una compagnia di bandiera che garantisca scali internazionali, le infrastrutture, i servizi. Come si vede il problema è davvero complesso».

Quest’anno scadono gli accordi tra Europa e Cina sui contingentamenti, mentre le intese della Cina con gli Stati Uniti e con il Brasile scadranno nel 2008. Le miprese temono che, in questo anno di differenza, ciò che non andrà negli Usa o in Brasile finisca per
riversarsi sull’Europa.

BONINO«È chiaro che ci troviamo di fronte a uno sfasamento. Chiedere un’equiparazione è legittimo, quanto sia possibile ottenerlo però dipende da molti fattori, certo non possiamo pretenderlo. Quello su cui invece dobbiamo spingere è che la Commissione europea realizzi un monitoraggio rafforzato di quello che succederà».

Che fine ha fatto l’idea di Berlusconi di fondere l’Ice con le ambasciate?

BONINO«Francamente non lo so, non ne ho trovato traccia. Purtroppo ho trovato traccia della legge 56 sul cosiddetto sportello unico che è nata come un’idea semplice ma alla fine è diventata un mostro giuridico a forza di passare quattro volte avanti e indietro traCamera e Senato…”.

Ma ci sono o no questi sportelli unici?

BONINO«No, non ci sono. E sapete perché? Perché il regolamento applicativo della legge è fermo al tavolo Stato-Regioni. Tornando alla domanda di prima devo ammettere che adesso, naturalmente dov’è possibile, l’Ice viene accorpato fisicamente alle ambasciate mantenendo una sua autonomia. L’ideale sarebbe fare come a Tel Aviv dove tutti, dalla Camera di commercio all’Ice all’ambasciata, stanno nello stesso palazzo».

Alla fine cosa chiedono gli imprenditori al ministro Bonino?

GUIDI«Continui così, magari puntando di più sui Paesi emergenti le pur scarse risorse».

ZEGNA«Per me è fondamentale il “made in”, una questione di trasparenza per il consumatore. E mi piacerebbe che il ministro, sul tema dell’allungamento delle clausole di salvaguardia, provasse convincere i cinesi giocando sul loro orgoglio piuttosto che su una richiesta di protezionismo».

E lei, ministro, cosa chiede agli imprenditori?

BONINO«Di aiutarmi a far capire che gli investimenti in promozione non sono soldi buttati. E, insisto, a convincere gli enti locali a coordinarsi con noi. Terzo, di collaborare col ministero per
verificare il ritorno delle missioni e valutare così il risultato dei nostri sforzi».