RADICALI ROMA

La croce di Pannella

  Lodevole da parte della Perego, aver scelto di dedicare al tema della pena di morte la puntata di «Buona Domenica» in onda il giorno della Befana. Una data in perfetta sintonia, fra l’altro, con l’arrivo dei famosi Re Magi, che da così lontano venivano a rendere omaggio a coLui che con tanto amore ci ha donato la vita. Una trasmissione interessante anche per gli ospiti che vi partecipavano. Triste però, per la crocifissione che gran parte di questi, ipocritamente, tra un sorrisino e l’altro, hanno inflitto al povero Marco Pannella, la cui unica colpa (coi suoi digiuni) è di rischiare la vita per chiedere al mondo di abolire la tremenda vergogna della pena di morte, una vergogna che macchia le coscienze dei popoli degli Stati che la praticano. Marco, non ti hanno neanche lasciato parlare! Una pecca, questa, della conduttrice, che seppur bella e simpatica si è lasciata prendere dalle grida di contorno, spesso fuori luogo a partire da quelle del pubblico, perdendo di vista invece il protagonista Pannella, unico politico che da anni, anche fisicamente, si batte per i diritti civili. Caro Marco ti ho sempre ammirato, anche quando talvolta non condividevo la tua battaglia. Anche in quei casi vedevo in te buona fede e trasparenza priva di strumentalizzazione.

 

 

 

Ho acceso il televisore proprio quando stava parlando Sgarbi, e da quel che ho capito, egli trovava il tuo digiuno contro la pena di morte un po’ in ritardo. Secondo lui avresti dovuto cominciare a digiunare dal giorno in cui Mussolini e la Petacci furono appesi in «Piazzale Loreto». Uno scempio duplice quello di allora, poiché non solo si è ucciso, ma si è ucciso senza un regolare processo. Resta comunque il fatto che anche in quell’occasione la cosa più tremenda è che si è ucciso. Però cosa c’entra questo col digiuno che sta facendo Pannella?… Scusami Vittorio, stavolta non ti capisco. È come se tu dicessi: «Allora perché nessuno fa lo sciopero della fame per l’uccisione di Giulio Cesare?». Quel che conta, secondo me, è la presa di coscienza di quel momento. Di quel momento del 2006 quando per la prima volta tutto il mondo ha visto impiccare un uomo in diretta. Un passo avanti per quanto riguarda lo spettacolo della morte; perché ora ce la fanno anche vedere. E se facciamo i bravi la prossima volta potremo assistere agli spasimi del condannato, minuto per minuto fino alla sua completa lacerazione. Un pasto più che prelibato per quelli come Borghezio, che ha trovato addirittura edificante l’impiccagione di Saddam. Se vai avanti così Borghezio, mi sa che Bossi ti licenzia…

 

 

 

La trasmissione però continua e ciò che importa è cosa dirà Marco Pannella. Ma la Perego non gli dà la parola… Non si rende conto che l’attenzione del pubblico a casa è in paziente attesa di ciò che dirà il promotore di questa nobile battaglia. La Perego è distratta e forse anche un po’ confusa, perché dice: «Bello questo scambio di battute fra Sgarbi e Pannella » quando invece a parlare è stato soltanto Sgarbi. Ma ora di sicuro toccherà a Marco, penso, e invece no, perché va in onda un intervento di Feltri che ribadisce ciò che ha detto Sgarbi. L’impressione è come se Sgarbi avesse detto due volte la stessa cosa. A questo punto il pubblico, non quello falso della sala, maquello vero nelle case, sta perdendo la pazienza, io lo sento, ma la Perego no. Annuncia un altro intervento, stavolta di Giorgio Bocca, il quale si contraddice: si dichiara contro la pena di morte, ma ritiene sia stato necessario uccidere Mussolini. La replica è di Alessandra Mussolini che ovviamente non approva. Ma ecco che dopo la pubblicità, con uno scatto di reni vediamo finalmente la Perego dare la parola a Marco Pannella il quale commette una piccola imprudenza dando malignamente ad intendere che la presenza di Vittorio Sgarbi sia una prestazione pagata per recitare le sue plateali impennate, alle quali egli, secondo Pannella, tiene più di ogni altra cosa. Lo ha detto una volta e poi ancora un’altra volta, una affermazione che ha fatto scattare a pieni polmoni la furente smentita di Sgarbi.

 

 

 

Sono certo che Vittorio non ha preso una lira, e l’inutile malignità di Pannella non ha fatto altro che provocare una deviazione dal tema in corso, generando un improvviso baccano creatosi fra gli applausi di un pubblico sconclusionato che non sapeva neanche per cosa applaudiva. Tuttavia devo dire che fra tutti gli ospiti presenti, compreso lo psicologo che ragionava più o meno come Borghezio e considerando appunto che Pannella che non l’han fatto parlare, la cosa più sensata l’ha detta Alan Friedman. Subito dopo c’è stato il gong, e la Perego? Ha voluto sentire l’opinione di una casalinga… Ed ecco quindi la Zanicchi che dice una cosa abbastanza giusta, rovinata però dal tono di come la dice, tant’è vero che quando ha detto: «Ora vado a cambiarmi perché devo cantare», io credevo che stesse già cantando…

 

 

 

Ma la canzone che più di tutti prevale nei vari programmi, da quando Pannella ha iniziato il suo digiuno, è l’ondata di ipocrisia da parte dei vari ceti, sia politici che borghesi. Tutti a dire la stessa cazzata: «Come mai allora Pannella non ha fatto lo sciopero della fame per le migliaia di morti in Cina o in Iraq?». «Tu digiuni per le star e non per la povera gente» gli ha gridato Sgarbi, dimenticando che di fronte alla morte non esistono le star e neanche la povera gente. Esiste l’uomo. La verità è che ancora una volta Bush, con Saddam, ha perso una grande occasione. Mi domando cosa sarebbe successo se il presidente degli Stati Uniti fosse intervenuto prima che il cappio stringesse la gola di Saddam e si fosse adoperato, cominciando proprio dal suo maggior nemico, per abolire la pena di morte. Lui che come presidente degli Stati Uniti è presidente anche di quegli Stati dove purtroppo è ancora in vigore l’orrendo spettacolo del boia. Lui, che quando era governatore del Texas non ha mai neanche una volta graziato un condannato, neppure dietro le suppliche e le implorazioni di Papa Giovanni Paolo II.

 

 

 

Cosa sarebbe successo a Schwarzenegger? E invece a quegli americani che giustamente hanno condannato l’attacco in Iraq? E agli industriali della morte che producono armi per gli spargimenti di sangue? Forse una rivoluzione. La prima vera rivoluzione contro la violenza a favore di una vera democrazia. Un doppio salto mortale che avrebbe spiazzato il mondo intero. Un fatto storico senza precedenti che in un colpo solo avrebbe riscattato una parte dei suoi errori. E a Saddam cosa sarebbe successo? Gli avremmo dato il tempo, durante la sua lunga prigionia, di redimersi e di pentirsi se ne avesse avuto la forza. Certo i crimini di cui si è macchiato sono tanti, ma a volte l’insegnamento può venire anche da un ergastolano. Un ergastolano che avrebbe potuto spendere il suo tempo di espiazione, magari, per portare la pace fra i sunniti e gli sciiti. A volte il più bel fiore, nasce proprio dal fango.