Il Messaggero ed.Roma.
Mancanza di informazioni corrette, numeri telefonici a cui non risponde nessuno, ginecologi assenti o obiettori di coscienza. Ecco quanto emerge dall’inchiesta telefonica effettuata dai radicali in 8 consultori romani. Il 13,7% delle informazioni accessibili sono errate, il 27,4% dei numeri telefonici irraggiungibili, nel 15,7% dei casi il medico è assente e poi difficoltà di orari, troppo ristretti e nei festivi e prefestivi chiusi. I consultori romani duqnue funzionano poco e dove funzionano lo fanno male. È quanto emerge da una inchiesta effettuata dai Radicali romani e presentata dai due segretari Rita Bernardini e Massimiliano Iervolino e dall’avvocato Alessandro Gerardi. Oggetto dell’inchiesta dei Radicali è stata la «pillola del giorno dopo», un farmaco non abortivo che agisce inibendo e ritardando l’ovulazione, rilasciato solo con ricetta e che va assunto fra le 12 e 24 ore dopo il rapporto a rischio.
«La situazione dei consultori pubblici è allo sfascio – denuncia Bernardini – il problema che non viene affrontato con serietà è quello della contraccezione che se fatta seriamente porterebbe l’aborto a livello zero. Non si può obiettare su una pillola che non è abortiva. È necessaria un’offensiva della parte laica per la difesa e la giusta applicazione della 194». «In Italia esiste l’obbligo di ricetta e lo scorso anno ne sono state rilasciate 400 mila mentre in Francia – ricorda Gerardi – dove la pillola si acquista liberamente, ne sono state vendute nel 2006 il triplo. Offriremo un servizio di assistenza legale a tutte quelle donne che vogliono denunciare situazioni illegali». Ecco invece le richieste di Iervolino e dei Radicali per quanto riguarda la pillola del giorno dopo nel Lazio: «Che il Comune controlli l’accesso alle informazioni, che Marrazzo e Battaglia intervengano sulle strutture, che facciano una campagna informativa, che tolgano l’obbligo della ricetta e che rendano pubblico l’elenco dei medici non obiettori».