RADICALI ROMA

La differenza tra Stato e Chiesa

  Nel corso della campagna referendaria sulla legge che regola la fecondazione medicalmente assistita, i due poli registrarono divisioni profonde. Basti ricordare le posizioni assunte da una parte da Gianfranco Fini, e dall’altra da Francesco Rutelli. Il primo, votando tre dei quattro quesiti, spaccò anche il suo partito, il secondo espresse la maggioranza della Margherita votando la legge 40 e astenendosi al referendum. Con Fini, nella Casa delle libertà, votarono i liberali di Biondi, la ministra Prestigiacomo il radicale Della Vedova e altri. Oggi, nel corso dì questa campagna elettorale, sui temi che richiamano quelli del referendum, detti eticamente sensibili, nella Casa delle libertà si manifestano due posizioni: un eccesso di clericalismo elettorale che dovrebbe indignare i veri cattolici (basti pensare alla Lega, a Giovanardi e a Bondi), oppure il silenzio imbarazzato e miserabile dei liberali e dei radicali accasati. Il Cavaliere, interessato a questi problemi come io lo sono alla magia, fa il pesce in barile: clericale con i clericali, laico con i laici, indifferente con gli indifferenti. 

 

 

 

Craxi e Moro. Nel centrosinistra, invece, c’è su questi temi un confronto aperto, grazie alla battaglia che fa la Rosa nel pugno, da una parte, e la Margherita dall’altra. Questa dialettica è un segno di debolezza, come qualcuno dice, o di forza, come io penso? E’ piu saggio un silenzio ipocrita, come nella Casa berlusconiana o un dibattito onesto? E questo vale per gli esiti della campagna elettorale e per la prospettiva delle forze politiche in campo. L’ex presidente delle Acli Bobba, candidato della Margherita, ha dichiarato (“la Repubblica” di domenica) che sui temi di cui parliamo “l’Unione alla fine ha recepito le posizioni di Rutelli”. Non credo sia l’opinione di Fassino. Il quale sempre domenica, ha parlato rivendicando la  laicità del suo partito. Ma chi vota l’Ulivo vota anche la Margherita. L’equivoco non serve a nessuno. Non serve nemmeno a coloro che pensano alla costruzione di un partito democratico. Quali sono le basi culturali su cui si fonda questo progetto è un mistero. Antonio Polito ritiene che sul tema dei rapporti tra laici e cattolici, Rutelli continui l’opera di Togliatti e Berlinguer,  dì Moro e di Craxi. Ho visto anche l’”Avvenire” contrapporre  il Pci di Togliatti a chi oggi solleva il tema della laicità dello  Stato. Trovo sempre abagliato  non contestualizzare l’agire  delle persone. In ogni caso, le personalità chiamate in causa da Polito che certamente lavorarono per evitare una conflittualità tra Stato e Chiesa, non  pensarono mai a tale fine di tradurre in leggi i principi religiosi che impegnano solo i credenti.  Sabato scorso l’Unità ha pubblicato un’intervista a Marisa  Rodano, storica dirigente del  Pci, cattolica praticante, la quale dice: “trovo scandaloso che la  legge 40 imponga comportamenti pericolosi per la salute delle donne e un punto di vista  dell’embrione non condiviso da  tutti». Legge votata dalla Margherita. E concludeva: “La Chiesa ha il diritto di richiamare i credenti a comportamenti conformi. Non ho polemiche  da fare. E’ diverso se questi  comportamenti vengono imposti con leggi dello Stato». Il punto è tutto qui. E non è poco.