RADICALI ROMA

La lepre capezzona

Il bello dei radicali è che sono dei maratoneti delle lotte per i diritti civili, per una giustizia giusta, per le libertà economiche, per una politica estera seriamente euro-atlantica. Certo, è difficile correre quando si fa parte di una maggioranza di governo, ma c’è un radicalaccio che fa la lepre, Daniele Capezzone. Che scappa in avanti, rincorso da alcuni radicali che magari, naturalmente metaforicamente, vogliono menarlo, per il suo gusto professionale del protagonismo, e da molti che vogliono seguirlo. Così accade che Capezzone lancia i volenterosi alla ricerca delle riforme economiche, come quella delle pensioni suggerita a Padoa-Schioppa dall’Economist, e il saggio Pannella arriva con la valigia al loro convegno a ricordare, a ragione, che lui quelle cose le dice da anni. Accade che Capezzone è referendario sulla legge elettorale e Pannella spiega che la sua scelta è “apprezzabilissima, per forme e motivazioni”, anche se “al momento” il leader radicale è “tutt’altro che in condizioni di condividerle”. Il guaio però è che i radicali si sentono esclusi dal dibattito sul sistema elettorale. Accade che Capezzone si astiene sul voto di fiducia al governo: piccola punzecchiatura, d’accordo, ma poi anche il ministro Bonino esprime malumore verso l’esecutivo, votando contro la riforma della Giustizia. E poi tutti in piazza a manifestare per i diritti delle coppie omosessuali, altro che Binetti. Accade che Capezzone, tra dissidenti e maggioranze variabili, inizia a presidiare la frontiera dei liberali preparandosi al dopo Prodi – chi vivrà vedrà – e forse ora anche tra i radicali, tra Bertinoro e revival socialisti, s’inizia a comprendere che prima o poi si andrà oltre la Rosa e il Romano. Accade che Capezzone si fa 40 giorni di sciopero della fame, e non con le fanfare dei media, per il diritto dei rosapugnanti e non solo a vedere riconosciuta l’elezione dei loro senatori o quanto meno discussa la questione. Più lepre di così si muore.
Resta da aspettare che Capezzone, che ieri ha detto che se al Senato la maggioranza non avrà i 158 voti sull’Afghanistan il governo dovrebbe trarne le conseguenze, faccia lo scatto anche sul complicato dossier iraniano, e problemi commerciali affini, e sul senso profondo della missione a Kabul. Le sorprese non mancheranno. Pannella e Bonino sono maratoneti esperti, capaci di scatti quando meno te lo aspetti, e i radicali sono inesauribili perché sanno far tesoro di tutto, anche di una lepre. Se pure stavolta sarà così, sarà un bene per loro e per il casino politico italiano.