RADICALI ROMA

La piazza dei cattolici ha messo in luce un vuoto

Lucia Annunziata, in un articolo apparso ieri sulla Stampa, sbeffeggia quella sinistra che ha guardato la grande piazza San Giovanni, riempita da persone che hanno risposto all’appello della Chiesa e delle organizzazioni cattoliche, con altezzosità intellettuale: «Nulla è successo e tutto è come prima». Il problema, dice Lucia, è tutto politico e la risposta a piazza San Giovanni non può essere quella che si è vista a piazza Navona rievocando il referendum sul divorzio del 1974 mentre ce n’è stato un altro nel 2005 sulla procreazione assistita, perso dai laici. E non si è riflettuto abbastanza su ciò che matura nella società attorno ai temi dell’etica pubblica e privata.
A proposito del referendum del 1974, nell’articolo si osserva che fu vinto dai laici «nonostante la Chiesa fosse in quel periodo più forte e attiva di oggi». In verità, in quella fase, la politica era forte. Dopo il 1974, nelle elezioni regionali del 1975 e in quelle politiche del 1976 la sinistra storica Pci-Psi-Psdi rappresentava circa il 50% del Paese, e con i repubblicani e i laici del Pli (la legge sul divorzio era firmata dal liberale Baslini) si superava il 50%. Il Pci di Togliatti, oggi invocato come realista per avere votato l’articolo 7 della Costituzione, aveva lanciato la parola d’ordine: «Dove c’è un campanile ci sia una sezione del Pci». I campanili sono rimasti, le sezioni del Pci non ci sono più, e non c’è nient’altro: non solo sul piano organizzativo ma su quello politico-culturale. Berlinguer fu prudente sul referendum sul divorzio, ma quando fu il momento della battaglia non si risparmiò per vincerla. Non disse che stava tra le due piazze: fece una scelta netta e combatté.
Da allora il mondo e l’Italia sono molto cambiati, e la famiglia non è solo quella fondata sul matrimonio, come dice la Costituzione. La quale, per alcuni cialtroni della destra, sarebbe invecchiata in tutti i suoi articoli, specie in quelli sui diritti dei lavoratori, ma sarebbe freschissima solo nell’articolo 29. È esattamente il contrario. Non è un caso, cara Lucia, che dove in Europa si è rielaborata la politica sui temi che hai ricordato è stata aggiornata la legislazione sul welfare e sui diritti, quindi sulla famiglia. Hai ragione: in Italia la sinistra sul welfare, sui nuovi diritti, sulla sicurezza non ha una sua elaborazione e una sua linea politica.
L’unione pasticciata tra Ds e Margherita aggraverà questa carenza, perché non c’è una base politico-culturale su cui fondare il cosiddetto Partito democratico. I documenti prodotti scansano gli ostacoli, evitano gli scogli, non trattano i problemi irrisolti. Parlano di «transizione epocale» ma non ci dicono quali soluzioni dare ai problemi che quella “epocalità” ci pone. Non sono né stupito né indignato né contrariato dalla grande manifestazione di piazza San Giovanni (dove ridicolmente girovagavano i Berlusconi, i Fini e i Casini). Ho grande rispetto per Pezzotta e Bobba da te ricordati come persone certo non assimilabili e non vicini alla destra. Tuttavia un fatto è certo. La Chiesa ha voluto una grande manifestazione il cui tema non era solo la famiglia, ma l’impronta da dare alla società e allo Stato nel suo complesso. E ha messo in luce il vuoto di chi parla di laicità senza avere una politica e una forza organizzativa per farla prevalere, anche col consenso dei cattolici democratici. Occorre un punto di vista sulla società e sullo Stato dove la Chiesa è libera di fare la manifestazione che ha fatto, ma il Parlamento deve legiferare tenendo presenti i problemi e i diritti di tutti. Anche delle minoranze cattoliche o non cattoliche. Temo che il politicismo del Pd non favorirà questa riflessione.