A quelli della Rosa nel pugno, nel nome del progetto Blair-Fortuna-Zapatero, e con l’accurata specifica di laici-socialisti-liberali- radicali, quasi non pare vero. Il rilancio delle polemiche su come la faccenda dei Pacs è uscita dai tira e molla dell’Unione, con l’aggregato della discussione sulla laicità o non laicità dello stato, ha messo di buon umore il nuovo partito. Che fiuta un vento, magari solo una brezza, di favore nell’aria. Ieri mattina ne ha dato conto anche Renato Mannheimer sul Corriere della Sera, parlando addirittura di “una forte crescita”. Conferma Ugo Intini: “Assolutamente sì, è così”. Rivendica la posizione “laica e ferma” su questioni come i finanziamenti alla scuola privata, “nel ’64 Nenni fece cadere il governo Moro su un tema del genere”, e i Pacs. “Lo stato deve seguire l’evoluzione del costume, non giudicare se è bene o male”. Ha un sogno Intini, che è poi lo stesso della Rosa nel pugno. “Storicamente, tra socialisti, Pli, Pri e Psdi, più i radicali, in Parlamento i partiti laici avevano circa il 25 per cento. Oggi non c’è più rappresentanza…”. E i contorcimenti del centrosinistra si stanno rivelando una vera manna per quelli di via di Torre Argentina. Anche se tra una decina di giorni, pure loro dovranno sottoscrivere il programma di Prodi, e allora… Replica Intini: “L’opinione pubblica capisce benissimo che, alla fine, bisogna firmare, e remare insieme. Ma capirà anche che più peso avrà la Rosa nel pugno più potrà condizionare l’azione del futuro governo”. Per ora, radicali e socialisti non mollano la presa. Sul loro sito compaiono “appelli gay” per un voto al partito, “l’unico che non ci considera cittadini di serie B”, gente incazzata che si fa viva “perché la sinistra (Ds, Rifondazione, Verdi e Pdci) ci ha preso per i fondelli”. E’ un aggregato che molto si porta, in questi giorni, quello della Rosa nel pugno. L’immagine di Emma Bonino che fiera lascia il tavolo del pasticcio del centrosinistra si è rivelata vincente. Niente rottura, ma distanze marcate. E dal forum del sito del partito esce musica celestiale, “è venuto il momento di votare l’unico partito che si batte per un’Italia laica e civile”.
Si spende per la causa Vasco Rossi, si contatta il professor Veronesi, benedetta ogni accusa di Mastella (“o noi o loro”), gradita ogni sortita di Rutelli. E persino Oliviero Diliberto, quando paragona i radical-socialisti a una “rogna” da grattarsi, può essere annoverato tra i benemeriti. Del resto, non sono solo i diretti interessati a pensare che il vento del dissenso potrebbe favorire le loro liste. Racconta al Foglio Alessandro Zan, consigliere dei Ds a Padova e responsabile nazionale per la campagna sui Pacs dell’Arcigay: “L’abbandono della Bonino del tavolo del programma dell’Unione ha sollevato un dibattito nel movimento gay e nell’elettorato laico. Una riflessione sull’opportunità di spostare il proprio voto su una forza nuova e molto impegnata sul fronte dei nuovi diritti, oppure di insistere a chiedere ai partiti della sinistra italiana di esporsi in modo più deciso”. E questa è la soluzione che Zan indica al suo partito: “Fassino faccia una dichiarazione forte a nome dei Ds per rispettare l’impegno programmatico a sostenere i Pacs, anche distinguendosi dall’accordo raggiunto con gli altri”. Altrimenti, “il rischio di una migrazione del consenso verso la Rosa nel pugno” si farebbe concreto. Tutt’altra opinione è quella di Titti De Simone, parlamentare di Rifondazione, fondatrice di Arcilesbica: “Per me non sarà così. Non abbiamo cose da farci insegnare su questo punto dalla Rosa nel pugno. La sceneggiata di questi giorni non li distingue particolarmente, usano solo la vicenda per una visibilità che altrimenti non avrebbero mai avuto”. Ammette, Titti De Simone, che “abbiamo subito l’ennesimo ricatto dai moderati della coalizione”, ma “l’alternativa era non avere niente”. Ma un’altra storica esponente del movimento omosessuale, Imma Battaglia, non è di questo avviso. “Non basta dire che dobbiamo battere Berlusconi. E’ assolutamente vera la sensazione che la Rosa nel pugno potrebbe guadagnare voti, c’è una sollevazione popolare nel mondo gay, e non solo. Serve un cambiamento radicale, e mi pare l’abbia individuato Emma Bonino”. Addirittura, Imma Battaglia – “non vivo della mia omosessualità, ho un lavoro” – in nome del “cambiamento culturale” lancia una “sfida” anche al Cav.: “Se lui fosse pronto a incontrarci… Quando chiediamo di veder riconosciute le nostre unioni familiari, anche noi collaboriamo alla ricostruzione di valori morali: siamo tutti figli”. Intanto la Rosa nel pugno fiuta l’aria e ritarda la firma. Che non negherà, ma spenderà esattamente sul fronte lasciato (forzatamente) sguarnito dagli altri.