RADICALI ROMA

La rosa nel pugno di Boselli e Bonino per un'Italia laica

  Progettano un’Italia tecnologicamente avanzata e basata sulla ricerca scientifica, promettono di dare battaglia alla «nuova ondata neointegralista e clericale» che si sta rovesciando sul Paese, garantiscono il marchio liberal sulle questioni sociali, politiche, economiche. Emma Bonino ed Enrico Boselli ricordano ai militanti e ai curiosi riuniti ieri all’Hotel Jolly di Torino le credenziali che fanno de «La rosa nel pugno» una miscela originale di «socialisti, radicali, laici, liberali». L’occasione è il lancio della lista simboleggiata dalla mano serrata intorno alla rosa rossa, il primo in una regione del nord, che alle prossime elezioni correrà insieme all’Unione.

 

 

 

 «Altri cinque anni di governo di centro-destra sarebbero una iattura», afferma decisa la Bonino, che ha già pagato con una crisi in famiglia il divorzio dal Polo: da una parte lei Pannella e il grosso dei «liberisti» storici, dall’altra i Radicali Liberi di Taradash e Della Vedova rimasti tra le fila azzurre.

 

 

 

 «La rosa nel pugno» si propone di riportare al centro del dibattito politico «le promesse di riforma ventilate da Berlusconi al momento della sua discesa in campo e non mantenute». La scommessa, auspica Boselli, è che quella sfida venga raccolta ora dal centro-sinistra: «Ci collochiamo nella grande tradizione laica e socialista europea che va dal premier inglese Tony Blair a quello spagnolo Zapatero, la sola forza politica capace nel 2005 di fare le riforme mantenendo la pace sociale».

 

 

 

 La parola d’ordine è rinnovare l’Italia conservando le libertà civili guadagnate negli anni. Dalla tutela della legge 194 sull’interruzione di gravidanza al sostegno alla Ru486, la pillola abortiva sperimentata in Piemonte dal medico radicale Silvio Viale, seduto accanto a Boselli e la Bonino. Dalla vocazione europeista che passa anche per la Tav («un’opportunità imprescindibile per l’Italia, su cui non si può riconoscere il diritto di veto alle comunità locali») alla sponsorizzazione alla ricerca scientifica che «potrebbe essere finanziata con 1’8 per mille attribuito in gran parte alla Cei attraverso un inghippo burocratico». Spiega infatti il socialista Enrico Buemi che «venti milioni d’italiani non barrano nessuna delle sette caselle in calce alla denuncia dei redditi per l’assegnazione dell’8 per mille, ma quei soldi finiscono ugualmente alla Chiesa per via d’un meccanismo redistributivo». Una cifra a parecchi zeri che i leader de «La Rosa nel pugno» calcolano raggiungere quota «un miliardo di euro».

 

 

 

 Il dado è tratto per radicali e socialisti. Resta da vedere se riusciranno a presentare le liste, chiosa Boselli: «Il governo è compatto nel tentativo di boicottare la Rosa nel pugno con una norma inserita ad hoc nella legge elettorale che ci obbliga a raccogliere 200 mila firme».