La blindatura del potere politico è una specialità italiana, una sorta di connotazione fascista che ritorna sempre uguale e che ogni volta trasforma un nun-violento ontologico, in un “kamikaze civile” che attenta alla vita, alla nozione sacra della vita, attraverso l’accanimento su se stesso. Questa del kamikaze civile è una figura unica nell’Occidente avanzato,. Non ci sono Pannella in Francia, Inghilterra, in Germania, in Spagna e neppure negli Stati Uniti. Solo in Italia, l’oligarchia autoreferenziale esprime un apparato così geloso delle sue quote, dei suoi seggi, dei suoi dosaggi, dei suoi spazi televisivi, dei suoi giornali e dei suoi giornalisti camerieri, da costringere il kamikaze civile a farsi “esplodere”.
A violentarsi in pubblico sempre nello stesso modo, sempre uguale a se stesso, nonostante passino gli anni e aumentino anche per lui gli acciacchi e le malattie.
Ed è una violenza che non rivela il carattere di Pannella, ma rivela l’Italia. Non smaschera la personalità di un acrobatico e insolente monello, inopportuno per vocazione, ma illumina, come dato costitutivo dell’identità italiana nei suoi aspetti istituzionali, la durissima chiusura verso le novità, il terrore del ricambio. I partiti al potere sono come i cani da guardia che difendono un territorio di recente e fragile possesso, cani che temono di perdere l’osso. Sono come i leoni che ammazzano i leoncini per non condividere con essi la leonessa. E la democrazia in Italia è sempre in ostaggio.
Ebbene, forse mai come in questo caso, la sofferenza di Pannella ha svelato la blindatura fascista del potere italiano, la prigione della democrazia. Come una legge prepotente e autoreferenziale, il potere politico ha liberato se stesso e solo se stesso dalla “seccatura” di raccogliere novantamila firme per presentarsi alle elezioni. Hanno infatti l’obbligo di esibire quelle forme solo le forze politiche nuove, quelle che non hanno un gruppo parlamentare. E vale la pena di ricordare che, sino al 2004, i partiti, tutti i partiti, in fretta e furia, mettevano insieme firme false, firme di persone decedute, firme ripetute mille volte, che nessuno controllava. Ma quando i radicali denunziarono la colossale truffa, quegli stessi partiti in silenzio, prima depenalizzarono il reato, poi approvarono una legge che di fatto costringe alla raccolta delle firme solo…i radicali che avevano denunziato l’imbroglio.
Ecco perché, con una voce ferma ma esile, uno sbuffo d’aria, di nuovo Pannella, quel che resta di Pannella, ha bisbigliato le ragioni della sua guerra contro l’oligarchia e poi ha bevuto per non morire. Non c’è vittoria del kamikaze civile che non sia una cicatrice di guerra , ma questa volta, al decimo giorno di sciopero della sete e della fame, i medici, guidati dal professor Santini, davvero si sono spaventati. E qualcuno di loro ha perfino pianto. “Pannella non teme la sua età, però ce l’ha”, hanno ripetuto questi dottori che, in tanti anni di attacchi e di assedi di Pannella al proprio corpo, sono diventati i suoi misericordiosi carcerieri, la sua squadra di difesa ambientalista, come se lui fosse il mare e loro il WWF.
Ma quella loro osservazione sulla vecchiaia, così ovvia e banale, non deve aprire ad atteggiamenti compassionevoli, l’ultima ferita che non si deve infliggere a Pannella è infatti la compassione. Non è attraverso la pietà che si ripristina la legalità. La Camera può farlo stamani approvando un emendamento alla legge elettorale che consenta anche alla Rosa nel Pugno di alimentare la democrazia e di partecipare alle elezioni come tutti gli altri. E la radio e la televisione di Stato, Mediaste, le centrali del conformismo e dei luoghi comuni, trovino nelle loro trasmissioni, si chiamino “Porta a porta” o “Ballarò”, o “Matrix” o “Radio anch’io”…, degli spazi che, da ora sino alle elezioni, permettano a Pannella di raccontare come sia accaduto che, per ripristinare le regole elementari della democrazia, il vecchio kamikaze civile abbia ancora una volta deciso di farsi del male.
Più in generale, la Commissione di vigilanza e il presidente della RAI non trasformino i loro regolamenti in gabbie d’acciaio costruite per tenere lontani gli assalti delle novità politiche. Perciò consentano anche alla Rosa nel Pugno di illustrare le ragioni della sua alternativa laica; di spiegare perché Pannella si avventa contro la vita, che ama come nessun altro, proprio nel paese dove, sulla nozione della vita, si mobilitano papi, vescovi, leader di partito, embriologi, professori dell’aborto, l’uomo qualunque e lo scienziato. L’Italia è il paese della vita solo come materia da disputa, come il calcio al bar o da Biscardi. Ma quando la vita è messa a rischio in un corpo che diventa politica, allora si chiudono gli spazi e si passa ad altro.