RADICALI ROMA

La “spazzatura” di D’Alema, le primarie, le decisioni da prendere alla luce del sole. Extracomunitari: è una vergogna, senza “se” e senza “ma”

E’ un’illazione vergognosa. E mi dispiace che una persona che stimo come Emma Bonino abbia rilanciato questa spazzatura”. La “spazzatura” in questione, per utilizzare il forbito linguaggio del presidente Massimo D’Alema, sono le indiscrezioni, i “sussurri”, i “boatos” che sono stati pubblicati da numerosi notisti politici, alcuni dei quali apprezzati e informati osservatori del “botteghino”. E sarà “spazzatura”, “illazione vergognosa”: però il problema non viene annullato con gli insulti. La questione è: da una parte e dall’altra si sventolano programmi più o meno corposi, si ricorda il fatto o il non fatto, ci si spreca in promesse e recriminazioni. Nulla sappiamo della squadra di governo della coalizione che auspichiamo sostituisca quella attuale. Un ristretto sinedrio (oligarchia, lo definisce Marco Pannella) vuole decidere chi sarà il prossimo presidente della Repubblica, ed essendo ormai imminente uno straordinario ingorgo istituzionale, a cascata la stessa oligarchia le altre cariche, a partire dalle presidenze del Senato e della Camera. Pannella e La Rosa nel Pugno propongono scelte chiare e alla luce del sole, e di permettere a tutti noi di dare delle indicazioni di gradimento attraverso le “primarie”. Naturalmente le primarie metterebbero in crisi e annullerebbero le manovre del sinedrio. D’Alema assicura di non cercare onori, mentre si può far carico di oneri. Benissimo per questi e per quelli, ma alla luce del sole, e dopo un confronto e proposte che non siano mera divisione delle spoglie. Ci hanno risposto che l’elezione del presidente della Repubblica è una cosa seria, e che la Costituzione prescrive che sia il Parlamento ad eleggerlo. Grazie per avercelo ricordato. Cosa fa pensare loro che non lo si sapeva? Perché le altre primarie, da quelle che hanno sancito l’investitura di Prodi alle altre, in Sicilia e a Milano, non sono state una cosa seria? E per quel che riguarda il Quirinale la decisione dei prossimi parlamentari non potrebbe essere maggiormente confortata dall’indicazione popolare? E ci dicano cosa intendono fare, con chi, quando e perché.        
 
Con buona pace del presidente del Consiglio per il quale tutto sta andando nel migliore dei modi, quello che sta accadendo davanti agli uffici postali, dove migliaia di extracomunitari si sono ammassati per potersi regolarizzare, è definibile in un solo modo: una vergogna, senza “se” e senza “ma”.
  
170mila posti disponibili: 50mila per lavoratori stagionali; 38mila per lavoro subordinato da paesi che hanno accordi migratori con l’Italia; il resto per lavoro subordinato non stagionale relativo a nazionalità non predeterminate. Di questi ultimi, poco più della metà (45mila circa) sono riservati al lavoro domestico e di assistenza.
 
Di fatto una mini-sanatoria: in nove casi su dieci, si tratta di lavoratori già presenti sul territorio nazionale; dunque si regolarizza, e questo è un bene per tutti: l’immigrato esce da un possibile sfruttamento e dal lavoro “nero”. Né c’è da temere un’indiscriminata ondata di extracomunitari: difficilmente si assume a scatola chiusa. Una buona quota viene assorbita nell’assistenza ad anziani o minori; è dunque da credere che si assuma solo dopo garanzie e curriculum qualificati. Inoltre il lavoratore, al pari del datore di lavoro, deve esibire una fedina penale pulita.
 
Gli esperti calcolano che i “richiedenti” supereranno il milione; ne consegue che solo un decimo sarà regolarizzato. Questo a prezzo di estenuanti code davanti agli uffici postali, e dopo aver compilato questionari-rompicapo, e sarebbe interessante conoscere quale mente perversa lo ha concepito. Una sorta di lotteria, che premia i più tenaci e fortunati. Inevitabile? Sì. Bisognerebbe che ci fosse meno pressappochismo e dilettantismo da parte di chi è – speriamo per poco – al governo. E se sapremo finalmente deciderci a non considerare l’extracomunitario sempre e comunque un “estraneo” di cui diffidare e da temere.
 
Siamo stati extracomunitari fino a ieri: nelle Americhe, in Europa, in Australia, ovunque. Far pagare ad altri quello che noi abbiamo pagato, per una sorta di contrappasso, non è buona cosa. Piuttosto occorre fare come in altri paesi, che sanno far fruttare al meglio le risorse e le intelligenze che vengono da “fuori”. Nel rigoroso rispetto della legge, com’è giusto che sia. Ma senza dimenticare che queste persone sono una straordinaria forza-lavoro di cui il nostro sviluppo ha bisogno. Come sanno tanti imprenditori, e come ben sa chi deve farsi aiutare nell’assistenza a un congiunto anziano o un figlio disabile.