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La Stampa – Carceri, sì al messa in prova e addio al reato di clandestinità

Sì definitivo dell’Aula della Camera al ddl sulle pene alternative al carcere che contiene fra l’altro anche la depenalizzazione dell’immigrazione clandestina e le norme sulla messa alla prova. Il testo è stato approvato a Montecitorio con 332 sì, 104 no e 22 astenuti.

Arresti domiciliari
Come misura automatica arriva la detenzione domiciliare o altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza o accoglienza per pene inferiori a tre anni. Per le pene da tre a cinque anni sarà invece il giudice a scegliere di volta in volta.

Lavori di pubblica utilità
Nel caso di reati per cui è prevista la detenzione domiciliare, il giudice può affiancare alla condanna anche la sanzione del lavoro di pubblica utilità. Per almeno dieci giorni, il condannato dovrà prestare attività non retribuita in favore della collettività.

Reato di clandestinità
L’immigrazione clandestina non è più un reato. Su questo punto c’era stata una forte opposizione da parte della Lega e di Fratelli d’Italia. A votare contro anche il Movimento 5 Stelle nonostante l’esito del referendum online che aveva sancito la volontà della base di cancellare il reato.

Coltivazione di marijuana
Se la pianta viene coltivata in casa per esclusivo uso personale il reato viene depenalizzato e potrà essere, al massimo, inflitta una multa.

Il Dap: “Basta accuse, noi non falsifichiamo i dati”
«Le strutture penitenziarie attive sul territorio nazionale sono 205, il numero dei detenuti presenti alla data odierna è di 60.167», mentre «la capienza regolamentare complessiva (calcolata secondo un parametro stabilito convenzionalmente dal decreto del ministero della Salute 5 luglio 1975 secondo il quale occorre garantire 9 metri quadri per una persona ospitata in cella singola e ulteriori 5 metri quadri per ciascun detenuto nelle camere detentive multiple) è di 48.309 posti detentivi». È quanto precisa, in una nota, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, in riferimento alle recenti dichiarazioni diffuse sugli organi di stampa in merito alla capacità ricettiva delle strutture penitenziarie e ai posti effettivi disponibili. «Dichiarazioni -si legge nella nota- che accusano in sostanza l’Amministrazione penitenziaria di falsificare i dati reali’. Il Dap «intende smentire in maniera categorica e respingere con forza le accuse per la loro totale infondatezza, ritenendole diffamatorie e non supportate da alcun riscontro oggettivo e verificabile rispetto alle fonti da cui vengono tratti i dati».