RADICALI ROMA

LA "VITA CHE C'È" VALE COME QUELLA "CHE NASCE". IL DISCORSO DI MONS. NOGARO PER LA GIORNATA DELLA VITA

Di fronte all’avanzare della cultura della morte, “non è giusto che si dia più importanza alla ‘vita che nasce’, di quella che si dà alla ‘vita che c’è'”. È questo il monito lanciato dal vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, nel suo discorso in occasione della 27.ma Giornata per la Vita, celebrata lo scorso 6 febbraio.
È ora di considerare la difesa della vita – dice il vescovo – guardando “‘alla strage degli innocenti’, ossia ai cinque milioni di bambini che muoiono ogni anno a causa della fame, ai ‘poveri’ di ogni genere sistematicamente rifiutati dalla vita. Coloro che devono continuamente chiedere il favore di vivere. Coloro che sono meno uomini, persone di scarto, perché non hanno potere contrattuale”. Per questo, sostiene mons. Nogaro, l’esercizio della difesa della vita non può voltare le spalle ai ‘poveri’. E “‘poveri’ sono i lavoratori in fase di licenziamento, che diventano spettrali nella loro umiliazione; ‘poveri’ sono i nomadi, vere larve dell’umanità, nel rifiuto che la società, detta civile, permanentemente loro rivolge; ‘poveri’ sono gli immigrati che arrivano da noi, quando non muoiono per strada, con mille sacrifici e con tanta speranza e non trovano casa, lavoro”.
In questo desolante orizzonte di miseria, il vescovo di Caserta non lesina critiche riguardo alla giustizia di una società in cui la legge non è mai uguale per tutti, in quanto condanna tossicodipendenti, prostitute, spacciatori di droga solo perché non possono pagarsi un avvocato che li difenda. E li tiene in galera, “in strutture insufficienti e insalubri”, negando loro, attraverso l’amnistia, un atto di doverosa clemenza.
Oltre ai poveri crocifissi, Nogaro nel suo discorso non dimentica anche i “popoli crocifissi”, falcidiati dalla fame, dal debito estero e dall’impossibilità di promuovere un reale sviluppo interno. E dalla guerra, che nel nostro Paese oggi viene avallata, se non addirittura considerata necessaria, nella forma della ‘guerra preventiva’, “che rappresenta il programma della distruzione degli essere umani e della vita”. “Non si dimentichi – continua mons. Nogaro – che la storia è segnata dal conflitto teologale tra il Dio della vita, che ama la vita, e gli idoli della vita (potere – successo – ricchezza), che esigono sempre più vittime per sopravvivere. Quando la ‘vittima’ diventa una ragione della storia, si fa strada quella cultura della morte, che permette ogni menzogna e ogni mistificazione. Allora, vengono chiamate ‘operazioni umanitarie’ le guerre preventive, perché hanno la funzione di esportare democrazia e libertà; vengono dette ‘missioni di pace’ i più disparati generi di invasione armata”. “La menzogna è sconvolgente quando riesce a cambiare anche le categorie del vivere sociale: perché denunciare il terrorismo come male fine a se stesso, quando normalmente esso è reazione ad uno stato di violenza? È sempre mostruoso, ma spesso è un male procurato”.
Infine, l’attenzione del vescovo si sposta anche sulla recente approvazione, da parte del Parlamento, della legge che consente la difesa armata. Un provvedimento, denuncia Nogaro, che “istiga alla violenza privata” e che, legittimando l’uso delle armi, “corrompe la civiltà, la cultura, ma soprattutto uccide l’anima”.