RADICALI ROMA

L’ateneo anti Coca-Cola vieta mostra su foibe

ROMA – La mostra per ricordare le vittime delle foibe si farà lo stesso. Nonostante la mancata concessione dell’atrio della facoltà di Economia da parte dei vertici dell’ateneo. Gli organizzatori sfileranno, oggi, nel cortile di fronte alla sede universitaria a mo’ di uomini sandwich: con i cartelloni «censurati» al collo. Non accennano a diminuire le polemiche all’università Roma 3, dopo la decisione della preside della facoltà, Maria Paola Potestio, avallata dal rettore Guido Fabiani, di vietare la manifestazione in ricordo delle vittime trucidate tra il 1943 e il 1945: una mostra per un giorno organizzata dai giovani di «Azione universitaria», movimento studentesco vicino ad An, e dal «Comitato 10 febbraio».

«L’ateneo romano è stato l’unico, su 70 università italiane, ad aver negato lo spazio per l’iniziativa», protesta il segretario del movimento Giovanni Donzelli. Un via libera unanime, quello degli altri atenei, che ieri ha messo in imbarazzo la preside Potestio. Dalla «Cattolica» di Milano alla «Sapienza» di Roma, la mostra ha ottenuto il permesso. «Se è così sono felice», risponde la preside. E non c’è ironia nelle sue parole: «Il mio “no” – spiega – è stato dettato dalla crudezza di certe immagini. Anche l’idea di esporre la prima pagina dell’”Unità” all’indomani della morte di Tito mi è parsa una provocazione. Ho pensato che una mostra così potesse accendere gli animi e suscitare tafferugli. Ma se altrove tutto andrà liscio ammetterò pubblicamente di aver sbagliato, chiedendo scusa». Una decisione, la sua, presa in totale autonomia? «Non mi faccia domande imbarazzanti». Ma la domanda è d’obbligo: ha deciso lei di vietare la mostra? «Sì. Ma mi sono consultata con il rettore».
A indicare direttamente nel «magnifico» Guido Fabiani «il vero e unico censore» sono gli stessi studenti di «Azione universitaria». Ma lui, già assurto nel marzo scorso ai ranghi della cronaca per il caso «Coca Cola» (una delibera in cui, dopo un’ipotesi di boicottaggio, si scelse di «affiancare» alle bibita, nelle macchinette dell’università, anche prodotti del consumo equo e solidale), difende la sua scelta: «Nessuna censura. Siamo pronti a trattare questa materia, serissima, in maniera seria. Nessun problema a concedere spazi per iniziative che si addicano a un’università. La storia nelle aule va bene, ma la politica resti fuori».
Giustificazione che però lascia perplessi alcuni «big» che nelle aule di Roma 3 insegnano.
«Non capisco perché non sia stata autorizzata – si stupisce lo storico Lucio Villari – tanto più in un momento in cui le alte cariche dello Stato celebrano giustamente il ricordo di una tragedia. Probabile che la mostra avesse una coloritura politica, ma ciò significa poco». Sulla stessa linea Linda Lanzillotta, docente e membro della direzione della Margherita: «Sono contraria a ogni forma di divieto per l’espressione di opinioni, anche se frutto di una visione storiografica discutibile». «Contrario a ogni censura» anche il filosofo Giacomo Marramao, che però giustifica Fabiani: «Giusto ricordare le vittime dell’orrore. Ma, se organizzata da studenti, una mostra congiunta su foibe, gulag e campi di concentramento sarebbe stata più opportuna».
Edoardo Sassi
09 febbraio 2006