SUL Bilancio di previsione 2006. Ieri, dopo le relazioni di Claudio Mancini (Ds) e Antonello Iannarilli (Forza Italia) è intervenuta per prima Anna Pizzo (Prc), consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza, che ha detto, tra l’altro:
Pizzo (Prc): il coraggio delle scelte
“Quello che ho capito è che il valore aggiunto e reale di questo bilancio, il primo bilancio di questa Giunta, come ci diciamo in modo, spero, non retorico, può essere tutto attorno al concetto della scelta. Non è che i bilanci precedenti non facessero delle scelte, ma tenevano dentro un grande calderone il fatto che le scelte dovessero essere molto compatibili con i partiti che, in qualche modo, erano rappresentati, compatibili con gli assessorati che di questi partiti erano, comunque, un’emanazione. Se questa linea della scelta e delle priorità che ho capito essere stata individuata è la linea che, a mio parere, è più vicina al tipo di politica che vorrei che questa Regione espressa, se la politica è fare delle scelte a volte difficili, sono assolutamente convinta che queste scelte diventano molto meno difficili se sono condivise dalla società”.
Prestagiovanni: etica della politica a favore dei cittadini
Critico l’intervento di Bruno Prestagiovanni (AN), che riferendosi alle cinque ‘E’ citate dall’assessore e alla sesta ‘E’ citata da Mancini, ha detto: “Aggiungerei, se Mancini è d’accordo, la settima “E”, la “estemporaneità” della relazione, una relazione che è frutto di mediazioni politiche, una relazione che non è condivisa probabilmente con il cento per cento delle forze politiche di maggioranza. Se ci fosse stato un confronto serrato nella commissione e lei ci avesse indicato le linee strategiche di intervento forse non saremmo qui a fare questa discussione e potremmo proseguirla con un’etica della politica che va nel senso più generale, come dicevo prima, dell’interesse del cittadino”. Prestagiovanni è quindi entrato nel merito di alcuni punti contenuti nel Bilancio. Robilotta (SDI): occorre ripensamento su centrale Civitavecchia
Il consigliere socialista Donato Robilotta ha rilevato che “l’assessore Nieri ha incentrato solo una parte della sua relazione sulla decisione presa dalla Giunta regionale di bloccare la centrale a carbone di Civitavecchia. Io parlerò quasi esclusivamente di quello. Sono rimasto sconcertato di fronte alla decisione della Giunta e della maggioranza di bloccare i lavori della riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia nel metodo e nel merito”. Citando una serie di prese di posizione, Robilotta ha così concluso: “Quella centrale, come l’ENEL ha più volte detto, o è a carbone o non si potrà fare, perché non possiamo legare la dipendenza del nostro Paese solo al gas. Non si tratta soltanto di differire i Paesi da dove il gas arriva, per cui si devono usare i rigassificatori per non dipendere dal gas russo, dal tubo, ma si tratta anche di diversificare le diverse fonti energetiche per far sì che noi non dipendiamo soltanto da gas. In tutti i Paesi europei come Spagna, Germania e altri, il carbone oggi è una tecnologia pulita. A Civitavecchia c’era prima una centrale a olio combustibile, una delle centrali più inquinanti; a Montalto di Castro c’era l’olio combustibile, che è tra le centrali più inquinanti, e oggi ha il carbone pulito”. Robilotta ha così concluso: “Mi auguro che almeno ci possa essere un ripensamento e mi auguro almeno che venga tolto, se si vuole riaprire di nuovo un rapporto e un dialogo giusto con l’ENEL – è giusto che il Presidente chiede di poter ridiscutere con l’ENEL – lo si faccia senza la pistola sul tavolo. Il Presidente faccia una moratoria sulla ordinanza che ha emesso, non la notifichi, chieda un incontro con l’ENEL e se gli uffici della Regione hanno dubbi chieda chiarimenti ad un tavolo dell’ENEL, di concertazione, togliendo però la pistola del ricatto dal tavolo di una delibera o di una ordinanza che possa bloccare il carbone.
Su questo veto metto a disposizione il mio voto a favore del bilancio, se c’è una decisione di ripensamento, che va in questa direzione di moratoria perché ritengo questa dell’energia una delle questioni strategiche di cui un bilancio della Regione dovrebbe occuparsi. Lo faccio condizionandolo a quello”.
D’Amato (Ambiente e Lavoro): un unico progetto per l’energia
Di diverso avviso, sullo stesso tema, Alessio D’Amato (Ambiente e Lavoro), che ha affermato: “Si è detto che ci si adopera in questa scelta, rispetto all’utilizzo di una fonte, in questo caso una fonte energetica come il gas, nel momento in cui vi è una difficoltà a livello internazionale. Evidentemente ci si riferisce alle vicende che riguardano l’est europeo, vicende ben note a tutti. Qui si fa un errore e lo commette anche il collega Robilotta. Il problema non è della limitatezza di quella risorsa, ma è del modo in cui quella risorsa arriva in Italia, ossia attraverso alcune grandi direttrici che vanno da est a ovest e da sud a nord. L’elemento di novità, la proposta che questa maggioranza ha avanzato in maniera seria all’ENEL è quella di lavorare attorno ad un unico progetto energetico che riguarda l’alto Lazio e lavorarci nel rispetto del programma che è stato vagliato dagli elettori e, soprattutto, avanzando la proposta attorno a un processo relativo alla rigassificazione, ossia un diverso modo di portare quella risorsa nel nostro territorio. Credo che questo sia un elemento importante che difende il rispetto del programma che abbiamo sottoscritto con gli elettori, a meno che non vogliamo dire che la questione della sottoscrizione del programma rientra nelle dinamiche macchiettistiche della politica, per cui uno va di fronte ad una telecamera e sottoscrive un contratto con gli italiani, ben sapendo che tanto l’applicherà, non l’applicherà: è una pantomima, una messinscena. Siccome alle cose che scriviamo, generalmente pensiamo di attenerci, credo che il Presidente Marrazzo abbia assunto una posizione corretta, certo coraggiosa, perché apre anche dei momenti conflittuali, ma credo seria, anche rispetto ad un tema molto importante, come il mantenimento dei livelli occupazionali”.
Saponaro (Lista Storace): dai distretti industriali a quelli produttivi
Soprattutto di economia ha parlato Francesco Saponaro (Lista Storace): “Ho notato, assessore, che per quanto riguarda i distretti industriali non c’è nessuna posta. Guardate che solo venti giorni fa noi abbiamo approvato una legge molto importante e significativa relativa ai distretti rurali, però noto che per i distretti industriali non è prevista nessuna posta. Ciò significa due cose: o non c’è una volontà politica di investire in questo settore, oppure non c’è una cultura per quanto riguarda lo stesso termine.
Questo, signor assessore, è particolarmente grave. Abbiamo parlato di infrastrutture, ma senza dar fiducia agli imprenditori. Faccio notare che senza dar fiducia agli imprenditori non possiamo parlare di sviluppo del Lazio. Per questo motivo, alla luce dell’evoluzione che è arrivata dalla Finanziaria nazionale, sulla quale mi soffermerò per dire che evoluzione è stata data, a partire non soltanto dal termine da “distretto industriale” a “distretto produttivo”, cosa stanno diventando e come si evolvono i vari distretti. Credo, quindi, che occorre dare maggior fiducia a questo”.
Celli (SDI): risanare la sanità
Giuseppe Celli (SDI) ha così evidenziato alcune priorità “alle quali ci si era richiamati da più parti: sono priorità che ognuno di noi pensa come meglio crede, come meglio sente e come meglio ritiene di affrontare. D’alta parte le priorità sono diverse. Penso che dobbiamo partire da un recupero vero ed importante della sanità, perché lì sta uno degli snodi più importanti. L’80 per cento del bilancio regionale è versato lì e noi dobbiamo pensare come – non soltanto attraverso i controlli che son
o indispensabili ed abbiamo visto quanto lo sono, ma attraverso un coinvolgimento non soltanto delle imprese private ma prevalentemente, invece, del personale del servizio sanitario nazionale – si può dare un contributo importante alla riduzione degli sprechi ed al miglioramento della qualità dei servizi”.
Mariani (Ambiente e Lavoro): stabilizzare lavoratori precari
Giuseppe Mariani (Ambiente e Lavoro) ha compiuto un esame a largo raggio del Bilancio, ma in particolare ha evidenziato un punto: “Mi riferisco ad un altro tema importante, quello delle Agenzie collegate e tutto il problema che riguarda la precarietà del lavoro. Anche questo, lo dico con molta franchezza e con molta certezza, con naturalezza, ho scritto una lettera a un giornale nazionale che non è stata pubblicata, dove dicevo in maniera molto tranquilla questo concetto: quando parliamo di precarietà, di stabilizzazione del posto di lavoro come misura di riferimento, nel momento in cui questo non avviene all’interno della nostra Regione, stiamo creando un grande deficit di comunicazione, di democrazia, ma anche di riferimento rispetto agli obiettivi che vogliamo raggiungere.
Su questo concetto dobbiamo essere chiari e in proposito ci sono molte idee, anche contrastanti, ma anche all’interno della maggioranza o del Gruppo a cui appartengo. La stabilizzazione del posto di lavoro è un riferimento centrale a cui noi dobbiamo rivolgerci. All’interno di un circuito dove la trasparenza è centrale, dove all’interno il rispetto delle funzioni sia un fatto centrale, ma anche il rispetto delle cose che dobbiamo fare e, spesso e volentieri, non riusciamo a fare perché la macchina che abbiamo a disposizione è fragile, che non riesce a coprire tutte le funzioni.
Se poca trasparenza c’è stata nel Consiglio precedente poco mi riguarda, ma nel momento in cui ci riferiamo a persone che vivono con stipendi miseri e svolgono funzioni importanti, non intervenire oppure intervenire con l’accetta significa creare un’ingiustizia rispetto alla quale non posso essere complice e nemmeno accettare.
Dirò di più: abbiamo trovato all’interno di misure, qualcuno dice poco trasparenti, dei soggetti che hanno portato un contributo rilevante, che coprono funzioni rilevanti, ma di queste funzioni poco sappiamo, poco le riconosciamo e poco le promuoviamo, ma rivestono all’interno della nostra Regione funzioni centrali”.
Desideri (Lista Storace): tempi lunghi, resta poco alla programmazione
Fabio Desideri (Lista Storace), che ha spaziato su diversi temi del Bilancio, si è soffermato anche sulla tempistica: “Rammento che siamo a metà di febbraio e stiamo ancora discutendo il bilancio di previsione. Non credo che bisogna essere esperti della gestione amministrativa di un Ente locale per capire che quando si impiegano due mesi su dodici per approvare un documento di programmazione, di programmazione ne resta ben poco. Il resto è correre appresso agli eventi, correre appresso alle scadenze, farsi non guidare dai tempi fissati dalle normative di riferimento. È su questo tema, sulla base dei discorsi fatti in Conferenza dei Capigruppo, che mi sarei aspettato uno scatto di reni da parte dei partiti più grossi della coalizione che, invece, hanno preferito il solito e antico percorso che, purtroppo, non porta a nulla di positivo. Scendendo nel merito, mi sono approcciato a leggere la relazione dell’assessore Nieri con grande attenzione, perché, seppur partendo da posizioni, da riflessioni e da considerazioni che non condivido, la relazione di Nieri cerca di svolgere un ragionamento chiaramente funzionale alla sua parte, chiaramente finalizzato al perseguimento dei propri obiettivi, ma comunque tenta di fare un ragionamento politico. Le dirò, quindi, assessore Nieri, quelle che sono le differenziazioni che intendo porre alla sua attenzione, affinché spero che nella replica che farà al termine del dibattito possano scaturire risposte indicative, se non di una volontà modificativa dell’impronta del bilancio, quantomeno di un’attenzione rispetto a tematiche che, per quanto attiene il nostro Gruppo, le verranno sottolineate”.
Zaratti: su Civitavecchia, Enel sbaglia
Filiberto Zaratti (Verdi) ha espresso una visione generale del Bilancio soffermandosi anche sulla questione di Civitavechia: “Io penso che ci debba essere nella nostra Regione una visione dello sviluppo che sia condivisa, una visione dello sviluppo che veda la maggioranza convinta di quello che vuole fare. L’esempio della centrale a carbone di Civitavecchia dimostra esattamente questo, e cioè che nella nostra Regione esiste una maggioranza che sa quello che vuole. Non è possibile pensare che un grande gestore, una grande multinazionale, una grande compagnia come l’ENEL che opera sul mercato nazionale e internazionale possa operare nel nostro territorio, nel territorio della nostra regione Lazio, al di là di alcuna norma e di alcuna regola. Non è possibile pensare il fatto che la Regione possa abdicare al suo dovere e al suo diritto di programmare lo sviluppo in un settore strategico come quello dell’ambiente, anche perché affidarsi unicamente al gestore, affidarsi unicamente alla compagnia che ha interessi importanti in questo settore significa fidarsi di quei dati e di quelle informazioni che quell’Ente ci dà. Ci dice l’ENEL, ad esempio, che questa regione ha un grande bisogno di energia, che questa regione consuma più energia di quanta ne produce. C’è un piccolo problema, ossia che i dati ufficiali a disposizione, che sono quelli del rapporto sullo stato dell’ambiente 2004, pubblicato dalla Regione Lazio, dimostrano esattamente il contrario, dimostrano cioè che questa Regione, negli ultimi 15 anni, ha prodotto un eccesso di energia e che questa energia viene esportata. Nel 2003, che è l’ultimo dato certo riferibile al rapporto sullo stato dell’ambiente, si dimostra che il 27% dell’energia prodotta nella nostra regione è stata esportata in altre regioni. Quindi, anche le considerazioni che l’ENEL fa e che conti fa, Amministratore delegato dell’ENEL, rispetto alla nostra necessità di avere energia, sono dati che sostanzialmente sono sbagliati, sono inesatti”.
Forte (Udc): manca visione d’insieme del territorio regionale
Aldo Forte (UDC) si è detto insoddisfatto del dibattito in Aula: “Frammentarietà, episodicità, improvvisazione: questi sono stati gli elementi che hanno connotato fin qui l’iter di questo bilancio, e tutto ciò è ancora più grave se inquadrato nella difficile congiuntura internazionale che tutta l’Europa sta vivendo, situazione che imporrebbe, più che richiedere, una rigida individuazione delle priorità su cui concentrare le già scarse risorse. Sempre più netta è la percezione dell’assenza di una visione complessiva del territorio regionale, la condizione di oggettiva anomalia di questa Regione, sbilanciata dal peso successivo del capoluogo, rispetto al residuo territorio, viene amplificata ed esaltata da questa gestione, che invece di innescare gli opportuni provvedimenti compensativi, finisce con l’esaltare il già oggettivamente debordante ruolo della capitale, Difetto di fondo, questo, connaturato alla stessa maggioranza di centrosinistra, il cui ruolo prevalente delle rappresentatività politiche romane schiaccia le già naturalmente modeste espressioni politiche delle Province. Situazione, questa, ancora più marcata per la Provincia di Latina, la più popolosa della nostra regione dopo la provincia di Roma, eppure senza alcuna rappresentanza all’interno della Giunta regionale, a codificare lo scarso peso dei rappresentanti pontini – mi dispiace che non li vedo, ma avrei voluto che fossero presenti – nell’ambito del centrosinistra regionale, egemonizzato naturalmente dalla componente romana”.
Laurelli (Ds): Governo ha tagliato sul sociale, verso un ‘bilancio di genere’
Luisa Laurelli (DS) ha insistito particolarmente sulle questioni sociali: “Io sono stupita quando i colleghi del centrodestra, facendo finta di non sapere, attaccano questa Amministrazione e gli assessori che pr
esentano un bilancio del sociale sottostimato. La stessa assessore Mandarelli ha scritto, credo ingenuamente, a tutto il Consiglio, una lettera nella quale dice: «io ho il dovere di garantire agli Enti locali i giusti contributi, ho il dovere di garantire la qualità dei servizi sociali nel Lazio, mancano i soldi». Guardate che non è che mancano i soldi perché Marrazzo li ha portati a casa sua, o perché li ha depositati su un conto in Svizzera. Mancano i soldi perché la finanziaria del Governo nazionale ha tagliato la legge n. 328, la prima riforma fatta in Italia dal Governo di centrosinistra, dopo un secolo di bieco, inutile, scandaloso assistenzialismo nel settore sociale, che ha messo al centro i diritti delle persone e che ha chiuso la fase dell’assistenza, ha chiuso la fase dell’emergenza e ha aperto quella della programmazione, della gestione dei servizi sociali. Quella legge, dopo pochi anni – in Italia dal 2000 – nell’anno 2006 vede una sottostima del 50% degli stanziamenti statali. Quale Governo nazionale può chiamarsi tale, quando strangola le Amministrazioni alle cui porte bussano le persone che stanno più in difficoltà? Quale sussidiarietà, quale devolution, quale federalismo si è fatto in questi anni, e si continua a fare in questo Paese? I colleghi fanno finta ancora di non sapere che sempre quel Governo, l’allora ministro Livia Turco, ha fatto una legge, votata al Parlamento, la 285, che stanziava i fondi necessari per la prevenzione del disagio degli adolescenti, perché si finisca di parlare di loro solo quando finiscono carcerati o quando si contano i delitti effettuati.
Quella legge, da quest’anno, ha uno stanziamento pari a zero euro: vergogna, è qualcosa di cui doversi vergognare, perché dopo cinque anni, le amministrazioni comunali con i soldi, pochi, ma comunque importanti, hanno avviato nuovi servizi sperimentali, rivolti alle scuole, alle parrocchie, alle realtà aggregative. Quelle persone a rischio, quei minori a rischio, hanno avuto dei luoghi dove venivano riconosciuti come categorie sociali e ci si riempie la bocca di politica per la famiglia, di politiche per i giovani e non si fa niente per queste politiche anzi, siamo a 0 euro”. Luisa Laurelli ha motivato una proposta: “Abbiamo fatto un emendamento perché si istituisca un ufficio per il bilancio di genere, perché, siccome le persone fisiche, i cittadini del Lazio, sono uomini e donne, si faccia modo che le risorse, poche, esigue, quante sono, vengono viste anche con gli occhi delle donne e si faccia modo che il bilancio, trasversalmente, riguardi uomini e donne nello stesso modo, senza privilegio per nessuno. Ritengo, colleghi, che dobbiamo avere il coraggio in questa Finanziaria di affrontare anche il tema, veniva prima evocato dal collega dello SDI, delle coppie di fatto e delle politiche per la famiglia. Se dovesse arrivare un emendamento che potesse riconoscere il diritto delle coppie di fatto nella nostra regione, credo che faremmo un atto di rispetto e di riconoscimento di diritti fondamentali delle persone e, se me lo consentite, parlo da persone laica, rappresentante di istituzioni laiche, e anche l’interesse della laicità delle istituzione. Non mi piacciono le interferenze delle chiese, non mi piace una politica che si acconcia alle pretese della chiesa cattolica che tenta di dettare regole che vanno ben oltre la morale e ben oltre la coscienza individuale”.
Bafundi (Udc): consiglieri regionali poco ascoltati
Gianfranco Bafundi (UDC) ha invece rivolto critiche di metodo al Bilancio ‘partecipato’: “Soprattutto, quando si ha un bilancio partecipato i primi ad essere ascoltati, oppure gli ultimi, devono essere i consiglieri regionali. Non sono ascoltati, perché sulla sanità e sui trasporti non sappiamo cosa voi pensate di fare, quali sono le vostre intenzioni e, quindi, probabilmente, sarebbe stato meglio coinvolgere di più le Commissione e, quindi, anche il Consiglio. Badate, non è che sono io a fare questa critica, ma sono stati tutti i consiglieri, sia di centrodestra, sia di centrosinistra e così via, a farla, anche sul Corridoio tirrenico e su tante altre situazioni che si sono evidenziate in questo bilancio.
Una cosa che vorrei domandare, comunque, è, ad esempio: qui si parla di 58 milioni di euro sulla casa rispetto al 2005. Allora, mi domando, oggi il Comune, la Provincia e la Regione sono dello stesso colore. Questo può essere pure una fortuna per i cittadini del Lazio, per i cittadini di Roma e della Provincia di Roma, perché finalmente non ci sono più alibi, si possono finalmente risolvere i problemi. Non c’è più l’alibi di dire che prima c’era Storace, ma al Comune di Roma c’era Veltroni, segni opposti politicamente e così via. Oggi, mi domando come fate a mettere questi soldi quando non si possono spendere su Roma, perché il Piano regolatore non prevede aree per l’edilizia residenziale pubblica. Non solo, ma le ex aree dell’ATER e degli ex IACP e che erano edificabili sono state trasformate a verde e non ci sono nuove aree edificabili. Prima si poteva dire: non si parlano, ma oggi si devono parlare, però, forse è vero che vi parlate, perché sull’episodio di Maurizio Costanzo vedo che lì vi parlate molto, nel senso che, poi, i soldi vengono trasmessi. Sarebbe, quindi, importante oltre a dare i soldi a Maurizio Costanzo tramite la Provincia di Roma, come ha detto oggi il consigliere Iannarilli, cosa che secondo me, è grave, è molto grave, e poi non si parlano di altre cose ben più importanti, come magari della mobilità, del problema della casa, del Piano regolatore che va da una parte e voi pensate di andare dall’altra, ma quei soldi non potranno essere spesi se non viene in maniera coerente, poi, adeguato il piano del Comune di Roma”.