Mentre gli uffici marketing dei partiti di centrosinistra stanno valutando se e come affrontare in televisione il «diavolo» Berlusconi, c’è una battaglia che l’Unione, soprattutto nelle sue componenti cattoliche, ha già perso da tempo: quella delle radio. In particolare, di quel vasto movimento radiofonico ascrivibile all’universo cattolico (Radio Maria, Radio Mater, Teleradio Padre Pio, Circuito Marconi), capace di coinvolgere oltre 10 milioni di ascoltatori ogni giorno (fonte Audiradio), che da mesi ha già indicato per chi votare il 9 aprile: Berlusconi e la Casa delle libertà. Eppure, a saper leggere i media, ci sarebbe stato tempo per concentrarsi su un mezzo tanto importante e capillare.
Ma perché un messaggio radiofonico passi, non bastano certo le tournée elettorali e le improvvisate delle ultime settimane. Karl Rove, il guru di George Bush, ebbe modo di dire che tutto quello che in campagna elettorale sa di campagna elettorale, inevitabilmente puzza. Con ragione. Per questo, i Repubblicani Usa si «intortarono» le radio due anni prima del voto di novembre 2004. Così, all’Unione, fanno infinitamente più male delle comparsate del premier in tv le frustate che Radio Maria (4 milioni e 588 mila ascoltatori nei 7 giorni) vibra via etere ogni giorno. L’emittente, nata a Erba nel 1983, può contare su 850 mila ripetitori in Italia. Consapevole di questa potenza mediatica è l’icona (in senso vocale, s’intende) di questa emittente: il mitico padre Livio Fanzaga, che dalle 8.45 alle 9.30 del mattino instilla le sue perle di saggezza politica leggendo i quotidiani. Soprattutto il Foglio di Giuliano Ferrara, faro delle prediche del padre.
Padre Livio ultimamente ha difeso la cosiddetta legge Pecorella sull’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento, «riforma seria e costituzionalissima», prendendo addirittura le distanze dalla posizione del presidente Ciampi, definito «pur persona degnissima», ma dal quale dissente. Oppure ha criticato, ma solo in modo cauto e tutt’altro che preclusivo, il provvedimento governativo relativo alla legittima difesa, «che rappresenta un diritto naturale intangibile» da tutelare.
Ovviamente c’è n’è anche per il governo ex D’Alema, colpevole di aver promosso una legge contro le discriminazione dei gay. Al punto che, commenta don Livio, «la Chiesa d’ora in avanti non potrà più dire che l’omosessualità in sé è un disordine, altrimenti verrà accusata di discriminazione». Morale: «Di questo passo quelli che si sposano tra maschio e femmina rischiano la galera». Non basta. Il tema dell’eutanasia è poi l’occasione per mitragliare la costituenda Rosa nel Pugno, che è «parte dell’Unione e ha già predisposto le leggi nel caso vincessero le elezioni».
Da una costola di radio Maria è nata invece Radio Mater, una Onlus senza pubblicità e di cui Audiradio non monitora l’ascolto, ma che ha già un seguito nel centro nord stimato attorno al milione di ascoltatori settimanali. A differenza della radio capofila da cui origina, parla poco di politica, ma tantissismo di problemi sociali, temi su cui il programma dell’Unione continua a latitare: si va dal carcere all’alcolismo ai problemi dell’infanzia. Il tono è molto catechistico.
Ovviamente il movimento delle radio religiose non lascia solo il sud. Anzi. Teleradio Padre Pio è l’emittente dei Cappuccini con sede a San Giovanni Rotondo che presidia il Mezzogiorno. Ascoltatissima in Puglia, Molise e Abruzzo e Calabria, oltre che via Internet e sul satellite. Pur vantando notiziari equidistanti, l’emittente non si tira indietro nella battaglia politica, soprattutto nella trasmissione «Fuso Orario» che occupa uno spazio centrale nel palinsesto del mattino. Non è ancora monitorata da Audiradio, ma registra un grosso seguito stimabile attorno al mezzo milione di ascoltatori ogni giorno. Plaudendo ad esempio al governo quando fa leggi giuste come quelle sull’affido condiviso o sulla pedopornografia via Internet.
Di più. Se i verdi non parlano più di ambiente, ci pensano loro, i frati. Con prese di posizione chiare sul protocollo di Kyoto e su paesi come gli Usa che non vogliono sottoscriverlo. O dando molto spazio al Forum sull’acqua che si terrà a marzo a Città del Messico, o alle condizioni ambientali della Sardegna. In tanto buio, tuttavia, un piccolo spiraglio di luce per la sinistra arriva dalla milanese Cnr, nata dalla fusione di Novaradio dei Paolini e di radio A della diocesi di Milano. Un network che raggiunge 300 mila ascoltatori nel giorno medio.
Sostanzialmente equidistante sul piano politico, questa emittente quantomeno non presenta la gauche come una coalizione di mangiabambini senza valori, soprattutto all’interno dello spazio «Radio Marconi» che va dalle 9.30 alle 12 e dalle 17.30 alle 20. Anzi. Un convegno della consulta organizzato da Gianni Rodari dei Ds di Milano diventa occasione per intervistare Anna Serafini, moglie di Fassino. Mentre il tema dei saldi offre il destro per parlare della crisi del commercio e della pessima congiuntura economica. E ancora: se i politici, imbarazzati, glissano sulla sanità, ecco che radio Cnr ne fa un cavallo di battaglia, imputando le pessime condizioni del nostro sistema a carenze strutturali e di personale. Evidentemente si tratta di una radio di cui Berlusconi non si è ancora accorto. Già. Ma ancora per quanto?