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Le staminali delle piume

Per la prima volta alcuni ricercatori hanno visualizzato e analizzato le cellule staminali che producono le piume degli uccelli. Lo studio, pubblicato sul numero del 15 dicembre della rivista “Nature“, potrebbe essere il primo passo di un percorso scientifico in grado di fare luce sulla rigenerazione degli organi umani.
“Abbiamo scoperto che le cellule staminali delle piume sono distribuite in una configurazione ad anello attorno alla parete interna del follicolo”, spiega il patologo Cheng-Ming Chuong della Keck School of Medicine dell’University of Southern California, principale autore dello studio. “Si tratta di una disposizione differente rispetto alle cellule staminali dei capelli, che si trovano in un bulbo all’esterno del follicolo”.
Le cellule staminali delle piume interessano agli scienziati a causa delle loro profonde capacità rigenerative. Ogni uccello, infatti, cambia piumaggio due volte l’anno. Poiché in media un uccello possiede oltre 20.000 piume, devono essere all’opera numerosi eventi rigenerativi attivi e continui.
Chuong e colleghi hanno identificato le cellule staminali epiteliali in un follicolo di piuma di una gallina somministrando all’animale acqua contenente un marcatore non radioattivo che è stato successivamente incorporato soltanto nelle presunte cellule staminali. Hanno poi dimostrato che le cellule erano pluripotenti (ovvero con la capacità di differenziarsi in molti tipi diversi di cellula) estraendole dai follicoli di una quaglia e trapiantandole in una gallina.
I ricercatori hanno scoperto che queste staminali sono ben protette nella base di ciascun singolo follicolo di piuma. Quando proliferano e si differenziano, la loro progenie si sposta verso l’alto per creare una piuma. Quando l’uccello effettua la muta, la penna si stacca dal follicolo, lasciandosi dietro un anello di cellule staminali pronte per la creazione della successiva generazione di piume.

Zhicao Yue, Ting-Xin Jiang, Randall Bruce Widelitz, Cheng-Ming Chuong, “Mapping stem cell activities in the feather follicle”. Nature, pp. 1026-1029 (15 dicembre 2005).