All’Argentina “L’Impresario delle Smirne” , divertissement di Luca De Fusco da Goldoni
di Lucio De Angelis
Fino al 21 febbraio al Teatro Argentina è in scena “L’ Impresario delle Smirne” di Carlo Goldoni per la regia di Luca De Fusco.
Nel ritratto che Goldoni compie in quest’opera dell’ambiente degli artisti di teatro “di cui posso parlarne per fondamento”, come lui stesso dichiara nella prefazione de “L’impresario delle Smirne”, c’è tutta l’analisi di un mondo in corsa verso il proprio annientamento, inconsapevole o indifferente nel muovere passi incerti tra le rovine che sta per produrre la Révolution.
Il pretesto è l’analisi della vita di un gruppo di comici spiantati e affamati “spiati” nella vita come dietro le quinte per svelarne le verità e metterne a nudo i momenti privati.
“L’impresario delle Smirne” è una precoce sperimentazione metateatrale in cui Goldoni si diverte a fare il verso al tic, alle smanie , alla futilità dei poeti e degli impresari d’ “opera in musica”, un genere che egli conosceva bene per averlo frequentato come librettista e lo stesso fa De Fusco in questa sua realizzazione.
“Durante la tournée de ‘La famiglia dell’antiquario’ al Festival di Bogotà – narra Luca De Fusco – , Eros Pagni si ritrovò un pianoforte in camerino. Gli prese una gran voglia di cantare e iniziò ad intonare un’aria che mi sembrò uno dei famosi temi musicali della colonna sonora de Il padrino. Eros mi raccontò che quella musica Nino Rota nel 1957 e poi successivamente riutilizzata per il film di Coppola. Da quella conversazione nacque l’idea di recuperare la partitura di Rota e allestire questo spettacolo che inizia proprio così, con Eros in un camerino immaginario che canticchia un’altra musica del compositore e accendendosi la sua vera pipa dà inizio allo spettacolo”.
Continua il regista: “Con il musicista Antonio Di Pofi e con Alessandra Panzavolta, mio inseparabile alter-ego registico e coreografico, abbiamo subito pensato che un omaggio a Rota non poteva basarsi solo sulle musiche scritte dal maestro per l’ ‘Impresario’, ma doveva inevitabilmente includere anche una parte del suo repertorio cinematografico: le colonne sonore de ‘La strada’, ‘La dolce vita’, ‘Otto e mezzo’. Ho allora immaginato di raccontare la storia di un gruppo di guitti del 1950, i quali ricevono l’invito di una tournée a Smirne. Abbandonando ogni ambientazione realistica, ho così raccontato la vicenda in palcoscenico, trasformando le camere d’albergo in camerini, mostrando ludicamente le varie tecniche scenografiche e adottando un unico colore, quello teatrale per eccellenza: il rosso”.
Le musiche neosettecentesche composte da Rota per Visconti sono tutte concentrate nella parte finale, mentre sono condensate nel centro dello spettacolo le citazioni settecentesche, raccontando l’esile vicenda (in cui il testo goldoniano viene sostanzialmente rispettato), come una sorta di gioco teatrale in cui la compagnia si racconta.
“Mi hanno colpito le analogie tra i personaggi dell’Impresario e quelli che popolano il mondo dei primi film di Fellini – sottolinea De Fusco – ed è sorprendente la precisione con cui Goldoni disegna i suoi bozzetti sociali, molto simile a quella dei caratteri del cinema felliniano. Penso, ad esempio, a La strada o a Le notti di Cabiria.”
Teatro Stabile del Veneto – Teatro Stabile di Catania – Fondazione Antonveneta
con il sostegno produttivo de La Biennale di Venezia
L’IMPRESARIO DELLE SMIRNE
di Carlo Goldoni – musiche di Nino Rota
adattamento Luca De Fusco e Antonio Di Pofi
regia Luca De Fusco
con Eros Pagni,
e Gaia Aprea, Anita Bartolucci, Alberto Fasoli, Piergiorgio Fasolo,
Max Malatesta, Giovanna Mangiù, Alvia Reale, Paolo Serra, Enzo Turrin
scene Antonio Fiorentino – costumi Maurizio Millenotti – coreografie Alessandra Panzavolta