RADICALI ROMA

Linkiesta – Tasse alte, servizi pessimi: tutti gli scandali di Roma

di Marco Sarti (Linkiesta)

Pochi asili, troppi dirigenti. Le cifre (inquietanti) della Capitale. E i soldi non mancano affatto

Il disastro di Roma spiegato in poche parole. Ci ha pensato Riccardo Magi, consigliere comunale della Città Eterna. L’unico radicale a sedere in Campidoglio dai tempi del sindaco Rutelli. Per fare un po’ di chiarezza e svelare gli aspetti più imbarazzanti delle recenti gestioni capitoline, da un paio di giorni Magi ha lanciato in rete un sito particolare. Si chiama Saiperchearoma.it. L’obiettivo, fin troppo ambizioso, è rispondere a quelle domande che i romani si pongono da decenni. Ad esempio, perché mancano gli asili nido? Perché non si fa raccolta differenziata? «Ma anche — racconta Magi — perché in questa città si pagano le tasse più alte d’Italia e i servizi offerti sono tra i peggiori del Paese?». 

Una lettura interessante, adatta a chi non si impressiona facilmente. Il radicale pubblica in rete cifre e dati incredibili, stralci dei rapporti della Ragioneria generale dello Stato e del ministero dell’Economia. Per i più distratti ci sono anche una serie di infografiche, utili per raccontare i drammi della Capitale senza troppi giri di parole. Il tutto anticipato da una inedita nota introduttiva: alla Capitale non mancano i soldi. «I soldi ci sono — si legge — ma vengono buttati via in ossequio all’unica politica adottata a Roma negli ultimi venti anni, sia dalla destra che dalla sinistra. Quella delle spese disastrose e delle clientele».

Alcuni numeri rischiano di stupire. Probabilmente in pochi sanno che i cittadini della Capitale sono tra i più tartassati dall’erario. «Ogni romano paga in media 1.040 euro di imposte locali, contro i 440 del resto d’Italia». Investimenti che troppo spesso servono a coprire le incapacità dell’amministrazione. Del resto diventa difficile non imporre una tassazione simile, quando il comune riscuote meno del 50 per cento degli affitti dei propri immobili ai privati. Ma anche quando vengono incassati meno della metà delle multe stradali e solo il 40 per cento degli importi relativi a Ici e Imu. A Roma non passano gli autobus? Magi propone un’impietosa lettura dei dati relativi all’Atac, la municipalizzata che si occupa del trasporto pubblico nella Capitale. Si scopre così che su quasi 12mila dipendenti, gli autisti sono meno della metà. E senza autisti diventa obiettivamente difficile far circolare i tram. E così almeno 4 autobus su 10 restano fermi nei depositi, in attesa di personale e manutenzione. In compenso ci sono ben 85 dirigenti, uno ogni 140 dipendenti. Stando ai dati del consigliere radicale i loro stipendi costano ai romani 140 milioni di euro. Senza contare i 4,5 milioni che finiscono ogni anno in premi produttività.

Arrivato in Campidoglio meno di un anno fa, Magi ammette di essere preoccupato. «Chi gestisce questa città non sembra aver capito la drammaticità della situazione. Manca la capacità, ma anche la consapevolezza, per intervenire». Intanto saiperchearoma.it spopola. In meno di tre giorni si sono collegati al sito 5mila utenti unici, migliaia le condivisioni sui social network. A breve arriveranno altre infografiche. «Spero solo che non sia troppo tardi per lanciare l’allarme su questi argomenti». In rete Riccardo Magi è un punto di riferimento per tanti romani già da qualche tempo. Lo scorso autunno ha lanciato un altro sito, opencampidoglio.it. Una pagina creata quasi per disperazione. «Ci ho inserito una serie di dati e cifre relative alla gestione del Comune, su cui nessuno era disponibile ad avere un confronto». Sempre qui Magi si propone ai cittadini come “consigliere partecipativo”. Condividendo online alcuni temi, i romani possono inviargli un’interrogazione da presentare in Campidoglio. L’obiettivo? «Vorrei spiegare a tutti che parlare di bilancio non è materia da ragionieri. È nei nostri bilanci che si capiscono i problemi di questa città».

 

E poi c’è il tema dei rifiuti. «Secondo la legge — si legge su saiperchearoma — entro il 2012 occorreva raggiungere il 65 per cento di raccolta differenziata. Nel 2013 Roma è riuscita a raggiungere la quota di appena il 31 per cento». Intanto ogni anno l’amministrazione spende 25 milioni di euro per smaltire fuori regione i rifiuti indifferenziati. Per Riccardo Magi questa è quasi una battaglia personale. Per istituire l’anagrafe pubblica dei rifiuti, lo scorso invernoè arrivato persino a uno sciopero della fame. Dieci giorni senza mangiare, perché anche la Capitale si dotasse di un sistema in grado di affrontare con trasparenza l’intero ciclo dei rifiuti: dalla quantità prodotta, alla tipologia, fino agli impianti di smaltimento e alle discariche. «In Consiglio comunale erano tutti d’accordo – racconta – eppure per otto sedute di seguito la maggioranza ha fatto sistematicamente mancare il numero legale». Un braccio di ferro faticosamente vinto con l’approvazione della delibera.

Il futuro non sembra roseo. «Il Comune di Roma — racconta ancora Magi — continua a finanziare le sue spese correnti con entrate straordinarie». Il radicale punta il dito contro la vendita del patrimonio immobiliare. «Circa 250 milioni di euro destinati a scuole e piste ciclabili, sono coperti dalla dismissione di alcuni immobili». Per la precisione si tratta di 130 milioni per l’anno in corso e 120 per il successivo. «È come se una famiglia vendesse la macchina, i mobili o la casa per far fronte alle proprie spese. E in alcuni casi si tratta degli stessi immobili, mai alienati, con cui l’ex sindaco Gianni Alemanno aveva chiuso il bilancio del 2012».