RADICALI ROMA

Luci ed ombre sui conti di Roma


di Massimiliano Iervolino, segretario dell’Associazione Radicali Roma. Versione integrale dell’articolo di oggi uscito sul Corriere della Sera.

 

Il nuovo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, appena insediatosi in Campidoglio ha lanciato l’allarme sui conti dell’amministrazione capitolina. Dopo un intervento tanto deciso del primo cittadino, si sono susseguite, e continuano a susseguirsi, molte dichiarazioni di esponenti politici il cui prosieguo naturale sono gli articoli di approfondimento dei più autorevoli quotidiani italiani. Prima di entrare nel merito della questione, cercando anche di dare dei numeri, pochi per non annoiare, ma noti e facilmente consultabili sul sito del Comune di Roma, è bene ricordare che l’attuale sindaco è stato il capo dell’opposizione dal 2006 ai primi mesi del 2008.  In questi due anni  solo in occasione della discussione e della votazione del bilancio previsionale 2007 e di quello del 2008, il suo schieramento ha lanciato timidi allarmi sul debito, senza mai proporre una soluzione alternativa rispetto all’emissione di nuovo credito attraverso il quale l’amministrazione Veltroni ha finanziato la stragrande maggioranza degli investimenti per la città di Roma. Durante la campagna elettorale stessa musica, timidi attacchi sul debito, nessuna soluzione prospettata. In quello stesso periodo gli unici interventi rilevanti, per l’analisi reale, quantitativa e qualitativa dei conti, accompagnata a delle  proposte fattive, sono state segnalate dall’associazione Radicali Roma, di cui mi onoro di essere il segretario, e da Bernardo Pizzetti che, attraverso le colonne del Corriere della Sera ed. Roma, ha più volte interrogato l’ex Assessore al bilancio Marco Causi sui motivi di un così vasto deficit comunale. Prima di passare all’analisi delle “carte”, urge una precisazione: la mancanza di liquidità denunciata in questi giorni dal centro destra ha poco a che vedere con i sette miliardi di euro di disavanzo attuale, infatti, le casse vuote sono dovute principalmente alla mancanza dei trasferimenti (1,7 miliardi!) della Regione Lazio, tale somma è già stata in parte rendicontata ed è presente in forma scritta sui bilanci previsionali del Comune, il problema è che la Regione ancora non ha provveduto materialmente a trasferirli. Ma passiamo ai conti e alla loro chiarezza. Per avere una visione completa della situazione debitoria del Comune di Roma basta consultare l’ultimo documento di programmazione finanziaria 2008-2010, dove a pag. 32 troviamo il trend storico, dal 1997 al 2007, del bilancio comunale, in questo documento sono ben riportate tutte le voci di interesse, e i relativi numeri, inoltre per chi volesse approfondire, questo volume offre, nei vari capitoli, la possibilità di comprendere bene le politiche di sussistenza e di spesa del Campidoglio. Se ciò non bastasse potrebbe anche tornare utile leggere attentamente il rendiconto 2006 datato 27 luglio 2007 dell’Assessore alle politiche economiche, finanziarie e di bilancio, Marco Causi. Detto questo si può tranquillamente affermare, senza il timore di essere smentiti, che i documenti ci sono, e ci sono sempre stati, quindi proviamo sommariamente ad analizzarli. Prendiamo in esame i sei anni della giunta Veltroni, durante questo periodo il debito comunale è passato da circa 6 miliardi di euro a circa 7 miliardi di euro, ma per comprendere bene se questo aumento del debito di circa 1 miliardo di euro è giustificato abbiamo bisogno di altri dati e di altre relative considerazioni. Nel periodo considerato, le entrate correnti, nella parte trasferimenti pubblici, subiscono una progressiva erosione, soprattutto alla voce trasferimenti statali. A dimostrazione di quanto detto basta tener conto dei contributi erariali- pro capite che sono stati dati a Roma rispetto alle altre grandi città, prendiamo per esempio l’anno 2006, a Napoli sono andati 543,7 euro a Milano 395,2 euro mentre a Roma 285.7 euro. Nella classifica delle grandi città, Roma è solamente la sesta per contributi erariali pro-capite percepiti, addirittura al di sotto della media nazionale che prevedeva per l’anno 2006 contributi medi pro capite pari a 311,7 euro.

Proprio per questa disparità illogica, mi sono sempre trovato d’accordo con l’assessore Causi che, nel corso degli anni, attraverso i suoi vari documenti, ha sempre richiamato l’attenzione su queste cifre, per sottolineare l’importanza di dare a Roma una specifica quota di tributi erariali, quali l’IVA o l’IRPEF, proprio in relazione agli oneri derivanti dalle funzioni associate al ruolo di Capitale della Repubblica.  Sempre sul fronte delle entrate, l’amministrazione Veltroni si è sempre contraddistinta nell’azione di recupero dell’evasione fiscale, dal 2002 al 2006 il recupero di arretrati (TARSU, ICI, altri tributi) è oscillato tra i 97 e i 143 milioni di euro, utili per far fronte, come abbiamo già visto, alla diminuzione sostanziale dei trasferimenti da parte dello stato centrale. La prima, e non unica, nota dolente da segnalare è la grande quantità di soldi dedicati alla spesa corrente, l’amministrazione Veltroni non è stata capace di ridimensionare questa voce, aumentandola dai 3,445 miliardi del 2002 ai 3,514 miliardi previsti per il 2007, come vedremo questo ha influito molto sulla necessità di attuare politiche discutibili per il finanziamento degli investimenti. Riguardo questi ultimi, dal 2002 al 2007 la giunta di centro sinistra ha finanziato opere ed infrastrutture per circa 7 miliardi di euro, tutti sappiamo quanto la nostra città abbia bisogno di investimenti per renderla più vivibile e quindi più europea, quindi verrebbe da dire: bene, ottimo, di più! Ma la domanda sorge spontanea: dove sono stati trovati tutti questi soldi visto che la spesa corrente non è diminuita?

Dai documenti a disposizione e dalle dichiarazioni dell’assessore Causi, si evince che queste spese sono state finanziate da più voci: proventi dalle alienazioni dei beni immobili del Comune (svendopoli?), oneri concessori (costuire, costuire e costruire?), dal margine operativo netto, dai trasferimenti nazionali e regionali e dall’ accesso a nuovo debito. Considerando che bene ha fatto Veltroni a puntare molto sugli investimenti, il punto è un altro, i finanziamenti che ci sono stati potevano provenire da altre fonti?

Per evitare l’indiscriminata vendita dei beni comunali, una cementificazione dilagante e rilevanti emissioni di nuovo debito si sarebbe dovuto aumentare in modo più consistente il margine operativo netto (entrate correnti- spese correnti al netto degli interessi). Questa ultima voce rappresenta il problema centrale: un maggiore margine operativo netto avrebbe evitato sia la necessità di ricorrere a un debito tanto ingente, sia all’esigenza di attuazione di politiche al quanto discutibili. Detto ciò, va però dato atto all’amministrazione Veltroni di aver aumentato questo parametro così importante, che finalmente dal 2000 ha un segno positivo, ma che per la mole di investimenti necessari alla nostra città è rimasto comunque troppo basso.

Il comune dovrà affrontare nei prossimi anni la sfida del finanziamento di alcune importanti opere infrastrutturali (linee metro C e D). Anche al netto di tali impegni, e ipotizzando nuovo indebitamento per un ammontare annuo (500 milioni) in linea con i valori storici medi del periodo 2004-2006, gli oneri finanziari crescerebbero fino a livelli (quasi 900 milioni di euro) equivalenti a circa il 180% di quelli attuali. Il 18 settembre 2007 l’agenzia Fitch ha confermato per il Comune di Roma il raiting a lungo termine “AA-“ ma ha modificato l’outlook da stabile a negativo a causa di un debito che dagli attuali 7.0 miliardi di euro rischia di arrivare ai 7.5 miliardi nel 2011. Tutto questo significa che, a partire da quella data, su ogni cittadino, neonati compresi, graverà un debito di circa 2.800 euro a testa contro i 2.400 attuali per un totale di 7.600 euro a famiglia. Per non arrestare i necessari investimenti e per scongiurare quanto detto sopra, l’amministrazione Alemanno dovrà essere capace di politiche riformatrici. Innanzitutto diminuire la spesa corrente, attraverso una riorganizzazione dei dipartimenti comunali e riformare i servizi locali attraverso la loro liberalizzazione contro il “carrozzone” formato dalle circa 80 società che fanno capo, in un modo o nell’altro, al Comune di Roma. Non ultimo continuare a fare debite pressioni sul Governo nazionale per avere maggiori oneri derivanti dalle funzioni associate al ruolo di Capitale della Repubblica.

Prima delle ultime elezioni comunali, avevo chiesto, a nome dei radicali, un vertice di maggioranza per discutere su come abbattere l’elevato debito comunale senza diminuire,  anzi aumentando, i finanziamenti a favore degli investimenti. Come spesso è accaduto, l’amministrazione Veltroni non raccolse l’opportunità che gli offrimmo, e nulla fece per aprire un dibattito serio su questi temi così importanti. Ora vedremo Alemanno come saprà e vorrà affrontare questi problemi. Per quanto riguarda noi radicali continueremo a monitorare i conti del comune di Roma e a breve trasformeremo in proposte istituzionali quanto sopra riportato.