RADICALI ROMA

L’UNIONE PUO’ ESSERE OGGI IN ITALIA L’UNICO CONTENITORE POLITICO DI GRANDE SCONTRO…

 

MARCO PANNELLA: URGE BATTERE LA SALDATURA OLIGARCHICA E AUTORITARIA CHE COINVOLGE TUTTA L’ATTUALE LOTTA POLITICA ITALIANA, INCLUSA QUELLA POLITCO-ELETTORALE. L’UNIONE PUO’ ESSERE OGGI IN ITALIA L’UNICO CONTENITORE POLITICO DI GRANDE SCONTRO FRA MOVIMENTO LAICO LIBERAL-SOCIALISTA E IL VISSUTO E LE SCELTE IDEALI DEI CREDENTI CATTOLICI ITALIANI DA UNA PARTE E, DALL’ALTRA, LA POLITICA E LE ALLEANZE PERSEGUITE CON RIGORE DA FRANCESCO RUTELLI DEL PREVALERE DI UNO SCHIERAMENTO CHE VA DALLA LEGA, ALL’UDC, AD AN E, “A SINISTRA”, DAL SOSTEGNO STRATEGICO AL FONDAMENTALISMO NEO-TEMPORALISTA E AUTORITARIO DEL POTERE VATICANO, ALLE VECCHIE ILLUSIONI DI COMPROMESSI STORICI, DI SALDATURE POPULISTE E CLERICO-COMUNISTE-PACIFISTE .

“In modo vigoroso, rigoroso ed incalzante, Francesco Rutelli si sta ormai candidando a rappresentare anche per il Vaticano, oltre che le posizioni della Lega, dell’Udc, di An e di gran parte di Forza Italia, la più forte garanzia di una “azione” di Governo assolutamente alternativa a quella laica che ispirano gli eredi della Destra Storica e delle Sinistre democratiche, laiche, liberali e socialiste, cui si devono le storiche vittorie “occidentali” ed “europee” che l’Italia ha conosciuto nell’ultimo mezzo secolo.
Così la politica italiana sta platealmente vivendo il suo più violento momento oligarchico, “segreto”, anche sotto questo aspetto “chiericale” e “clericale”, cioè non civile, democratico e laico.

L’ostilità sorda, spaventata e feroce contro la nostra proposta di proseguire sulla via delle consultazioni popolari “primarie” proprio quando ci troviamo, comunque, alla vigilia dell’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica, dei nuovi Presidenti delle Camere di comunque di nuovi Governi Nazionale, Regionali, Provinciali e Comunali e la tenuta dell’importantissimo Referendum Costituzionale, ci impone di lanciare un grido d’allarme per tentare di ricondurre, almeno, l’Unione prodiana ad un metodo di, ancorché minima, decenza e prudenza democratica.

Non è un caso che Umberto Bossi abbia chiaramente annunciato la sua determinazione di abbandonare subito l’alleanza berlusconiana in caso di mancata, netta, vittoria del Centro-destra. Non a caso da ogni parte Giulio Tremonti viene scelto, in prospettiva, come barriera e alternativa a soluzioni di politica economica che tengano in una qualche considerazione le posizioni di Mario Monti, del professor Francesco Giavazzi e – lo sottolineo – blairiane e zapateriane, riformatrici liberali e socialiste. Non a caso anche la stampa tace, non si sa bene se disinformata o disinformante, sulle serrate ipotesi che in questi giorni si stanno “configurando” per Presidenti della Repubblica che possono andare da Giuliano Amato a Gianni Letta, a Presidenze delle Camere e Ministeri degli Esteri attribuiti a Rifondazione Comunista e ad alcuni dei più illustri esponenti diessini, quelli che nell’ultimo decennio non hanno certo rappresentato una reale barriera ed una efficace opposizione al dilagante potere mediatico ed economico, personale, di Silvio Berlusconi.

Non a caso per Romano Prodi e le sue difficili e obbligate scelte di Governo, sta rivelandosi, almeno per ora, impossibile trovare una attiva e adeguata presenza della Rosa nel Pugno, di Emma Bonino nell’esecutivo che potrebbe dover formare entro l’aprile prossimo.

Tutti sappiamo che Udeur e Udc sono pronte a far blocco per determinare insieme la futura maggioranza parlamentare e governativa. Tutti sappiamo che tale naturale ed evidente propensione, darebbe a Francesco Rutelli (e a Tremonti?) sostegno di vari soggetti politici economici e sociali, di strutture e bardature corporativiste, la forza negata, che molto probabilmente verrebbe negata o rapinata a Romano Prodi.

Di tutto questo nessuno mostra di farsene conto, di esserne informato. L’attuale Casa della Libertà, a direzione e possesso di Silvio Berlusconi, e Berlusconi stesso, puntano certo sulla vittoria, per sopravvivere e vivere, non importa tanto se netta e teoricamente autosufficiente, Perchè di già cercano di configurare e preparare un dopo-Berlusconi che lo salvaguardi e liberi dalle costrizioni istituzionali nelle quali è ormai esausto, per altre sue avventure.

In questi scenario solo la Rosa nel Pugno avrebbe la possibilità di immettere un quoziente avvertibile di metodo e merito democratico; di presentarsi all’elettorato come la prova che l’Unione – Unione prodiana – potrebbe essere oggi l’Unico Contenitore del dibattito, e del confronto-scontro fra due forme di alternanza: una della quali con connotati autenticamente riformatori ed alternativi al proseguirsi del processo di putrefazione oligarchica, illiberale e ademocratica del regime di monopartitismo imperfetto, conservatore in atto da decenni.

L’opinione “acculturata”, che coincide ampiamente con il paio di milioni di lettori delle pagine politiche della stampa italiana, danno alla Rosa nel Pugno, ancora in questi giorni, il connotato di una nuova forza, che supera il 15 per cento dei lettori. Ma il perfezionamento tecnico dello strumento radiotelevisivo, come strumento di regime della comunicazione audiovisiva (che, com’è noto, determina il voto all’incirca dell’80 per cento degli elettori “normali”), sta assicurando al massimo una presenza dello 0,5% alla Rosa nel Pugno negli oltre 40 milioni di elettori. Sul fronte aperto e coperto dal nuovo soggetto politico-elettorale laico, liberale, socialista, radicale, per ferreo riflesso delle oligarchie unite dei due schieramenti, vale per la Rosa nel Pugno la conventio ad escludendum come oggetto di conoscenza e di attenzione da parte dell’intera opinione pubblica italiana.

Il perché di questa operazione di occultamento è presto detto: quella percentuale di oltre il 15 per cento fra i ceti cosiddetti “acculturati”, potrebbe facilmente esplodere, ancora più forte nelle corrispondenti grandi “masse” “comuniste”, “liberali”, “cattoliche”: come è accaduto non solamente sui temi del divorzio e dell’aborto, ma anche su quelli del finanziamento pubblico di partiti, dei sindacati, delle chiese – così nazionalizzate e parastatalizzate –, e contro il prepotere giustizialista di una giurisdizione nella quale la grande maggioranza dei magistrati capaci e onesti non si riconosce e rifiuta; al pari di tutti i cittadini che, chiamati a referendum, votarono a favore della responsabilità civile dei giudici, per la separazione delle carriere; o, ancora per la riforma maggioritaria di stampo anglosassone.

Tutto ciò diventa particolarmente rilevante con riferimento al “popolo cattolico”: che nel suo “vissuto”, nella sua moralità, da decenni, ed oggi più che mai, dà vita allo “scisma sommerso” indicato con lucidità da Pietro Prini, e del quale in questi giorni si è fatto voce un credente del valore e del prestigio di Vittorio Messori. Come del resto “ieri” don Luigi Verzè, e in modo sofferto e dolente i “relativisti cristiani”, evocati e subito sepolti, della voce del cardinale Carlo Maria Martini.

Ci chiediamo quale valore e quale rispetto di tutto ciò abbia, in questo momento, il governo Ds di Massimo D’Alema e di Piero Fassino: che, con “novità” quotidianamente incalzanti, si esprimono espellendo dalle liste la naturale candidatura di un Carlo Flamini, per immettervi gli Ignazio Marino; come dire: se Rutelli ha la Binetti, noi non solo abbiamo Marino, ma espelliamo chiunque ha manifestato durante la campagna referendaria la voce laica e civile degli scienziati, dei ricercatori, dei medici e dei malati che fecero appello all’opinione pubblica, su posizioni radicali, oggi della Rosa nel Pugno.

Per finire, do atto, e ringrazio, Antonio Di Pietro e l’Italia dei Valori, il Vicesegretario Naziona
le dell’Udc, il presidente Salvatore Cuffaro, e quanti in queste ore stanno raccogliendo la nostra proposta e la nostra determinazione di convocare consultazioni popolari democratiche “Primarie” per il giorno di Pasqua, il 16 aprile.

Mi auguro che non accada quel che dopo la bella Marcia di Natale per la riforma della giustizia, a partire dalla scelta di una grande Amnistia e di un grande Indulto, si giunse, nella Camera autoconvocata, da parte dei parlamentari Ds e quelli della Margherita – con l’avallo personale di Prodi – a liquidare il tutto, accorrendo a sostenere proposte reazionarie e classiste della Lega e di AN. Operazione ripetuta per sostenere la proposta antidemocratica, truffaldina, discriminatoria e anticostituzionale del Governo (abbandonato dai suoi stessi deputati e senatori) ai danni della Rosa nel Pugno, nell’ambito della indecente riforma elettorale ora vigente. E, tacendo e così sostenendo, i “piacevoli” e vecchi metodi “comunisti”, proprio a Nichelino, di nuovo ai danni di socialisti “colpevoli” di esprimere il loro sostengo e la loro appartenenza alla Rosa nel Pugno, in sintonia con la scelta del compagno Salvatore Buglio. Vecchi metodi contro i quali Emanuele Macaluso – non a caso lui – è insorto, chiedendone ripetutamente conto a Fassino, e avendone in cambio un eloquente silenzio. E anche il tacere, è noto, è un modo di parlare”.