RADICALI ROMA

L'Unità – Troppo rigore, Marino silura il magistrato

Scontro con Marino: lascia l’assessore
di Jolanda Bufalini
• La titolare del bilancio si dimette: l`interim al sindaco

• Roma, Morgante (Bilancio) lascia dopo lo scontro con il sindaco che prende l`interim
• Caltagirone: «Il Messaggero fa opposizione», risponde Cosentino (Pd): «Ma quella è una lobby»

Il buongiorno s`è visto dal mattino, quando, alla riunione della cabina di regia, Daniela Morgante non è andata. C`era Giovanni Legnini, sottosegretario all`economia, Marco Causi, deputato ed ex assessore al Bilancio a Roma, il ragioniere generale di Roma Capitale Maurizio Salvi, il segretario generale Fucito, il relatore del “Salva Roma” Fabio Melilli. Mancava la regina, nella partita a scacchi con il governo sul piano di rientro, l`assessore al Bilancio. I rumors erano cominciati alla vigilia mentre i tamburi di guerra rullavano da mesi. Alla fine la comunicazione ufficiale: Daniela Morgante, magistrato della Corte dei conti prestato alla politica, ha rimesso il mandato al sindaco Marino. La decisione, presa martedì, ha dato il tempo all`assessore di avvertire personalmente il presidente della Corte dei conti e i collaboratori. Ora sindaco e assessore parlano di separazione consensuale ma, come in tutti i divorzi, anche questo è stato preceduto da giornate molto tempestose, consumate in un dissidio sempre più inconciliabile. Il sindaco si è trovato nella situazione di dover ricordare che il bilancio non è una questione personale dell`assessore, ma un atto politico che impegna primo cittadino e giunta. Prima la rigidità di Daniela Morgan- te aveva portato allo scontro diretto con il collega dei trasporti, Giudo Improta, sul cantiere Metro C. Con la discussione sul bilancio 2014 la situazione è diventata ingestibile, con l`assessore deciso a tenere il punto di non far passare nulla senza copertura di spesa, il Pd sempre più insofferente, fra presidenti di municipio disperati e partito contro il «bilancio ragionieristico». Ignazio Marino aveva apprezzato la magistrata revisore dei conti quando si trattava di fare le pulci alla situazione ereditata da Alemanno, ma lo scontro è diventato inevitabile quando è stato chiaro che i «niet» di Daniela Morgante rischiavano di paralizzare il governo della città, dagli investimenti sulla scuola alla chiusura del Parco della musica e Santa Cecilia, come ha detto l`assessore alla cultura Barca. Il sindaco ha assunto l`interim, almeno fino alla approvazione del bilancio 2014, prevista in giunta, nelle intenzioni del sindaco subito dopo pasquetta. Marino non è solo, accanto a lui ci sono quelli che il segretario del Pd Lionello Cosentino, chiama «i tre moschettieri», Giovanni Legnini, Marco Causi, Fabio Melilli. Intanto l`opposizione si scatena chiedendo le dimissioni, per Alfio Marchini, quello di Marino all`interim è «un suicidio» perché «se non riesce ad approvare il bilancio entro aprile si deve dimettere». M5S e il radicale Magi (lista marino) si schierano con l`assessore giubilato. Fra gli oppositori, da ieri, si annovera ufficialmente Francesco Gaetano Caltagirone che, da editore, ha dichiarato: «Non c`è dubbio che Il Messaggero a Roma sta all`opposizione, noi non stiamo dalla parte di chi vince». Risponde Lionello Cosentino: «Quella non è opposizione ma attività di lobbying».

Il coinvolgimento dei «tre moschettieri» si deve al puzzle piuttosto complicato fra conti capitolini, piano di rientro da concordare con il governo, risorse che il «Salva Roma» dovrebbe liberare al Senato. La scadenza dei bilanci comunali è stata posticipata per tutti a luglio. Si può fare prima ma Roma dovrà approvare «apposita variazione»una volta definito il piano di rientro. Oggi Ignazio Marino va dal ministro dell`economia Padoan. Poi , approvato il bilancio in giunta, in consiglio andrebbe, in sostanza, una prima bozza su cui raccogliere il parere dei municipi e delle parti sociali. Altro step: il tavolo con il governo e il calcolo degli extracosti che Roma sostiene come capitale. L`Ad Daniele Fortini ha calcolato che solo le manifestazioni costano ad Ama 48 milioni di euro. A tutto questo, dice Marco Causi, si dovrebbe aggiungere un piano «intenso di dismissioni immobiliari». Un percorso che arriva all’estate. Con un punto delicato. Il piano di rientro condizionae gli integrativi dei dipendenti comunali ai risultati. «Giusto», dice Cosentino, «ma c`è una transizione e il governo non può lasciare sola Roma».

Intanto c`è da identificare un nuovo assessore, ed è difficile trovare un professionista che si carichi il fardello per  3500 euro al mese. L`equilibrio di genere sarà mantenuto, dice Marino. E se l`assessore al bilancio sarà un uomo, qualcun altro si farà da parte . Potrebbe essere l`assessore allo sport Pancalli.