RADICALI ROMA

“L’uomo nell’ombra” di Roman Polanski: un pamphlet contro Tony Blair?

“L’uomo nell’ombra” di Roman Polanski: un pamphlet contro Tony Blair?

di Gianfranco Cercone

Vedendo due film a poca distanza di tempo l’uno dall’altro, può capitare di cogliere certe caratteristiche che hanno in comune, a cui forse altrimenti non avremmo fatto molto caso.

Tra “Shutter island” di Martin Scorsese (uscito in Italia un mese fa) e “L’uomo nell’ombra” di Roman Polanski (uscito l’altra settimana) c’è più di un’analogia: si svolgono in gran parte all’interno di un’isola; quest’isola nasconde un segreto; il giovane protagonista, alla ricerca di questo segreto, corre seri rischi per la propria incolumità personale.

L’ambientazione della vicenda obbedisce a una logica del racconto evidente.

Un’isola, soprattutto se è piccola e poco abitata, è un luogo adatto a nascondersi o a nascondere un’attività illecita. E offre un risvolto foriero di suspense (sfruttato più dal film di Scorsese che da quello di Polanski): per chi viene sorpreso a scoprire il segreto, può essere difficile ritornare sulla terraferma.

L’osservazione è forse oziosa. Ma certo, per entrambi gli autori,  l’isola è uno scenario fortemente suggestivo. L’isola di Scorsese era sinistramente funestata dalle tempeste e dagli uragani, e diventava una metafora della follia; nell’isola di Polanski le condizioni del tempo non sono così disastrose, ma il cielo è sempre grigio e piove spesso.

A cosa fa da contorno questa atmosfera?

Nell’isola approda un giovane giornalista, incaricato da una casa editrice di revisionare l’autobiografia di un ex primo ministro inglese, in qualità, come si dice, di “ghost writer” (di scrittore fantasma); uno scrittore cioè il cui nome non figura sulla copertina del libro.

Il politico nel film ha un nome di fantasia, ma adombra pesantemente Tony Blair. Nell’isola, c’è una villa sul mare in cui l’uomo si rifugia, insieme alla moglie e ai suoi più stretti collaboratori. Attraversa un momento molto difficile: è contestato dai pacifisti per essere stato tra i fautori della guerra in Iraq; e il Tribunale Penale Internazionale ha aperto un’inchiesta su di lui per aver autorizzato il rapimento dall’Inghilterra di alcuni presunti terroristi islamici, sequestrati e torturati oltre confine dagli agenti della CIA.

Anche se di fronte alle telecamere, si mostra convinto delle proprie ragioni e sorridente a oltranza, è esaurito e sofferente: avverte forse il declino della propria carriera politica.

Inoltre, la moglie ha smesso da tempo di amarlo e di stimarlo. E i due si tradiscono reciprocamente.

Ecco allora che la spiaggia invernale dell’isola, così deserta e malinconica, fa da eco alla vita di un uomo che va alla deriva. Ed è forse proprio questo scenario la nota più originale e convincente del film. Ne sembra convinto anche Polanski, che fa costruire nella villa una grande parete di vetro, che inquadra un bello scorcio della spiaggia, consentendogli a più riprese di mettere in rapporto con lo scenario esterno, ciò che accade all’interno.

Per il resto, “L’uomo nell’ombra” è un thriller girato con cura e con abilità

da quel bravo regista che è sempre Polanski, anche nei suoi film meno personali; con qualche passaggio non del tutto verosimile, almeno per chi, come me, non si intende di spionaggio; e nel quale l’azione e l’intrigo prevalgono sull’approfondimento dei personaggi. In particolare l’ex primo ministro assume spesso i tratti di una caricatura.

Del resto, il thriller nasconde in questo caso, un pamphlet: Blair  – che non è mai nominato – è il bersaglio di una satira tagliente. Già da studente, non avrebbe mai avuto una mente politica; e proprio per la sua mancanza di personalità, sarebbe stato instradato nel partito laburista dai suoi compagni di college, assoldati dalla CIA; i quali avrebbero costruito la sua fortunata carriera, per mettere l’Inghilterra al servizio degli Stati Uniti.

La storia è fantasiosa, ma sottende un giudizio politico su Tony Blair, certamente convinto e molto duro.

Ma il finale del film sembra improvvisamente rovesciare questa storia, e scagionarlo.

“L’uomo nell’ombra” è allora un atto di accusa contro Blair, o una proclamazione della sua innocenza?

Nel cinema, come nella politica, a volte la verità non è quella che sembra.

Versione audio:

http://www.radioradicale.it/scheda/301593