RADICALI ROMA

…MA GLI ELETTORI ITALIANI NON SUBISCONO I DIKTAT VATICANI

Roma, 26 febbraio 2005

«SIAMO TUTTI LUCA COSCIONI»

da www.radioradicale.it

Questa mattina – in occasione dell’assemblea di Ds, Margherita, Sdi, Repubblicani europei, riuniti per la nascita ufficiale della Federazione dell’Ulivo – una delegazione dei Radicali, guidata da Emma Bonino, Daniele Capezzone e Marco Cappato, si è posta davanti all’ingresso del teatro Brancaccio con cartelli su cui era scritto «Siamo tutti Luca Coscioni». «Per noi la situazione è ancora aperta e non consideriamo la trattativa chiusa», ha commentato Daniele Capezzone.

«Tentiamo fino all’ultimo di avere Liste Coscioni all’interno dell’Unione. Nel centrosinistra ci sono molti partiti che sono d’accordo e la nostra con loro non è una vicinanza a freddo, anche se c’è il partito del Vaticano che pone veti che possono e devono essere superati». E’ il messaggio che Emma Bonino lancia al centrosinistra. «Stiamo completando le liste in tutte le 84 province con grande sostegno di medici, scienziati e malati… Continuiamo i dialogo con L’Unione, non ci diamo per vinti che una parte minoritaria possa mettere il veto cercando di far saltare» l’ipotesi dell’ospitalità di liste radicali. Un veto che «crea molto disagio a molti dei componenti della Fed con cui abbiamo raccolto le firme per i referendum. Con alcuni si parla seduti in una stanza, con altri, quando è più difficile, in questo modo, anche perché è un dialogo che deve coinvolgere l’opinione pubblica, non è solamente tra vertici».

Il veto alla denominazione delle lista “Luca Coscioni” – osserva la leader radicale – è l’espressione di una dato intollerante, ma non ci rassegnamo e cerchiamo di dare forza a coloro che all’interno della Fed sono sulle nostre stesse posizioni». La classe politica, denuncia Bonino, è «genuflessa» di fronte alle gerarchie vaticane, che non rappresentanto neanche tutti i cattolici, e questo «consente alle gerarchie di essere più invasive». Una classe politica che «confonde credenti con votanti e rischia di addormentare questo Paese».

UNIONE – PANNELLA, INTESA DECISIVA IN QUATTRO REGIONI

In Piemonte e Puglia il vantaggio più rilevante, accordo importante anche per Liguria e Calabria.

da Corriere della Sera del 27 febbraio 2005, pag. 6

di Renato Mannheimer

Uno degli elementi caratterizzanti l’attuale sistema politico italiano – come quello di molte altre democrazie – è la situazione di sostanziale parità, in termini di consensi popolari, dei due principali schieramenti che si confrontano nell’arena elettorale. Ciò accresce l’importanza di quanti si collocano tendenzialmente al di fuori delle due coalizioni maggiori, ma che possono decidere di votarle alle elezioni. Anche alle prossime regionali saranno dunque cruciali le scelte di due segmenti di cittadini: – gli “esterni” alla politica. Che non ne seguono gli avvenimenti, perchè, dicono, é troppo complessa o addirittura sporca. Gran parte di costoro non sa nemmeno dell’approssimarsi della scadenza elettorale. Ad esempio, in Piemonte, una delle grandi regioni chiave sul cui risultato gli osservatori tendono a valutare l’esito complessivo del voto, quasi due cittadini su tre dichiarano di”non sapere bene” se nei prossimi mesi sia prevista o meno una elezione. La situazione è simile in molte altre regioni. In Abruzzo, la maggioranza assoluta ritiene che non ci sarà nessuna consultazione. E lo stesso si rileva per circa il 40% in Puglia e in Calabria. Gli “esterni” alla politica si trovano con maggiore frequenza tra i più anziani e i giovanissimi. E’ ragionevole ritenere che buona parte dei primi finirà , per diversi motivi, con l’astenersi. Ma che una quota significativa di under 25 deciderà a chi dare il voto, al solito, all’ultimo momento o quasi. I partecipi non schierati”. Pur tenendosi al corrente delle vicende politiche (o forse proprio per questo), costoro simpatizzano per forze esterne ai due poli. Sì tratta, ad esempio, dei potenziali votanti per la Mussolini in Lazio. E degli elettori radicali, dei quali tanto si parla in questi giorni, poiché il loro orientamento risulta in alcuni contesti addirittura determinante. Il caso del Piemonte è il più emblematico a riguardo. Tutti i sondaggi mostrano un vantaggio del candidato del centrodestra. Sembrerebbe dunque di trovarsi di fronte ad una delle (poche ma importanti) regioni “certe” per la CdL. Ma quasi il 3% degli elettori piemontesi dichiara oggi l’intenzione di votare per la formazione di Pannella: una percentuale corrispondente grossomodo al risultato ottenuto alle ultime Europee. Perciò che concerne il voto al presidente, una quota di costoro afferma di orientarsi verso uno dei candidati maggiori, ma la maggior parte, il 60%, afferma di non avere ancora deciso. Se dunque il centrosinistra stringesse una alleanza elettorale con i radicali e tutti i votanti attuali per questi ultimi seguissero disciplinatamente le scelte del partito, la Bresso potrebbe battere il suo rivale. E anche nell’ipotesi che solo la porzione di elettori radicali che oggi si dichiara indecisa si adeguasse all’orientamento del partito, la candidata del centrosinistra farebbe registrare un vantaggio a suo favore, seppure esiguo e inferiore al margine di approssimazione statistica.Il Piemonte non rappresenta però un episodio isolato. I radicali sono importanti anche in Puglia ove ottengono oggi l’1,4% (1,7% alle Europee) e ove il vantaggio rilevato nei sondaggi per il candidato di centrodestra Fitto e relativamente esiguo (attorno al 2%), tanto che la situazione appare molto incerta. Ancora, le scelte future dei votanti per Pannella risultano rilevanti in altri contesti quali, ad esempio, Liguria o Calabria. Come hanno sottolineato molti commentatori, se il centrosinistra conquistasse — anche grazie all’eventuale alleanza con i radicali — una regione importante (ad esempio, il Piemonte o la Puglia), l’intero scenario politico italiano subirebbe un mutamento sostanziale. Si tratta, come si è visto, di un’ipotesi relativamente improbabile, ma non impossibile. Vale la pena di ricordare, tuttavia, che tutti i modelli previsivi, compreso quello qui presentato, riescono a tenere conto solo in una certa misura del comportamento degli esterni. Che sono i veri arbitri della situazione e ne costituiscono l’incognita maggiore. Perché non dichiarano oggi le loro intenzioni di voto e sono i più influenzabili da una campagna elettorale efficace.