RADICALI ROMA

Ma per favore, daresti un asilo a un ex pedofilo?

Caro senatore, temo che del mio articolo sulla vicenda D’Elia ti sia sfuggito qualcosa. Siamo d’accordo sul recupero dei detenuti e sulla necessità che il loro passato non sia d’ostacolo al ritorno alla vita piena. Ci mancherebbe altro. La Costituzione in proposito parla chiaro e non saremo noi a calpestare i principi fondanti la Repubblica.

 

 

 

 L’onorevole Sergio, nonostante sia stato un dirigente di Prima Linea, il più efferato gruppo terroristico degli anni Settanta, e condannato a venticinque anni di carcere per concorso in omicidio, oggi è un membro del Parlamento, eletto nelle liste della Rosa nel pugno. Contenti coloro i quali lo hanno posto in condizioni di salire a tanto scranno, lo siamo anche noi. Un po’ meno però.

 

 

 

 D’Elia, dicono, si è riscattato grazie a un comportamento esemplare, battendosi contro la violenza e in particolare contro la pena di morte. A lui si deve la nascita del gruppo “Nessuno tocchi Caino”, benemerita associazione da noi molto apprezzata. Tuttavia aspiriamo a qualche riguardo anche per Abele, che viceversa viene preso a calci nelle terga. Inoltre c’è un particolare difficile da digerire: tra l’esigenza di non toccare Caino e quella di offrirgli un seggio a Montecitorio c’è di mezzo un mare di contraddizioni.

 

 

 

 D’Elia non era un manovale di Prima Linea bensì un dirigente, un teorico degli ammazzamenti e un maestro d’armi. Non fosse stato così non l’avrebbero promosso manager. Un giornalista non diventa caporedattore se non ha mai fatto un titolo; allo stesso modo un terrorista non diventa capoterrorista se non ha mai terrorizzato, sparato, ucciso o comunque ideato un bel crimine da otto in pagella. Non penso che il buon Sergio abbia fatto carriera nella banda criminale perché raccomandato. Fra banditi vige la meritocrazia; ne convieni?

 

 

 

 Va aggiunto che il Nostro ha scontato metà della pena e si è ripulito, trasformandosi da violento e sanguinario in mite agnellino. Bravo. Ma ciò è sufficiente per passare d’acchito dalla lotta armata contro le istituzioni dello Stato alla custodia di esse? Mi sembra un salto eccessivo anche per un Caino ormai mansueto. Transeat. D’Elia non si è limitato a impossessarsi (legittimamente) della cadrega, il che è già abbastanza imbarazzante; si è altresì accaparrato la poltrona di segretario alla presidenza della Camera. E questo è troppo. Almeno da questa carica occorre rimuoverlo in omaggio alla logica (chi si fida di un tipo del genere? Nomineresti direttore di un asilo un ex pedofilo?) e per rispetto alle numerose vittime di Prima Linea, gente assassinata a freddo e senza colpa.

 

 

 

 Mi stupisco che l’opposizione non si mobiliti allo scopo di porre fine allo scandalo. E tu per primo dovresti impegnarti a convincere il tuo amico Sergio a dare le dimissioni dalla segreteria, che non si addice a un ex terrorista per quanto “dissociato”. Non è un problema giuridico, ma politico. Come possiamo sentirci rappresentati degnamente da un uomo che è stato ai vertici di una organizzazione finalizzata a uccidere onde sovvertire l’ordine costituito?

 

 

 

 Andiamo, caro Alfredo. Se non abbiamo il senso del ridicolo cerchiamo almeno di avere il senso della tragedia che ha colpito centinaia di famiglie italiane, private del padre o del fratello o del marito a causa dei vari D’Elia imperversanti in Italia, anni e anni. Mi auguro che tu non sia di quelli capaci di distinguere fra i terroristi animati dal desiderio di salvare l’umanità (i comunisti) e quelli cattivi con la camicia nera (i fascisti). Gli assassini, a prescindere dal loro colore, sono assassini e non gli va affidata la tutela delle istituzioni.

 

 

 

 Coraggio. Mandate via D’Elia dalla segreteria della Camera. Lasciategli l’indennità. Non si sa mai.